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Subacquea e archeologia, la nuova frontiera del turismo sostenibile che incanta la stampa straniera

Gianluca Castagna | Ischia«L’interesse è diventato presto passione. Faremo di tutto per diffondere la conoscenza di questi tesori e raccontarli al mondo» Nelle parole, entusiaste, di Carmen del Vando Blanco, Associazione Stampa Estera in Italia, tutto il successo di “Un mare di cultura”, press tour nelle Aree marine protette della Campania per la promozione del turismo subacqueo e archeologico. Un turismo sostenibile, ecocompatibile, che concilia la tutela dell’ambiente marino con la fruizione di siti meravigliosi ma non sempre conosciuti perché sommersi. Dal porto romano di Santa Maria di Castellabate alle ville marittime e alla biodiversità di Punta Campanella e della penisola sorrentina, dai resti archeologici di Baia e Gaiola al porto romano di Aenaria, nella baia di Cartaromana.
Un viaggio di 5 giorni attraverso le aree marine protette della nostra Regione per condurre la stampa specializzata, italiana e internazionale, alla scoperta del meraviglioso mondo sommerso. Immersioni, visite sui fondali, decine di diving coinvolti in un’autentica sfida per rilanciare un settore in crescita ma ancora fortemente sottovalutato.
L’iniziativa, voluta dalla Regione Campania, si è conclusa venerdì mattina con una conferenza finale al Castello Aragonese dove sono intervenuti, tra gli altri, l’Ammiraglio Arturo Faraone, rappresentante legale dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”; Antonino Miccio, Direttore AMP Punta Campanella e AMP Regno di Nettuno; Luigi Raia: Direttore Agenzia regionale per la promozione del Turismo della Regione Campania; Antonio Nicoletti: Responsabile per le AMP di Legambiente; il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino e il sindaco di Procida Dino Ambrosino.

Un momento per fare il punto della situazione su una forma sostenibile di turismo e verificare lo stato di salute dell’AMP “Regno di Nettuno” dopo le innumerevoli traversie che ne hanno reso il cammino accidentato e faticoso. «Esiste uno straordinario patrimonio culturale e uno dei più grandi patrimoni di biodiversità e paesaggi d’Europa, che però è sommerso nel mare della Campania» ha spiegato Antonino Miccio. «Lo scopo dell’iniziativa è quello di portare alla superficie le meraviglie archeologiche e biologiche delle nostre coste e incrementare, attraverso i canali comunicativi della stampa specializzata, i flussi di turismo sostenibile verso i nostri territori.”
Le particolari caratteristiche del turismo subacqueo lo rendono un fenomeno presente soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale, che beneficiano di una maggiore ricchezza di beni archeologici sommersi e presentano anche forme più consolidate di turismo subacqueo. Si tratta quindi di un tipo di turismo che viene essenzialmente a incidere in aree, come la Sicilia o la Campania, che vantano un’esperienza storica nel turismo di massa, anche culturale, ma che già cominciano a subirne gli effetti negativi, aggravati da politiche locali poco efficienti, se non addirittura colpevolmente inefficienti. Un settore, dunque, in grado di incidere positivamente sulla realtà del territorio, la cultura locale e le relative politiche poiché favorisce la salvaguardia dell’ambiente, fattura miliardi a livello mondiale, contribuisce al sostegno delle comunità, e questo malgrado le sue potenzialità, almeno a certe latitudini, restino inespresse o non riconosciute abbastanza.
Il risultato è che i sistemi turistici subacquei raramente funzionano come dovrebbero e il settore subacqueo, con tutti i soggetti interessati, ne pagano le conseguenze. Insomma, c’è ancora molto da fare per far conoscere meglio a turisti e residenti i benefici e il ruolo dell’industria turistica subacquea e archeologica. Un settore che, tra le altre cose, ha le potenzialità sconfinate per educare il grande pubblico e le nuove generazioni alle questioni ambientali.

«Il nostro mare va tutelato e valorizzato nel migliore modo possibile» ha dichiarato il sindaco Enzo Ferrandino. «Abbiamo flora e fauna particolari, tratti del mondo sommerso caratterizzati da fenomeni, quali l’acidificazione, oggetto di studi internazionali, uno scrigno archeologico come la città sommersa di Aenaria che sta emergendo grazie al lavoro straordinario della dott.ssa archeologa Alessandra Benini, di Giulio Lauro e della Marina di Sant’Anna. Tesori di cultura e storia che confermano la forte vocazione dell’isola d’Ischia come crocevia commerciale e culturale al centro della geografia del Mediterraneo». «Turismo ed eco-sostenibilità – ha concluso Ferrandino – devono andare insieme. E’ necessario promuovere le nostre caratteristiche all’esterno perchè rappresentano una marcia in più rispetto ad altri contesti. E’ il turismo che amiamo, quello che valorizza e non consuma il territorio».
All’incontro per la tappa finale di “Un mare di cultura” anche il dott. Luigi Raia, da fine settembre nuovo direttore generale dell’Agenzia per il Turismo in Campania. «La mia prima uscita pubblica – ha esordito – ho voluto farla proprio qui a Ischia. Perché si possa dimenticare la frattura del 21 agosto scorso e continuare a pensare all’isola verde come a uno dei più grandi attrattori turistici mondiali. La locomotiva di questa regione unica al mondo che è la Campania. Ischia resta tra le priorità della Regione. Ai media, l’appello a promuovere le bellezze del territorio; ai rappresentanti locali un invito all’unità. La sinergia istituzionale è indubbia, l’Agenzia lavorerà per potenziare tutti i capisaldi, Regno di Nettuno in primis, di un’offerta turistica unica al mondo».

Area marina individuata su un confine importantissimo, dove la zona nord del Mediterraneo incontra quella del sud, il Regno di Nettuno è uno degli ambienti turisticamente più affascinanti dei nostri mari. Ischia e Procida sono ricchi di scenari mozzafiato, dove storia, cultura e si fondono e integrano con la bellezza di una natura ad altissima biodiversità. Tutta a portata di mano (e di maschera) facendo spostamenti brevi, anche in una sola giornata. Grotte, praterie di posidonia, secche sabbiose, alghe, madrepore e coralli. Totani e stelle marine, specie aliene e colonie di cetacei che vivono, si nutrono e si riproducono nel Canyon di Cuma. Immersioni a diverso grado di impegno tecnico con l’ausilio dei tanti professionisti del Diving: dalla parete del corallo nero della Torre di Sant’Angelo alle grotte sottomarine della secca delle Formiche.

Un bilancio di gestione che si conferma positivo anche nelle parole dell’Ammiraglio Arturo Faraone, rappresentante legale dell’Amp Regno di Nettuno. «Possiamo affermare che l’attività posta in essere da parte della Capitaneria di porto di Napoli in questi due anni e mezzo di gestione dell’AMP sta dando i suoi frutti, grazie anche alla sinergia istituzionale instaurata con l’AMP di Punta Campanella e all’ausilio del dott. Miccio per quanto attiene agli aspetti contabili/gestionali e con la Stazione zoologica Anton Dorhn per il supporto tecnico scientifico. Abbiamo fatto tanto anche dal punto di visto amministrativo rilasciando centinaia di utilizzazioni, incassando cifre considerevoli ma soprattutto sforzandoci di contemperare le esigenze dell’economia marittima ischitana con la necessità di tutela ambientale. 500 miglia percorse, 50 missioni portate a termine, controlli a unità navali. La vigilanza è stata costante e diuturna, quindi, anche da un punto di vista della gestione operativa, abbiamo raggiunto risultanti di eccellenza. Le Aree marine protette sono aree di straordinario valore naturalistico che vanno preservate anche per le generazioni future».
«Ogni categoria che opera in mare – continua Faraone – deve avere rispetto per l’ambiente marino. Non credo ci siano criticità emergenti da parte dei pescatori professionali. In genere, le ordinanze e i divieti vengono rispettati. In caso contrario, interveniamo».
La percezione della comunità costiera resta tuttavia problematica. Limite od opportunità?
«E’ una questione che riguarda un po’ tutte le Amp del territorio nazionale, spesso percepite in maniera sbagliata» ammette Faraone. «Il sistema delle regole che limitano la fruizione delle bellezze naturali non va visto come un peso, o un limite alla libertà individuale o alla possibilità di esercitare attività economiche redditizie. Al contrario, tali regole, se ben applicate e rispettate, salvaguardano le risorse più preziose del territorio e, anzi, ne esaltano e moltiplicano la redditività. In più, ritengo importante sottolineare che l’Area Marina Protetta è un istituto capace di attrarre fondi nazionali ed europei nel campo della ricerca scientifica. Ciò consente di approfondire la conoscenza delle bellezze e delle risorse naturali per una loro più ampia tutela e valorizzazione. Insomma, la possibilità di attirare ed incrementare la ricerca scientifica costituisce senza dubbio un’opportunità enorme. Forse non tutte le potenzialità del turismo subacqueo e archeologiche sono state completamente espresse, ma una normativa completa del diving e del turismo subacqueo aiuterà a fare chiarezza e a rilanciare questa forma sostenibile di turismo».

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Lo sguardo di chi sorveglia i nostri mari e le nostre coste non piò che volgere anche ai porti. Quello di Napoli e quelli isolani. «Adesso, con l’istituzione delle Autorità di Sistema Portuale c’è una visione organica e onnicomprensiva della portualità. Sono fiducioso che il porto di Napoli, come quelli dell’intera Regione, possano crescere e riprendere quel ruolo che gli compete per storia e tradizione. Il rafforzamento infrastrutturale, inevitabile per i nostri porti, passerà anche per l’approfondimento dei fondali».

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