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Stop alle ruspe, il grande “inganno”: a Roma si sono messi di traverso

Il documento firmato da consiglieri regionali e sindaci e indirizzato al premier Mario Draghi difficilmente porterà alla sospensione degli abbattimenti fino al 31 dicembre o al termine dell’emergenza covid. Tutta colpa di una oscena e vergognosa “pantomima”

Ci si muove, eccome, per cercare di porre un freno ad una escalation che rischia di scoppiare nuovamente nel periodo meno opportuno, in un momento in cui la pandemia dilaga e rimanere senza un tetto sulla testa (l’unico, nella quasi totalità dei casi) è ancora più drammatico di quanto non lo sia già di default. Come ribadito anche ieri, in occasione della visita a Ischia degli assessori regionali Felice Casucci e Lucia Fortini, i sindaci e gli avvocati isolani hanno preparato la visita in Regione al governatore Vincenzo De Luca per chiedersi di farsi promotore dell’iniziativa che ha visto firmatari della stessa 48 esponenti del consiglio regionale della Campania ed oltre 120 sindaci. Con lo scopo di riuscire a sospendere gli abbattimenti e dunque l’entrata in azione delle ruspe almeno fino a tutto il prossimo 31 dicembre, in considerazione dell’emergenza sanitaria dettata dal covid-19. Una “missione” sulla quale serpeggia un certo ottimismo, dettato anche dal fato che ad apporre il prezioso autografo sull’appello indirizzato al presidente del Consiglio Mario Draghi siano stati davvero in tanti. Ma attenzione, perché le notizie che arrivano dalla capitale non sembrano promettere nulla di buono, a dimostrazione anche di una certa slegatura della politica. Quello che esponenti dello stesso partito chiedono a Napoli, viene guardato in cagnesco a Roma e allora due sono le cose: o non c’è dialogo e linea unitaria o dobbiamo pensare che certe firme sono state messe solo perché non farlo avrebbe voluto dire attirare su di sé le antipatie di una fetta consistente della cittadinanza campana, e di conseguenza del suo elettorato.

ruspa

Ma che cosa filtra dagli ambienti di palazzo capitolino? E’ molto semplice, siamo alle solite con personaggi e interpreti che non cambiano mai. Pare infatti che a mettersi di traverso dinanzi alla possibilità di ottenere una temporanea sospensione delle demolizioni siano i soliti noti. La proposta non viene assolutamente vista di buon grado da molti esponenti del Pd e anche da una buona parte di rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che non vorrebbero proprio saperne di una nuova frenata rispetto alla necessità di radere al suolo gli abusi edilizi, a prescindere dalla loro “conformazione”. E’ chiaro che saremmo davanti all’ennesimo atto ipocrita dei piddini, che da una parte fingono di avere a cuore le sorti delle vittime di imminenti demolizioni e dall’altra non si sognano nemmeno di venire loro incontro mostrandosi intransigenti. E vorremmo tanto che anche autorevoli esponenti di questo partito anche di casa nostra una volta per tutte dicessero come la pensano su questo tema, chiudendo così una “pantomima” che non esitiamo a definire oscena, vergognosa e pure un’offesa all’intelligenza.

A Napoli la politica si schiera a favore di chi rischia di vedere andar giù la propria unica abitazione, poi però sono proprio parlamentari del Pd e di parte del Movimento 5 Stelle ad opporsi allo stop alle ruspe: un “muro” che rischia di diventare una vera e propria mannaia per centinaia di isolani

Che il vento non sia dei più propizi è una “voce” arrivata anche all’orecchio, tanto per fare un nome, di Raffaele Cardamuro, responsabile casa di Forza Italia e presidente dell’associazione “Io Abito”. Non è un caso che proprio le associazioni presenti in terraferma stiano studiando un piano B cercando di coinvolgere nelle pressanti richieste di sospendere gli abbattimenti anche la Chiesa, che magari non avrà più l’influenza di una volta ma che rappresenta pur sempre un potere la cui voce viene sempre tenuta in debita considerazione in ambito istituzionale.

Intanto dalla terraferma associazioni e comitati, fiutata l’aria poco rassicurante che arriva dalla capitale, provano a cercare nuovi testimonial nella Chiesa: diversi i prelati più o meno noti ai quali è stato o sarà chiesto di provare a intercedere con il governo

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Da qui l’intenzione di chiedere un nuovo intervento, per quanto riguarda la nostra isola, dell’amministratore apostolico della Diocesi Pietro Lagnese, attualmente vescovo di Caserta, ma in terraferma a quanto ci risulta sono stati avviati una serie di contatti anche con don Luigi Merola e con una serie di prelati più o meno “illustri”. E’ davvero l’ultima carta che ci si gioca, ottenere un nuovo differimento è fondamentale per poter avere il tempo tecnico per convincere il governatore Vincenzo De Luca a sottoscrivere questo benedetto protocollo sulla gradualità delle demolizioni con la Procura della Repubblica. Che, quantomeno, metterebbe in coda alla lista delle demolizioni gli abusi di necessità, insomma le abitazioni dove risiedono soggetti che non dispongono di un altro tetto sulla testa.

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Intanto si avvicina il giorno della verità per l’abitazione di proprietà di Domenico De Siano. Giovedì 25 il tampone sulla signora Filomena Buono, in caso di esito negativo l’abbattimento potrebbe avere inizio la prossima settimana: ecco perché anche i sindaci devono muoversi nel correre dal governatore De Luca

Intanto cresce l’ansia per la sorte dell’abitazione di Domenico De Siano, ubicata a Forio in via Calosirto 61. Si avvicina la data fatidica del 25 marzo, quando i sanitari dell’ASL sottoporranno al secondo tampone la signora Filomena Buono, tuttora a letto in casa con influenza e sintomi tipici del covid-19. Dopo il test di giovedì, l’esito dovrebbe arrivare il giorno dopo e dunque – dopo il presumibile stop del fine settimana – c’è il rischio che le ruspe entrino in azione all’inizio della prossima.

Intanto ieri l’avvocato Maria Grazia Di Scala si è recata personalmente presso la Corte d’Appello, dove alla II Sezione è stata presentata un’istanza di sospensione correlata anche da nuovi elementi. Ma fin qui non è arrivata alcuna risposta e questo non lascia intravedere spiragli positivi. Non volendo fare affidamento su Roma, è chiaro che le chances di prendere tempo ed evitare il peggio appaiono davvero ridotte al lumicino.

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