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Sul decreto è braccio di ferro infinito, domani i sindaci di nuovo a Roma

ISCHIA. La questione è delicata e complessa, maledettamente complessa. Non certo molto più di quanto fosse lecito immaginare, perché che un problema ci fosse era chiaro a tutti, così come che prima o poi sarebbe venuto inevitabilmente a galla. Ma la stesura del cosiddetto “Decreto Ischia”, che dovrebbe essere sottoposto all’attenzione del governo dal presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte si sta rivelando una faccenda decisamente complicata, al punto da sembrare in alcuni momenti quasi una montagna impossibile da scalare. Prima di scendere nei dettagli ci soffermiamo su un solo aspetto: dopo la videoconferenza di circa quattro ore di giovedì scorso dal municipio di Lacco Ameno ed il faccia a faccia di nove ore all’interno del dipartimento romano della Protezione Civile (la delegazione casamicciolese e lacchese composta da politici e tecnici è tornata ad Ischia in nottata giusto perché l’ultimo traghetto ha levato gli ormeggi in ritardo), la notizia non è soltanto che non è stata trovata la quadratura del cerchio, ma che addirittura domani mattina, lunedì 10 settembre, i sindaci Giovan Battista Castagna e Giacomo Pascale con il rispettivo seguito si recheranno nuovamente nella capitale. Per quella che promette di essere a tutti gli effetti una nuova riunione fiume. A questo punto, verosimilmente risolutiva, visto quanto dichiarato dal commissario per la ricostruzione Carlo Schilardi a Il Golfo e che leggete in altra parte del giornale. Insomma, non bisogna essere particolarmente acuti per capire che – al netto delle dichiarazioni diplomatiche o di circostanza che arrivano dalle parti in causa (ma questo fa comprensibilmente parte del gioco) – davvero le posizioni sono lontane anni luce. Ma il tempo stringe, il premier Conte ha promesso che in settimana il decreto sarebbe stato portato all’attenzione di chi di competenza e quindi in un modo o nell’altro bisogna chiudere la partita.

Già, ma come? Bene, non date retta a chi sostiene che i problemi sono altri. Per carità, ce ne sono eccome ma prima ancora che la microzonazione, il ristoro delle somme Tari ed Imu non incassate a causa del terremoto (con un Comune in predissesto e l’altro in dissesto potrebbe essere una mancata iniezione di cash a dir poco letale) e tutta un’altra serie di questioni che nessuno si sogna di voler sottovalutare, il nocciolo della questione rimane legato alla ricostruzione degli immobili per i quali è stata presentata domanda di condono ma che risultano sprovvisti di concessione edilizia in sanatoria. Ebbene, la notizia che ci è arrivata nella mattinata di ieri è di quelle particolarmente significative. Le amministrazioni di Casamicciola e Lacco Ameno, vista la fase di stallo in cui ci si trova, avrebbero deciso di rompere gli indugi decidendo di inserire nel decreto la richiesta di deroga per tutte le abitazioni o comunque le strutture che hanno richiesto il predetto condono. E lo stesso discorso vale anche per la terza sanatoria, quella del 2003, sulla quale però è opportuna una precisazione che faremo tra poco. Una sorta di fuga in avanti che vuole rappresentare il classico “gioco d’azzardo”: difficile che una proposta del genere possa poi ricevere il nulla osta di Camera e Senato ma se evidentemente i primi cittadini hanno deciso di provarci vuol dire che il tentativo andava fatto e che all’orizzonte non è che si intravedano chissà quali forieri sviluppi.

E poi, dicevamo, ci sono altri particolari interessanti. Nella proposta di decreto si vuole inserire anche il terzo condono coinvolgendo a quanto sembra anche la Regione Campania tutta e non certo soltanto l’isola d’Ischia o le aree colpite dal sisma. Tra gli addetti ai lavori si fa largo un sospetto a dir poco inquietante: secondo alcuni voci di dentro, infatti, seguire questa strada avrebbe anche l’avallo dell’attuale classe di governo di Palazzo Santa Lucia (anche se questo andrebbe a confliggere con le dichiarazioni del governatore Vincenzo De Luca che proprio da Ischia, giovedì scorso, aveva tuonato che “non esistono abusi di necessità”, commettendo peraltro a nostro avviso un clamoroso autogol, non fosse altro per essere entrato a gamba tesa su una questione che in questo caso nemmeno gli competeva) e proviamo a spiegare perché: di certo arriverebbe il “no” secco e categorico da parte del governo e questo potrebbe mettere in condizione l’attuale maggioranza di scagliarsi contro il governo composto da grillini e leghisti, che finirebbero così idealmente sul banco degli imputati. Fosse vera una cosa del genere, si tratterebbe praticamente di utilizzare il terremoto che ha devastato Casamicciola e Lacco Ameno per strumentalizzazioni politiche. Si tratterebbe di una categorica schifezza, senza “se” e senza “ma”. Per tutto il resto, vi rimandiamo a domani. Quando inizia un nuovo viaggio della speranza verso la città eterna. Già, eterna, come speriamo non si riveli l’attesa per un decreto. Che, però, deve assolutamente tenere in considerazione le istanze delle comunità isolane. Altrimenti, da ancora di salvezza, potrebbe assumere le sembianze di una “mannaia”. Sì, sono proprio giornate difficili.

Gaetano Ferrandino

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