CRONACAPRIMO PIANO

Ripresa economica, sorpresa al convegno ischitano: il Pil cresce più al sud che al nord

Ieri la prima tavola rotonda dell’incontro all’hotel Regina Isabella sulle sfide per uscire dalla crisi grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza

La crisi, i problemi ma anche le opportunità che le imprese italiane possono trarre dall’importantissima sfida che il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette sul tavolo, oltre alle risorse economiche persino maggiori di un Piano Marshall. È questo il tema dell’incontro che ieri pomeriggio ha dato il via al convegno titolato “La ripresa economica: corsa ad ostacoli tra Crisi e PNRR”. L’evento, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e dal Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, è iniziato con l’intervento del sindaco Giacomo Pascale che ha salutato l’importanza di un convegno su un’occasione storica come il Pnrr, con una nota ironica sulle responsabilità crescenti che gli amministratori sono chiamati ad affrontare. Il primo cittadino non ha dimenticato di accennare alle problematiche della giustizia isolana, auspicando soluzioni durature. Altro saluto istituzionale è stato quello di Alfredo Montagna, presidente della Commissione Tributaria Regionale di Napoli, che ha preceduto il presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo, la quale ha elogiato l’occasione data dagli organizzatori nel consentire tavole rotonde che comprendano professionisti di ambiti differenti. La dottoressa Garzo, pur senza negare le criticità che la pandemia ha arrecato all’attività della magistratura ordinaria e quella contabile, ha illustrato i progressi in tema di smart working e in generale della digitalizzazione per superare una serie di rilevanti problematiche. È stato un anno con varie difficoltà, ma che ha rivelato nuovi metodi in grado di far evolvere le professionalità del settore.

Particolare interesse hanno suscitato i dati evidenziati da Danilo Iervolino, presidente dell’Università Pegaso: nell’ultimo anno il prodotto interno lordo nel meridione è cresciuto più del Nord. Inoltre, al sud il numero di start up create è stato di gran lunga superiore rispetto all’Italia settentrionale. Punto dolente, il divario negativo a livello di istruzione a sfavore del sud: «Non è il lavoro a mancare, ma le competenze digitali»

Quello che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di moderatore, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, è stato impossibilitato per impegni connessi alla campagna elettorale a essere presente, ma è comunque intervenuto in videoconferenza salutando i partecipanti, ripercorrendo le varie epoche dell’economia italiana, e rimarcando il ruolo fondamentale del Pnrr nell’equilibrare lo sviluppo dell’intero territorio nazionale. Sangiuliano ha accennato implicitamente alla necessità di sburocratizzazione dei lavori pubblici per favorire le esigenze di crescita e rapidità indispensabili a mettere al passo il Paese con gli altri Stati. Fondamentale sarà migliorare la capacità di spendere i fondi europei, che finora ha lasciato molto a desiderare, soprattutto nel Meridione.

Il moderatore Stanislao De Matteis ha poi passato la parola per il prim intervento a Nicola Graziano, Presidente di Sezione della Commissione tributaria provinciale di Caserta e magistrato del Tribunale delle imprese, che ha “bacchettato” il legislatore per l’atteggiamento tenuto durante il periodo emergenziale e i rinvii e modifiche al Codice della Crisi d’impresa (decreto 118/2021). Rivendicando la propria visione “privatistica” della crisi d’impresa, Graziano ha segnalato il riemergere della sfiducia durante l’emergenza, cosa che rende il Piano di ripresa come una scommessa da vincere. Attualmente la crisi è demandata all’esterno del Tribunale, tramite le soluzioni stragiudiziali le cui procedure sono gestite dagli esperti “facilitatori”, e Graziano vista la presenza di Danilo Iervolino, dell’Università Pegaso, ha rimarcato l’importanza delle Università nella formazione di tali esperti. Bisognerà comunque approfondire il decreto 118, che probabilmente non subirà modificazioni, per capire realmente se si tratti di un’utopia o di uno strumento efficace, e i professionisti dovranno attrezzarsi.

Francesco Fimmanò, componente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti e ordinario di Diritto commerciali, ha salutato il convegno come la prima occasione di tornare alla vita normale, su un’isola bellissima come Ischia. Nel 2012 si era tornati indietro, quando la problematica della crisi d’impresa sembrava un reato bagattellare da demandare al giudice. In Italia i giudici sono sempre stati considerati incapaci di gestire gli interessi sociali. In realtà le procedure concorsuali sono una eccezionale palestra per tutte le problematiche connesse alla crisi d’impresa. Fimmanò ha ricordato come fino agli anni ‘90 i testi normativi non definivano mai il concetto d’azienda, nell’ottica di un pan-processualismo che andava verso una pseudo-privatizzazione della crisi d’impresa, che ha provocato disastri enormi, ma senza una reale privatizzazione come quella del modello americano.

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Il presidente del Tribunale di Treviso Antonello Fabbro ha illustrato i cambiamenti indotti dal covid e dalla crisi nella provincia veneta, con una ripartenza molto rapida, come dimostrano i dati della Banca d’Italia sulle aziende insolventi, con un dimezzamento dei fallimenti nei dati più recenti rispetto ai mesi più acuti della crisi. Il codice approvato col decreto 118/2021 si pone l’obiettivo della emersione anticipata della crisi, come richiesto dalle direttive europee. Esso è tuttavia un miraggio ancora lontanissimo, secondo il presidente Fabbro. Nonostante la previsione della possibilità di richiesta di supporto al “facilitatore”, in questa fase l’imprenditore può ancora compiere atti di straordinaria amministrazione, e comunque le norme possono essere suscettibili di letture molto “pericolose”.

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In collegamento da Mantova, il Presidente Emerito della Corte d’Appello di Roma Luciano Panzani è intervenuto sintetizzando le tendenze storiche della legislazione italiana in tema di crisi d’impresa, in relazione al nuovo Codice. Il ruolo del giudice è stato rivalutato, con una migliore protezione dalle callide mani della criminalità. Dunque un passo avanti, senza perdita di garanzie.

In relazione a tale intervento, il Presidente Fabbro ha invece ribadito alcune perplessità sul funzionamento del nuovo Codice, illustrando talune ambiguità nella procedura che fa riferimento all’istanza di nomina dell’esperto e sull’ipotesi di blocco della procedura fallimentare. I presupposti oggettivi di accesso alle procedure alternative restano comunque un nervo scoperto, indice rivelatore di un problema culturale che si riflette nella legislazione.

La dottoressa Giuseppa D’Inverno, magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Nola, ha trattato e approfondito il tema del cambiamento della disciplina del socio illimitatamente responsabile nelle imprese non fallibili.

Il professore Stefano Ambrosini, ordinario di diritto Commerciale dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” ha riflettuto sul fatto che il varo del Codice della Crisi è stato ritardato sì a causa della pandemia da Covid, ma anche perché la pandemia ha evidenziato problemi che in realtà esistevano già. Il percorso legislativo del Codice ha attraversato varie temperie, che hanno generato talvolta articoli scritti male, dunque con dei peggioramenti rispetto ai testi concepiti in commissione dopo la legge delega. Secondo il professor Ambrosini, stragiudizialità, riservatezza, volontarietà, sono gli elementi della nuova procedura.

Danilo Iervolino, presidente dell’Università Pegaso, ha sinteticamente illustrato alcuni dati rivelatori sul fare impresa. È vero che l’imprenditore chiede aiuto solo quando è ormai allo stremo, ma anche questo è un lascito di un certo tipo di cultura. «Questa cultura – ha spiegato l’imprenditore – da una parte è responsabilità degli imprenditori, dall’altra di ciò che essi rappresentano nell’immaginario soprattutto di un Paese come il nostro, dove vige la cultura del sospetto, a differenza dei Paesi anglosassoni dove l’imprenditore viene visto come meritevole. In parte tale immagine negativa è dovuta anche al fatto che si utilizzino spesso “sotterfugi”, facendo oscillare l’impresa verso l’affarismo. Sono convinto che il pessimismo crea dolore, l’ottimismo crea potere, quindi guardiamo ai dati: nell’ultimo anno, il Pil del Sud è cresciuto più del Nord, inoltre al sud il numero di start up create è stato di gran lunga superiore rispetto al nord, ma purtroppo l’istruzione peggiora al sud rispetto al nord, così come coloro che non studiano né lavorano sono molti di più al sud che al nord». Iervolino ha ricordato l’enorme divario tra le due parti del Paese quanto a ricerca e sviluppo, anche se le nuove imprese in Italia nell’ultimo anno crescono più al sud che al nord, «ma c’è anche un problema di competenze. Si dice che manca lavoro, ma in realtà si tratta di disoccupazione digitale: mancano lavoratori che hanno competenze digitali». Nella fascia particolare di giovani tra 18 e 23 anni, quelli del sud trovano lavoro in media più di quelli del nord.

Iervolino ha anche puntato il dito verso la radicata concezione italiana dell’imprenditore come uomo solo al comando, che non vuole lasciare ad altri il potere o parte di esso, e anche quando smette di essere al passo fino a uscire dal mercato, continua a non “mollare”, mentre altrove nel mondo le imprese sono governate tramite team di persone, tramite reti di relazioni. L’imprenditore partenopeo ha brevemente ricordato la propria vicenda, da quando 26enne fondò l’Università Pegaso, fino a quando essa è diventata il primo gruppo universitario italiano superando anche La Sapienza. Un’azienda di cui Iervolino ha ceduto la totalità del pacchetto azionario nelle settimane scorse, un evento importante, perché la Pegaso si fonderà con altre grandi realtà italiane in un grande polo del settore capace di approdare al Nasdaq, il famoso mercato borsistico elettronico di New York. Ciò di cui Iervolino è comunque più orgoglioso è di aver dato la possibilità a tutti di accedere alla formazione: non soltanto studenti, ma anche lavoratori e professionisti desiderosi di aggiornare e incrementare le proprie conoscenze, capacità, competenze e abilità, tramite un’azienda che ha sin da subito puntato sul digitale, sulla sostenibilità e su un approccio green verso il mondo dell’impresa.

L’ultimo intervento è stato quello di Germano Scarpa, presidente Biofarma Group e Federsalus, capogruppo delle Industrie Chimiche di Confindustria Udine, il quale ha rimarcato il carattere medio-piccolo della gran parte delle imprese italiane, un dato critico perché le rende più esposte alla crisi. In particolare, chi fa impresa – ha ricordato Scarpa – non ha imparato da qualcuno, perché in Italia non c’è chi lo insegna, anche se la sostenibilità oggi presa a parametro in realtà è sempre esistita come criterio di gestione. La crisi d’impresa è dovuta a molti fattori, e chi ha il merito e la fortuna di riuscire a farlo bene ha anche il dovere di aiutare le altre imprese, proprio perché nessuno gli ha insegnato come farlo.

I relatori hanno posto in rilievo vantaggi e criticità del nuovo Codice della Crisi d’impresa recentemente approvato col decreto 118/2021

Stamane il convegno continuerà, sempre con la supervisione dell’avvocato Monica Mandico, responsabile della segreteria nazionale dell’Asso Advisor che ha patrocinato l’evento: a partire dalle 9,30 si svolgerà la seconda tavola rotonda in cui sarà approfondito l’impatto della riforma della giustizia tributaria sulle attività economiche, e i profi­li concorsuali dei crediti fiscali.

Foto Franco Trani

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