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Fumata nera dalla Camera, “retrocesso” il ddl Falanga

Fumata nera da Montecitorio. Il ddl Falanga, la legge che introduce criteri di priorità nell’esecuzione degli abbattimenti degli immobili abusivi, è stata nuovamente rinviata all’esame in commissione, e ora i tempi stringono. Sarà difficile che il disegno di legge venga approvato entro la fine ormai prossima della legislatura. Non è del tutto agevole individuare le ragioni che hanno indotto la maggioranza dei deputati a fare marcia indietro su un provvedimento che era stato approvato due volte da entrambi i rami del Parlamento. Probabilmente la maggioranza ha avuto paura di dare il definitivo via libera a un provvedimento che da alcuni viene ancora visto come un condono mascherato, temendo così di lanciare un’immagine equivoca proprio alla vigilia della campagna elettorale. Eppure resta comunque evidente l’ambiguità del comportamento tenuto in aula di fronte a un testo che era già stato più volte esaminato e approvato.

Il primo ad esprimere il suo dissenso è stato l’onorevole Marco Di Lello, del Partito Democratico, che si è detto è contrario al testo, chiedendone il ritorno in commissione: «Siamo contro il consumo del suolo, non dobbiamo dare segnali sbagliati», ha dichiarato in aula l’esponente democratico, proponendo di votare il rinvio del provvedimento in commissione. Il motivo “tecnico” per cui andava rivotato il testo riguarda una banale modifica  riguardante la copertura finanziaria, da imputare al 2017 anziché al 2016, come era scritto nel testo originale. L’esiguità della copertura finanziaria, altro motivo addotto da alcuni parlamentari per rinviare il testo in commissione, non è stata tuttavia oggetto di alcuna proposta emendativa in sede referente, facendo apparire lo stop e la conseguente “retrocessione” della legge quantomeno immotivati. Fra l’altro, anche la Commissione affari costituzionali della Camera aveva dato parere favorevole sul punto specifico, e così anche le altre Commissioni.

La risposta è arrivata dall’onorevole Carlo Sarro, Forza Italia, uno dei più decisi sostenitori del disegno di legge ispirato da Ciro Falanga: «Questo provvedimento giunge in aula in quarta lettura – ha dichiarato Sarro – dopo ben quattro anni di elaborazione legislativa del Parlamento tra Camera e Senato. Sul contenuto si è già formata la cosiddetta “doppia conforme”, mentre oggi sentiamo Di Lello dire che vuole il ritorno al Commissione, che di fatto significa voler affossare la legge. È un comportamento di matrice ideologica, che andrà spiegato ai sindaci, molti dei quali anche appartenenti al PD, che da tempo chiedono l’approvazione del provvedimento.  A Casal di Principe il sindaco Pd parla di ipocrisia della sinistra, visto che dovrebbe abbattere quasi settemila immobili. A Castel Volturno, secondo la Procura sarebbero necessari 90mila euro per abbattere un unico immobile, mentre altri affermano che la spesa salirebbe fino  a un milione di euro per ciascun fabbricato. Il ddl Falanga fissa invece delle risorse e dei criteri obiettivi. La maggioranza preferisce forse il caos e la confusione? Noi saremo impegnati a chiarire a spiegare sui territori come si è arrivati a questo dietrofront».

L’onorevole Paolo Russo, anch’egli esponente forzista, ha toccato sul vivo le contraddizioni di questa retromarcia: « Anche la senatrice del Partito Democratico Rosaria Capacchione ha caldeggiato questo provvedimento, e lei non è certo sospettabile di connivenza con la malavita e con gli speculatori edilizi. Questa è una legge equa: dimostra che il più ricco non può evitare l’applicazione della legge. Il testo è sempre lo stesso già approvato quattro volte, e non è giusto farlo tornare in commissione. Si è solo adeguato il finanziamento relativo. Non è un condono, ma solo un indice di priorità per evitare che la roulette russa degli abbattimenti penalizzi chi non ha altre soluzioni abitative, ed evitare che avvantaggi i ricchi, i protetti, i potenti. Si demoliscano prima le case della camorra, poi quelle della povera gente. Parliamo di immobili di cittadini a cui è stato impedito di accedere agli strumenti di sanatoria che tutti gli altri italiani hanno potuto utilizzare, a causa di una norma regionale poi dichiarata incostituzionale che di fatto ha escluso la Campania dal condono 2003. Dobbiamo impedire il sopruso di una giustizia che appare forte coi deboli e debole coi potenti. Basta con le chiacchiere e l’ipocrisia. Adesso è il momento della verità».

Di segno opposto l’intervento di Mario Catania (Democrazia solidale – centro democratico): «L’abusivismo è vivo e vegeto. Dobbiamo rivedere il testo in commissione per individuare une corretta strategia difensiva contro l’abusivismo edilizio». L’onorevole Marcello Taglialatela, esponente di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, ha centrato uno dei punti focali della proposta di legge e del dibattito sorto in questi mesi: «Il Ddl Falanga nasce dal “Protocollo Siracusa”, firmato dalla Procura Generale della città siciliana. Quindi non è certo un provvedimento eversivo, né un condono. Se l’ipocrisia può essere nascosta, per le bugie è sufficiente informarsi. Si tratta dunque di un meccanismo di priorità per evitare ingiustizie sostanziali.  Sono gli speculatori a potersi difendere e a mantenere in piede i loro enormi abusi, mentre la povera gente no».

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Antonio Marotta, del Nuovo Centro Destra, si è detto stupito dalla proposta lanciata in aula: «Non capisco la proposta del rinvio in Commissione. Non ci sono ragioni per il rinvio per un provvedimento che è nato con l’accordo di tutti al Senato ed è già stato approvato alla Camera con un’ampia maggioranza. Questo non è un condono, ma chi parla di condoni vuole confondere l’opinione pubblica, che da parte sua non si farà ingannare. Si tratta di un sistema già adottato da diverse Procure. Non è colpa dei cittadini se lo Stato e i Comuni non hanno la capacità economica di procedere a decine di migliaia di abbattimenti. Non possiamo penalizzare proprio coloro che hanno un semplice tetto sulla testa, solo perché è più facile da abbattere, mentre i grossi abusi, quelli enormi, vengono risparmiati perché non ci sono risorse per abbatterli. Semplicemente, con la legge Falanga viene differito nel tempo l’abbattimento di chi non ha altre soluzioni abitative e si è costruito un tetto. Resta dunque incomprensibile la richiesta di rientro in Commissione».

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La sinistra ha parlato tramite l’onorevole Serena Pellegrino:«Chiederemo il ritorno in commissione perché non vogliamo un condono mascherato. Qualcuno avrà fatto false promesse a chi ha costruito in maniera difforme dai piani regolatori. Con questa legge, si vuole istituire un fondo di rotazione con denaro dei cittadini, mentre chi ha commesso un abuso deve abbatterlo coi propri soldi. L’immediata conseguenza di questa legge è che verranno abbattute solo le costruzioni per cui ci sono le risorse, ma il fondo è esiguo, e quindi di fatto sospende le demolizioni: è dunque un condono sostanziale, che crea cittadini di serie A e di serie B. Non esiste “abuso di necessità”. Ci sono inoltre diverse criticità nel testo, col mantenimento del doppio regime per la repressione dei reati urbanistici». Ignazio Abrignani, esponente di Ala, ha definito “pretestuosa” la richiesta di rinvio in commissione: «Per oltre quattro anni abbiamo esaminato e riscritto questa legge, anche in accordo con il Governo. Quindi oggi dovremmo solo parlare in merito alla copertura di bilancio, ma paradossalmente per quest’ultimo punto sembra oggi che l’intero provvedimento debba tornare in commissione per essere ripensato integralmente. Questa legge eviterebbe le situazioni interlocutorie, che lasciano in piedi tutte le case abusive, esposte anche a pericoli idrogeologici».

L’onorevole Luisa Bossa, di Mdp, ha articolato un ragionamento per la verità non troppo lineare: «La legge Falanga blocca le demolizioni, quasi che si fosse in attesa di un nuovo condono. L’ordine di priorità da essa prevista mette all’ultimo posto le case abusive abitate, privilegiando l’abbattimento di quelle ancora in costruzione. Noi siamo contro il consumo di suolo, non possiamo approvarla». È stato l’ultimo intervento: il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, ha messo ai voti la proposta di rinvio del disegno di legge, che è stata approvata dall’aula con quasi duecentocinquanta voti di differenza. Durante i lavori la seduta è stata sospesa per le rumorose contestazioni arrivate da alcuni attivisti campani facenti parte dei comitati regionali in difesa del diritto alla casa, che hanno sonoramente contestato le richieste di rinvio  lanciate dai parlamentari contrari all’approvazione della legge. Giachetti ha sospeso i lavori disponendo l’allontanamento dall’aula dei contestatori.

E adesso? Non è detto che la “retrocessione” in Commissione collochi la legge Falanga su un binario morto, come pure aveva ipotizzato l’avvocato Molinaro alcuni giorni fa, ma di sicuro le cose si fanno ora molto più difficili. Negli ambienti parlamentari molti si sono detti pessimisti, a voler essere eufemistici, sull’eventualità che la maggioranza approvi un provvedimento come il ddl del senatore campano nella fase finale della legislatura. Più che dai tempi, comunque ristretti, tutto dipenderà dunque una volta di più dalla volontà politica. O dalla mancanza della stessa.

Francesco Ferrandino

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