Suore indagate, il legale: «Carcere fuori da ogni logica, serviva più prudenza»
A Il Golfo parla in esclusiva l’avvocato Giorgio Varano, difensore delle quattro consorelle dell’istituto casamicciolese raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e tre divieti di dimora. Non mancano gli spunti interessanti accompagnati da considerazioni eloquenti
Siamo davanti a una vicenda particolarmente complessa e delicata e che ha avuto un notevole riscontro mediatico. Fatto inevitabile, in fondo il cocktail tra suore e bambini non poteva che sortire questo effetto. Lei che idea ha maturato?
«Si è verificato un episodio. Certamente non piacevole, inutile negarselo, ma la vicenda va comunque ricondotta nell’alveo del singolo caso. E’ stato un momento di forte stress ed esasperazione, Suor Georgette era addetta a prendersi cura di questi bambini ed uno di loro continuamente le toglieva il velo. La reazione è frutto dell’esasperazione di cui le ho appena detto. Relativamente all’interesse giornalistico, posso comprenderlo facilmente, dal momento che la storia si presta sotto tutti i punti di vista: sono coinvolti bambini, delle suore, ma mi piacerebbe sottolineare un paio di aspetti».
Prego.
«L’Istituto Santa Maria della Provvidenza ha una storia di decenni alle spalle e Suor Georgette sono diciotto anni che vi lavora. Il curriculum di Suor Edda poi si perde ancor più a ritroso nel tempo: parliamo di un centro che non accoglie soltanto bambini privatamente (per quanto a un costo irrisorio) ma funge anche da centro di accoglienza per bambini inviati dal Tribunale in caso di sospensione della potestà genitoriale o che comunque provengono da situazioni particolari. Un’opera e un’attività assolutamente meritoria e che va avanti da tempo, tutto questo non può finire in secondo piano o addirittura nel dimenticatoio».
Ha letto gli atti con attenzione, ovviamente. Come giudica le misure cautelare applicate, ossia una custodia cautelare in carcere e tre divieti di dimora sul territorio regionale?
«Sono provvedimenti straordinariamente eccessivi, la custodia cautelare in carcere poi è un qualcosa di assolutamente fuori da ogni logica anche se va sottolineato che già nella sua ordinanza il gip scrive tra le righe di applicare questa misura perché la suora non hanno una dimora e dunque diventa impossibile applicare il beneficio dei domiciliari perché continuerebbe a dimorare nell’istituto con il rischio di reiterazione del reato. E quindi si è optato per il carcere nell’attesa che magari venga fornito un luogo idoneo per rendere meno afflittivo il provvedimento. Per quanto riguarda le altre tre, si sarà ragionato anche sul pericolo di inquinamento delle prove e dunque si è optato per l’allontanamento dall’istituto e da qui il divieto di dimora. Credo sia un provvedimento eccessivo per due ragioni: la prima è che siamo davanti a una vicenda che merita un opportuno approfondimento anche perché non bisogna dimenticare che – pur trovandoci ancora in una fase cautelare – siamo davanti a un singolo episodio di reazione esasperata. Per il resto parliamo di fatti nemmeno contestualizzati, insomma capirà che la perplessità non può non essere concessa».
Mi sembra di intuire che per quanto riguarda Suor Edda e le altre due consorelle gravate dal divieto di dimora in Campania si potrebbe essere forzata un po’ la mano. E’ soltanto un’impressione la mia?
«No, non è assolutamente un’impressione, tutt’altro. Anche perché c’è un altro dato: ribadisco, mi rendo conto che siamo in una fase cautelare e che ci sono anche aspetti di segretezza legati alle indagini, ma io non dico che andassero magari sentite a priori le suore coinvolte ma la verità è che in questa fase non è stato ascoltato proprio nessun altro che lavora nella struttura. Di fatto sono state raccolte soltanto le dichiarazioni di un paio di bambini, ritengo che la delicatezza della vicenda imponesse una maggiore prudenza anche in questa fase prima di agire in un modo così repentino. Raccomando la massima prudenza, non solo perché sono coinvolti dei bambini ma anche perché parliamo di una struttura che svolge una rilevante funzione sociale per tutti i motivi che ho precedentemente esposto».
Dal punto di vista dell’evoluzione giudiziaria della vicenda, posso chiederle cosa si aspetta a breve e media scadenza?
«Lunedì (domani, ndr) abbiamo l’interrogatorio delle tre suore nei cui confronti è stato applicato il divieto di dimora in Campania. Procederò senza dubbio ad un’istanza di revoca o quantomeno di attenuazione delle misure in atto al gip e poi faremo ricorso al Tribunale del Riesame perché si faccia una valutazione dinanzi a un tribunale collegiale. Non abbiamo fretta, eccezion fatta per l’impellenza di far scarcerare suor Georgette: parliamoci chiaro, siamo davanti a una suora sessantenne e incensurata. Penso che il carcere sia una misura fuori da ogni grazia di Dio. Serve tempo, occorre che una serie di indagini vengano fatte in maniera più approfondita: fin qui, e scusatemi se sono ripetitivo, sono state sentite tre persone e tra questi due genitori cui è stata sospesa la potestà. Anche se…».
Anche se…?
«Intanto la reputazione delle suore è stata già gravemente compromessa, e quel che è peggio senza avere la benché minima possibilità di dare spiegazioni. Vorrei fare una considerazione finale: parliamo di persone che operano in quell’istituto da tantissimi anni, forse una maggiore prudenza in fase di indagine sarebbe stata auspicabile»