Strisce blu a Ischia, archiviato il procedimento contro Giosi & co.

Di Francesco Ferrandino
NAPOLI. Il Giudice per le indagini preliminari Alessandra Ferrigno ha definitivamente archiviato il procedimento riguardante il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, l’allora suo vice Luigi Boccanfuso, i componenti della Giunta Giosué Mazzella, Carmine Barile, Sandro Iannotta, e il comandante dei vigili urbani dell’epoca, Elio D’Amato.
L’origine della vicenda risale infatti al 2013, quando in seguito a un esposto la Guardia di Finanza cominciò a indagare sulle modalità con cui l’amministrazione ischitana aveva condotto le trattative con una società a cui fu assegnata la gestione delle aree di parcheggio a pagamento e i relativi parchimetri, le apparecchiature che erogano i ticket dietro corresponsione dell’importo stabilito. Per il Gip, quindi, non sussiste alcun concorso in abuso d’ufficio. Una storia che si è trascinata per oltre due anni e mezzo, a partire dalla delibera di giunta dell’aprile 2013, e una successiva determina della Polizia municipale.
Agli indagati veniva contestato l’affidamento diretto del servizio alla Sis (società che anche a Forio per lungo tempo ha gestito i parcheggi a pagamento), ma anche una presunta carenza di controllo in fase di incasso dei proventi, che avrebbe causato rilevanti danni alle casse comunali. La vicenda, come alcun ricorderanno, acquistò rilevanza mediatica oltre che politica, anche grazie alle numerose interrogazioni che il consigliere comunale avv. Carmine Bernardo rivolse contro la maggioranza in carica, accusata di aver aumentato in modo esagerato le tariffe di parcheggio ma di aver ottenuto al contempo un incremento relativamente modesto degli incassi, che secondo la minoranza consiliare avrebbero dovuto essere molto più cospicui rispetto a ciò che effettivamente fu riscontrato dall’erario.
Altro punto controverso era l’effettiva autorizzazione allo svuotamento dei parchimetri, che erano stati noleggiati al Comune. Tuttavia, dopo l’analisi dei risultati delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza, già un anno fa il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, non ravvisando gli estremi per rinviare a giudizio i sei indagati. La successiva opposizione all’archiviazione proposta dal consigliere Bernardo prolungò l’iter, e venne discussa lo scorso 22 febbraio in camera di consiglio, dove il Gip Ferrigno convocò le parti per valutare in via definitiva se disporre ulteriori indagine o mettere la parola fine alla vicenda.
Le argomentazioni contenute nell’atto d’opposizione non sono state sufficienti a modificare la decisione del magistrato, che ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero “fondata – si legge nella relativa ordinanza – su argomentazioni aderenti al compendio probatorio acquisito”. Secondo il Gip, l’illegittimità delle delibere della Giunta municipale di Ischia e dunque il profilo d’incompetenza all’emanazione di tali delibere, evidenziato nell’informativa della Polizia Giudiziaria in fase d’indagine, “non è in sé idonea alla configurazione e alla prova del reato in esame”, dal momento che mancano ulteriori elementi che confermino il reato di abuso d’ufficio sotto il profilo oggettivo e soggettivo. Un reato che, si legge nel provvedimento, per dirsi consumato necessita sia dell’ingiusta condotta (violazione di legge o di regolamento) sia dall’altrettanto ingiusto vantaggio patrimoniale. Richiamandosi alla più recente giurisprudenza, il magistrato ha affermato che tale vantaggio per qualificarsi ingiusto deve essere conseguito esplicitamente in violazione di legge.
Anche per quanto riguarda il profilo soggettivo del reato, la prova del dolo intenzionale deve essere ricavata da elementi ulteriori rispetto a quelli emersi dall’indagine, ma che di fatto non sono stati riscontrati: “L’aspetto d’illegittimità segnalato dalla polizia giudiziaria – continua il provvedimento – concerne il profilo dell’incompetenza delle delibere, ma non offre in concreto ulteriori elementi che, supportando quei profili sospetti e sintomatici riferiti nella denunzia, siano idonei a sostenere in giudizio l’accusa”, in questo accogliendo pienamente le argomentazioni contenute nelle memorie e nei documenti prodotti dai legali di fiducia dei sei indagati, gli avvocati Bruno Molinaro e Genny Tortora.
