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Stalking in rosa, parla la seconda vittima

Stamane, presso la sezione distaccata del Tribunale di Ischia, riprende il processo nei confronti di tre donne, accusate di comportamenti persecutori nei confronti di una giovane coppia foriana. Nella precedente udienza, a fine giugno, venne ascoltata la ragazza vessata dalle tre imputate. La giovane delineò uno scenario costellato da una lunga serie di minacce e offese, che più di una volta hanno anche sfiorato l’aggressione fisica. Un’attitudine quasi quotidiana, tale da togliere ogni serenità alla coppia, al punto che anche solo uscire di casa era diventato un problema. Il condizionamento psicologico indotto dall’asfissiante opera di intimidazione da parte delle tre imputate si manifestava anche sui social network, da facebook a instagram, con minacce e violenza verbale. Stamane toccherà al giovane compagno descrivere i lunghi mesi di calvario subìti, fino a  quando i due si decisero a sporgere denuncia, nel maggio dello scorso anno.

Il rinvio a giudizio per le tre donne scattò sei mesi dopo, «per avere – si legge nel decreto di giudizio immediato – in concorso e in unione tra loro, con condotte reiterate minacciato, pure di morte, e molestato anche telefonicamente, nonché tramite i social network, l’ex compagno di T., A.A. e la sua attuale fidanzata M.M., quest’ultima perseguitata sin sotto casa e il primo sin sul luogo di lavoro […], in modo da cagionare loro un perdurante e grave stato di ansia ingenerando un fondato timore per la loro incolumità e costringendoli a modificare le proprie abitudini di vita, atteso che l’A. limita le sue uscite per il timore di incontrarle e la M. è costretta ad uscire sempre in compagnia e a frequentare luoghi non noti anche alle I.». «Le persone offese – si legge nell’ordinanza del Gip Alfonso Sabella – esponevano che, nell’ottobre 2014, avevano iniziato a intrattenere una relazione sentimentale tra loro, cosa che aveva determinato le ire di T.I., ex fidanzata dell’A., la quale, supportata dalla di lei madre L.I. e dalla zia A.I., aveva iniziato una vera e propria persecuzione nei loro confronti mediante comunicazioni telefoniche o informatiche, utilizzando i social network, con reiterati insulti ed offese personali talvolta profferiti quando la coppia si recava in visita alla nonna dell’A. che abita nei pressi dell’abitazione delle tre indagate».

Una storia che va avanti tra pedinamenti, insulti e minacce, contro cui non bastò il semplice cambio del numero telefonico da parte di una delle presunte vittime. Non mancarono gli “incontri ravvicinati”, come il 27 luglio 2016 quando la coppia si trovava nel traffico sullo scooter, occasione in cui alle minacce si arrivò a sfiorare l’aggressione fisica. E il 17 ottobre  di un anno fa partiva una nuova querela, accompagnata dalla documentazione di numerosi messaggi di insulti e minacce che T.I. aveva postato su Instagram, due video contenenti minacce varie e la registrazione di due telefonate non agevolmente comprensibili che A.A. aveva ricevuto da T.I., fino alla esplicita minacciosa frase postata sul social network Facebook, “a certa gente c’ vuless propri ‘na pallottola ‘mocc”. Sulla base delle testimonianze rese e dalle prove fornite dalla coppia, il 15 novembre scorso il Gip Sabella decise di applicare alle tre donne la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle abitazioni e ai luoghi frequentati dai due giovani fidanzati. Accogliendo la richiesta del pubblico ministero Giuseppina Cimmarotta, venne emesso lo scorso dicembre il decreto di giudizio immediato. Grazie a una deroga, emessa su richiesta di uno dei difensori, l’avvocato Michele Calise, anche le imputate hanno la possibilità di presenziare al prosieguo del dibattimento.

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