CRONACA

Stop al diportismo selvaggio, i Comuni “blindano” l’Amp

Riconvocata la conferenza di servizi per approvare il progetto dei campi d’ormeggio nell’area marina protetta Regno di Nettuno: incontro fissato per il 31 marzo

Riprende dopo una lunga pausa la conferenza di servizi decisoria, relativa al progetto definitivo per la realizzazione di campi d’ormeggio all’interno dell’Area marina protetta “Regno di Nettuno”. Il responsabile del procedimento, architetto Francesco Ruggiero, ha convocato le amministrazioni isolane e la Guardia Costiera per una riunione fissata per la mattina di giovedì 31 marzo, tramite piattaforma on line. In tale occasione gli enti dovranno esprimere il proprio parere sul progetto definitivo per il Piano ormeggi nell’area marina protetta. Ai Comuni è stata inviata un’ampia documentazione, sia quella che sarà oggetto della conferenza, sia le determinazioni e le informazioni utili allo scopo.

I campi d’ormeggio, come ci spiegò anche il direttore dell’Area marina protetta Antonino Miccio in una intervista pubblicata su queste colonne qualche mese fa, sono fondamentali per regolamentare meglio il diportismo. Quest’ultimo è un settore del turismo che ha avuto notevole crescita negli ultimi anni, pur con alcune controindicazioni per correggere le quali si sta appunto avviando a compimento la conferenza in questione. Gli stessi sindaci isolani hanno più volte dimostrato di tenere molto all’istituzioni dei campi d’ormeggio, dimostrando piena sintonia con la direzione dell’Amp Regno di Nettuno.

Ieri è scaduto il termine entro cui le amministrazioni potevano richiedere ai sensi della legge 241/90 le integrazioni documentali e i chiarimenti relativi a circostanze non riportate nei documenti già in possesso delle singole amministrazioni o che non erano acquisibili direttamente da altre pubbliche amministrazioni.

L’obiettivo del progetto è la salvaguardia dei fondali marini e in particolare della “posidonia oceanica delile” e dei banchi di corallo rosso, minacciati dalle ancore delle tante imbarcazioni, ormeggiate senza criterio

I lavori della conferenza dovranno concludersi entro l’8 aprile. Le amministrazioni convocate potranno essere rappresentate ciascuna dall’unico soggetto designato che potrà esprimere in modo vincolante la posizione dell’amministrazione stessa su tutte le decisioni di competenza della conferenza, indicando anche eventuali modifiche progettuali necessarie per l’assenso.

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Come alcuni ricorderanno, un anno fa nella riunione del 29 aprile erano emerse della criticità, evidenziate in particolare dalle Capitanerie di Porto coinvolte, che resero necessario approfondire alcuni aspetti. Un mese dopo, il responsabile del procedimento ritenne opportuno sospendere la conferenza e i termini relativi, visto che a causa della situazione epidemiologica e delle previsioni sui contagi era stato deciso un rinvio al 2022. La sospensione della conferenza di servizi a quel punto era obbligata dal momento che la conclusione di un procedimento amministrativo a distanza di oltre un anno dall’eventuale inizio dei lavori non sarebbe stato certo in linea coi princìpi che ispirano la pubblica amministrazione, anche in considerazione di eventuale modifiche normative e diverse esigenze che sarebbero potute intervenire nel frattempo in una materia così delicata.

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Come specificato dal responsabile del procedimento, i lavori della conferenza dovranno concludersi entro l’8 aprile prossimo

Inoltre, da un esame più approfondito della normativa vigente, in considerazione della stagionalità delle opere la cui installazione è inferiore ai centoventi giorni, l’intervento in questione non necessita del parere della Soprintendenza, che comunque ha mostrato importante attenzione alla salvaguardia dei fondali marini e in particolare della “posidonia oceanica delile” e dei banchi di corallo rosso. Proprio la salvaguardia di queste due particolarità dell’ecosistema dell’Amp è l’unico obiettivo dell’intervento, oltre che il motivo per il quale è stato finanziato dal ministero dell’Ambiente, in quanto la posidonia e il corallo sono messi a rischio dalle ancore delle numerose unità nautiche, ormeggiate senza alcun ordine e criterio. Fra l’altro, dopo le modifiche apportate al progetto, non vi sono più aree a tutela archeologica interessate dagli interventi, e quindi non è necessario il parere della soprintendenza.

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