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“Surviving is not living”, progetto eTwinning al M.A.T del “C. Mennella”

Gianluca Castagna | Casamicciola Terme E’ la più grande community europea di insegnanti attivi nei gemellaggi elettronici tra scuole. Un’iniziativa che favorisce un’apertura alla dimensione comunitaria dell’istruzione, nell’ottica di contribuire a creare e fortificare un sentimento di cittadinanza europea condiviso nelle nuove generazioni. Il suo nome è eTwinning (www.etwinning.net), portale disponibile in 28 lingue che oggi conta quasi 230.277 utenti registrati e più di 5462 progetti in corso fra due o più scuole in tutta Europa. Tra queste, anche l’indirizzo Manutenzione e Assistenza Tecnica del IIS “Cristofaro Mennella” di Casamicciola.
Il progetto di chiama “Surviving is not Living” (“Sopravvivere non è vivere”) e vede coinvolti 12 allievi della classe IV A dell’Istituto e i loro colleghi di una scuola turca, la Salih Korkut Budaras Fen Lisesi, a Edremit, distretto costiero che si affaccia sul Mediterraneo. La missione del progetto è creare e pubblicare, con l’uso attivo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, contenuti di “Realtà aumentata” su problemi ambientali. Sensibilizzazione sulla salvaguardia dell’ambiente; sviluppo della creatività degli studenti; potenziamento delle competenze della lingua inglese, come mezzo veicolare di comunicazione; miglioramento del “collaborative and team working”.

Foto terzaIl progetto, approvato dall’ E-twinning, è partito a inizio febbraio e durerà fino a fine maggio.
Durante questi mesi gli studenti della IV A hanno creato i loro profili in una piattaforma on line per conoscersi e scambiare opinioni, lasciando messaggi e condividendo foto, video e musica. Hanno presentato la loro scuola con immagini, descrizioni, filmati, audio registrazioni, e in gruppo – coordinati dalla Prof.ssa Francesca Barile e dal Prof. Francesco Barone – hanno poi lavorato su una serie di problematiche ambientali, individuate in precedenza e ritenute tra le più critiche che riguardano il nostro territorio: conservazione delle foreste, inquinamento dei mari, consumo di energia e importanza delle fonti di energia alternative, degrado delle zone verdi.
Il 22 aprile scorso, in occasione dell’ “Earth Day”, i giovani studenti hanno contribuito alla pulizia di una zona del Monte Cretaio immersa dai rifiuti, mentre qualche giorno più tardi, il 26 aprile, si sono impegnati in prima persona per ripulire la spiaggia di Citara, a Forio, registrando video, scattando foto, denunciando la situazione trovata, ma dimostrando anche cosa si può ottenere lavorando tutti insieme, in modo collaborativo e intelligente.

Come è nato questo progetto e l’idea di un gemellaggio?
A risponderci è la Prof.ssa Barile, docente di lingua inglese all’IIS “Mennella”. «Stavo frequentando un corso on line per docenti, quando un’insegnante turca, Nurkan Degerly, mi ha ha contattata e mi ha chiesto di collaborare per un progetto eTwinning. Prima è stato necessario ottenere l’approvazione da parte di entrambi i Paesi coinvolti, dopodiché ho individuato negli studenti della IV A dell’indirizzo MAT gli interlocutori giusti e intraprendenti con cui affrontare questa sfida per certi versi rivoluzionaria nella scuola isolana. Quale migliore occasione per parlare del nostro territorio, confrontarci con una realtà geograficamente distante ma a cui ci legano analoghi sentimenti e obiettivi?».
Nata nel 2005 su iniziativa della Commissione Europea e attualmente tra le azioni del Programma Erasmus+ 2014-2020, eTwinning si realizza attraverso una piattaforma informatica che coinvolge i docenti facendoli conoscere e collaborare in modo semplice, veloce e sicuro. L’azione è il tramite per aprirsi ad una nuova didattica basata sullo scambio e la collaborazione in un contesto multiculturale con numerose opportunità di formazione e un sistema di premi e riconoscimenti di livello internazionale. Il 2015 ha confermato numeri in crescita in Italia, facendo registrare il record di progetti attivati nel primo semestre.
13082613_10206385163969567_3582756145817619218_n«Gli allievi dell’Indirizzo Manutenzione e Assistenza Tecnica – spiega la Barile – studiano l’impiego delle energie alternative, mi sembrava che un progetto come questo potesse lanciare l’argomento della sostenibilità ambientale, far accrescere in loro la consapevolezza e la cultura che siamo noi a fare l’ambiente. Se non lo curiamo noi, non c’è futuro. In questo sono stati bravissimi, dimostrando una grande sensibilità. Essere tecnici non significa solo saper cambiare un tubo, o far funzionare un macchinario, ma anche progettare qualcosa che possa cambiare in meglio la vita di una comunità».
«All’inizio eravamo tutti un po’ timorosi nel confrontarci in lingua inglese con studenti di una scuola turca, nel nostro gruppo ci sono tre alunni dislessici e due diversamente abili. La risposta è stata invece eccezionale: tutti hanno partecipato con entusiasmo, tutti hanno avuto la loro parte e tutti sono stati fondamentali alla riuscita del progetto . Hanno imparato il coding, creato un logo che abbina la nostra scuola al progetto, imparato ad applicare Aurasma, un programma che arricchisce la percezione sensoriale mediante informazioni solitamente manipolate elettronicamente e che non sarebbero percepibili con i cinque sensi. Insomma tutti gli strumenti della comunicazione digitale per confrontarci con una realtà diversa dalla nostra ma pronta ad affrontare gli stessi problemi: lo stato dei boschi, ad esempio. Noi abbiamo un serio problema di inquinamento, aree boschive utilizzate come discariche; loro la deforestazione: la parte finale del loro progetto prevede l’istallazione di casette per uccelli sui rami degli alberi che vogliono abbattere. Presto speriamo che questo gemellaggio possa tradursi in un incontro diretto. La Turchia è lontana, economicamente è uno sforzo troppo grande per la nostra scuola, magari ci incontreremo a metà strada».

Esempi di 'Realtà aumentata' realizzati dagli studenti della IV A (foto secondaria)Il progetto “Surviving is not living” non esaurisce la sua importanza e i suoi effetti nella denuncia di uno stato di fatto che coinvolge il nostro ecosistema marino o il nostro territorio. Vuole anche diventare anche spinta propulsiva per avanzare proposte o trovare soluzioni. «I risultati del nostro lavoro – racconta ancora la docente – li renderemo pubblici in tutti gli spazi a nostra disposizione. Il nostro scopo è anche quello di invitare le amministrazioni ad attivarsi di più per la cura del nostro ambiente, magari informandosi su quello che accade negli altri Paesi, sulle nuove tecnologie che permettono di intervenire efficacemente. Gli allievi hanno pensato ad esempio ai Seabin, bidoni dei rifiuti galleggianti che ripuliscono gli oceani dalla massa di immondizia che inquina i nostri mari. Come comunità scolastica abbiamo individuato delle piccole soluzioni che vorremmo adottare per salvare il nostro mare, certamente non possiamo sostenere i costi di questi strumenti, ma la conoscenza, la possibilità di confrontarci ed elaborare insieme, creativamente, delle soluzioni possibili un passo avanti non solo per accrescere la professionalità dei ragazzi, ma permettere alla comunità tutta di fare un passo avanti. Credendoci, prima o poi ci si arriva».

 

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Giuseppe Di Maio (per box)Giuseppe Di Maio
«Abbiamo scelto questo titolo, “Surviving is not living”, non a caso. Noi non vogliamo sopravvivere ma vivere. Lo stesso vale per l’isola d’Ischia, una località famosa dappertutto per le sue coste e le sue bellezze, ma non sempre è come la vedono all’esterno. Con questo progetto abbiamo individuato delle zone dove intervenire, facendolo direttamente e raccontandolo sulla piattaforma del progetto: il bosco del Monte Cretaio e la spiaggia di Citara. Anche il nostro mare, con l’assenza dei depuratori, e sostanze inquinanti che qualche albergo getta in mare senza alcun filtraggio, non se la passa bene. Ecco, tutto questo l’abbiamo raccontato con video, foto e tutti gli strumenti digitali che ci sono familiari nella vita di ogni giorno».

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Domenico Petrone (per box)Domenico Petrone
«Una piattaforma dove postare le nostre opinioni, foto o immagini che possano aiutarci a discuterne anche con i nostri nuovi amici in Turchia. Uno spazio virtuale che abbiamo riempito di tanti contenuti. Come futuri tecnici, intendiamo dare il nostro contributo alla risoluzione del problema dell’inquinamento e favorire l’uso delle energie rinnovabili. E’ questa la strada del futuro. Con questo programma abbiamo interagito in lingua inglese con i nostri colleghi in Turchia e abbiamo scoperto che, malgrado le distanze, ci troviamo tutti nella stessa situazione, in fondo la loro realtà, le criticità che vivono, non sono così diverse dalle nostre».

Aniello Iacono (per box)Aniello Iacono
Temevo di avere qualche problema a comunicare in inglese per via della dislessia, però ho notato che è stato più facile di quanto immaginassi, anche grazie alle foto, ai video, al lavoro di gruppo. Tutto ciò mi ha dato molta sicurezza. Confrontandoci con una scuola turca, abbiamo anche realizzato meglio la questione degli scontri e delle guerre civili che riguardano quel paese e soprattutto gli Stati vicini. Abbiamo chiesto loro cosa provavano, come vivevamo quella situazione. Uno scambio di realtà molto interessante, anche se ci hanno rassicurato che le battaglie o i bombardamenti sono avvenuti lontano dal luogo in cui vivono»

Alfonso Cozzolino (box)Alfonso Cozzolino
«Tutto è partito quando la nostra professoressa di inglese ci ha iscritti sul portale. Ognuno si è fatto il proprio profilo, ci siamo descritti, abbiamo scambiato idee, cantanti, musica, tutte informazioni che potessero aiutarci a conoscere i nostri colleghi con cui abbiamo condiviso il progetto. Ci siamo messi subito all’opera individuando iniziative che potessero essere rispecchiare lo spirito del nostro progetto. Se dovessi consigliarlo alle altre classi o ai miei amici? Certamente. Con eTwinning è stato tutto più bello, anche esprimersi in inglese. Studiare in questo modo ci appassiona di più, sono molto rammaricato che il progetto stia per finire se pero venga ripreso anche l’anno prossimo»

 

 

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