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Svolta per l’isola d’Ischia, pronta l’ordinanza per mettere al bando la plastica

ISCHIA. Non giriamoci troppo attorno. E’ vero che poi dalla teoria bisogna passare alla pratica facendo in modo che un dispositivo venga pure rispettato (il precedente sul divieto di vendita e commercializzazione dei saponi non biodegradabili è invero molto poco incoraggiante), ma è altrettanto indubbio che se l’iniziativa venisse messa in pratica la nostra isola lancerebbe un messaggio inequivocabile al resto d’Italia e se vogliamo dell’intero pianeta, dimostrando davvero quanto il territorio e la sua comunità tengano alla salvaguardia dell’ambiente.

DIVIETO DI COMMERCIALIZZAZIONE PER BICCHIERI, PIATTI E POSATE DI PLASTICA

Ci hanno lavorato da Lacco Ameno, il testo è pronto e adesso tocca ai sei sindaci dell’isola d’Ischia recepire il testo stesso e trasformarlo in ordinanza con l’autografo del primo cittadino. L’oggetto della nota che sarebbero chiamati a firmare Enzo Ferrandino, Giovan Battista Castagna, Giacomo Pascale, Francesco Del Deo, Dionigi Gaudioso e Rosario Caruso è emblematico, come detto sotto certi aspetti addirittura storico ed è il seguente: “Contenitori monouso, piatti, bicchieri e posate di plastica – divieto della commercializzazione e dell’uso, salvaguardia degli equilibri naturali dell’isola d’Ischia”. Secondo indiscrezioni abbastanza attendibili che arrivano dal palazzo municipale di Piazza Santa Restituta, a lavorare al testo dell’ordinanza è stato il segretario comunale Francesco Ciampi, che ovviamente ha studiato tutto nei minimi dettagli e non ha tralasciato proprio nulla per consentire all’isola verde di entrare in quel club elitario che ha visto le Isole Tremiti fare da apripista ricevendone come contropartita una eco mediatica davvero straordinaria.

“PROTEGGERE LE BELLEZZE NATURALI RICONOSCIUTE A LIVELLO INTERNAZIONALE”

Nella bozza di ordinanza sindacale il primo cittadino ordina quanto segue: “Considerata la vocazione turistica dell’Isola d’Ischia, e la conseguente ineludibile necessità di proteggere con ogni sforzo possibile l’equilibrio e le bellezze naturali da sempre riconosciute a livello nazionale ed internazionale, al fine quindi di promuovere e di soddisfare i necessari criteri del riciclaggio e fai· sì che lo smaltimento costituisca la fase residuale delle gestione dei rifiuti senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e sulla base dei criteri di riduzione della produzione dei rifiuti, delle emissioni inquinanti e dei rischi ambientali, è vietato in tutto il territorio comunale, compreso le spiagge e tutta la fascia costiera, la commercializzazione e l’uso di contenitori monouso, bicchieri, piatti e posate di plastica, il cui costo di conferimento ricade tutto sul bilancio contabile dei Comuni e sul bilancio ecologico di tutto il territorio con aumento di emissione di gas serra e aggravamento del processo industriale di smaltimento; la violazione della presente ordinanza comporterà  sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’art.7 bis del D.Lgs. n°267/2000 nonché il sequestro del materiale plastico monouso rinvenuto”. Restrizioni e divieti chiari ed inequivocabili, per il resto sempre il sindaco firmatario dell’ordinanza, come da prassi consolidata, dispone anche che “Il Comando Polizia Municipale, l’ufficio tecnico comunale e il Servizio Demanio e Patrimonio sono incaricati di eseguire e far osservare la presente ordinanza”.

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UN’ORDINANZA UTILE A RIDURRE LA PRODUZIONE DI RIFIUTI ED INQUINAMENTO

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Ordinanza che, naturalmente, contiene anche un’ampia e variegata premessa nella quale il primo cittadino che andrebbe a firmarla ricorda innanzitutto che “con l’art. 9-bis d.l. 91/2017, come convertito in legge dall’art. L. 123/2017 è stato prescritto il divieto definitivo di commercializzazione di contenitori non biodegradabili non rispondenti alla normativa comunitaria ed alle norme tecniche approvate a livello comunitario; che tale divieto è previsto nel piano per l’adozione di misure volte all’integrazione delle esigenze di sostenibilità dell’ambiente sulla base anche del criterio di ridurre la produzione di rifiuti, di emissioni inquinanti e dei rischi ambientali; che gli obiettivi di sostenibilità ambientale da raggiungere trovano applicazione anche nelle categorie della ristorazione e della somministrazione degli alimenti e per il materiale per l’igiene”. Non solo la bozza di ordinanza ricorda anche che “con l’art. 11 del d.l. 195/2009 convertito in legge dall’art. 1 legge 26/2010 i costi dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti debbono trovare integrale copertura economica nell’imposizione dei relativi oneri a carico dell’utenza” e che “la normativa europea ed italiana prevede l’obbligo del riciclaggio solo per i prodotti in plastica rappresentanti imballaggi con esclusione di piatti, bicchieri e posate di plastica, il cui costo di conferimento ricade tutto sul bilancio contabile dei Comuni e sul bilancio ecologico di tutto il territorio con aumento di emissione dei gas serra e aggravamento del processo industriale di smaltimento”.

ADESSO SERVE IL CORAGGIO DEI SINDACI E PUGNO DURO SUI CONTROLLI

In quest’ultimo passaggio vengono evidenziati soltanto alcuni vantaggi che la rinuncia alla plastica potrebbe portare. E non c’è dubbio che in una località come Ischia che il culto della conservazione dell’ambiente lo va pian piano perdendo, si tratterebbe di mettere a segno un “colpo” a favore dalle ricadute positive davvero inimmaginabili allo stato dell’arte. E nell’ordinanza si tiene anche il debita considerazione il fatto che “al fine di promuovere e soddisfare i necessari criteri del riciclaggio e far sì che lo smaltimento costituisca la base residuale della gestione dei rifiuti, le amministrazioni debbono provvedere con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Insomma, questo è allo stato dell’arte il quadro della situazione. Sappiamo che questa ordinanza è stata redatta, sappiamo che si trova in qualche cassetto del municipio di Lacco Ameno, sappiamo che adesso tocca ai sindaci dimostrare di avere la volontà di firmarla e farla applicare. Da questo momento il nostro giornale starà col fiato sul collo sui nostri amministratori, nella speranza che però non ce ne sia bisogno e che si rendano conto da soli che ci si trova dinanzi a un treno sul quale non salire costituirebbe davvero un delitto. Poi, una volta messo nero su bianco, bisognerà lavorare per fare in modo che le scorte presenti sul territorio vengano esaurite e che piatti, bicchieri, posate di plastica e oggetti simili diventino soltanto un lontano ricordo. Sempre che, per una volta, un dispositivo lo si riesca a far rispettare. Ma questo arriverà successivamente, adesso la priorità restano sei firme. Da raccogliere quanto prima.

Gaetano Ferrandino

 

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