«Stato di calamità naturale unica chance, non si riapra alla cieca»

Il monito di Gianluca Trani che spiega le richieste da sottoporre a Governo e Regione e aggiunge: «Senza sarà disastro annunciato, adesso però la politica faccia la sua parte»

«L’ho detto, l’ho ribadito e lo ripeterò fino alla noia: soltanto lo stato di calamità può salvare la nostra isola da un disastro annunciato e diversamente inevitabile. Ed è giunta l’ora che la politica faccia la sua parte». Gianluca Trani, consigliere comunale del gruppo “Per Ischia”, non ha assolutamente dubbi e rimarca una volta di più un concetto che diverse volte ha avuto modo di esprimere negli ultimi giorni anche attraverso i social. Con una proposta che poi, non a caso, è stata avanzata di lì a qualche giorno anche dai vertici di Federalberghi Nazionale. Tra l’altro, l’esponente politico ha anche un valido “polso” della situazione, svolgendo la professione di commercialista. E non ha dubbi sul fatto che l’aria che tira sia di quelle pessime e – soprattutto – che senza un intervento delle alte sfere gli eventi potrebbero prendere una piega devastante con tensioni sociali che sarebbero ben più di una chimera.

Per Ischia si prospetta una stagione drammatica, ci pare ormai evidente.

«Non è il momento di polemiche, ma in premessa non posso non sottolineare, in un momento tanto delicato, l’incomprensibile immobilismo dell’amministrazione comunale. Un silenzio che tra l’altro ha comportato la perdita del ruolo di indirizzo e proposta per l’isola tutta che in passato Ischia ha sempre esercitato. Per questo abbiamo chiesto la convocazione del consiglio comunale, per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità per l’isola, da indirizzare a Regione e Governo (ciascun ente per le proprie competenze). Abbiamo chiesto espressamente che la seduta si svolga in modalità straordinaria, con la partecipazione degli altri quattro consigli comunali e del commissario prefettizio di Lacco Ameno. Ripeto, in questo momento occorrono unità di intenti e massima compattezza per portare a casa il risultato».

Ma quale può essere una possibile ricetta?

«Siamo davanti a una crisi epocale che si affronta in due step: prima è necessario fronteggiare l’emergenza con misure straordinarie, poi a rimorchio dobbiamo iniziare a “pensare” un piano strategico per il rilancio del nostro turismo. Chi ne parla già adesso senza comprendere le esigenze vitali e immediate di imprese e cittadini, vive davvero in un altro pianeta. Ed è, mi sia consentito, evidentemente avulso dall’attuale e drammatica realtà».

Quindi, non ci sono altre strade percorribili?

«La richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale è l’unica strada che può permetterci di tutelare la nostra collettività che sta facendo i conti, e dovrà farlo purtroppo in maniera ancora più cruenta, con una mostruosa perdita di fatturato e di occupazione che registreremo quest’anno. E sia chiaro, senza alcuna distinzione o esclusione».

Ma Gvverno e Regione si faranno carico delle istanze di una località dall’economia “monocorde” come Ischia?

«Ci sono dei dati di fatto oggettivi e inconfutabili che mi fanno propendere perché ciò avvenga. Dobbiamo partire dal presupposto che noi siamo e saremo danneggiati da questa pandemia più di chiunque altro, a causa della nostra insularità e della nostra economia esclusivamente turistica, e certo non possiamo pagarne le conseguenze per colpe non nostre. Abbiamo il dovere morale di “attaccare” senza farci prendere dalla rassegnazione o dallo scoramento, chiedendo allo stato quello che ci spetta di diritto e soprattutto tutelare economicamente tutti i lavoratori, stagionali inclusi, chiudendo questa odiosa parentesi che vede la presenza di “figli e figliastri”».

E poi?

«Bisogna congelare imposte, tasse, contributi e finanziamenti bancari di ogni genere almeno fino alla fine del 2021. E poi ad ogni impresa e partita iva deve essere destinato un equo indennizzo mensile almeno fino al 31 dicembre 2020 per i danni subiti a causa della pandemia oltre ad un indennizzo di riapertura per sostenere i costi necessari ad adeguare l’attività alle nuove prescrizioni sanitarie. Ma, se mi consenti, vorrei lanciare soprattutto un appello ai miei concittadini e a tutti gli isolani».

Prego.

«Non cadiamo nella trappola delle riapertura, senza aver ottenuto le preventive garanzie. Mi spiego: riaprire ad esempio le strutture ricettive senza la presenza di turisti significherà fallire o accumulare ulteriori perdite, con Governo e banche che intanto continueranno a pretendere il pagamento di tasse o rate di mutui e prestiti. Utilizzando il pretesto che si è aperti e dunque la normale attività è ripresa. E’ un tranello, che ogni scelta sia ponderata con estrema attenzione».

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