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L’ACCOPPIALISTA

DI GIGI LISTA

 

Facciamo un po’ di chiarezza sulla definizione di aspettativa e delusione.

 

ASPETTATIVA: L’aspettativa è l’attesa per la ri-uscita di qualcosa. È la proiezione di un progetto, di una speranza-proiezione che può essere accusata come pesante, come vincolante, che grava su di noi inchiodandoci nel modo in cui gli altri ci vedono, togliendoci quindi libertà.

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DELUSIONE (de-lu-sió-ne): illusione; sentimento di amarezza che scaturisce dal constatare che la realtà non corrisponde alle aspettative. Dal latino delusio, che deriva dal verbo deludere, prendersi gioco. Una parola non piacevole,  ma importante. L’etimologia ce la descrive come un’amara ironia: una chiave interessante con cui guardare quel sentimento di tristezza, sfumato di rabbia, che nasce quando vediamo disattese le nostre aspettative, quando la realtà non corrisponde a ciò che credevamo, o speravamo. «Non v’è rapporto che non abbia aspettative, come non v’è aspettativa che non abbia delusione».

 

I saggi ci insegnano che le aspettative sono sentimenti pericolosi e da controllare, spesso si dice che l’aspettativa sia in se padre di una indubbia delusione, nulla deve essere e deve avere aspettative se la delusione di ciò che ti aspettavi non vuoi assaggiare.

 

Eppure questa regola sfida l’umana comprensione, sfida sopratutto la mia, e mette su tutto in crisi il proprio modo di sentire e di approcciarsi, come può un uomo o una donna non aspettarsi nulla, come dire che stasera al ritorno a casa il mio cane, piuttosto che correre a prendersi i miei abbracci, si trasforma in una belva e sbrani le mie membra come carne in scatola. Quindi se mi permettete io dividerei le aspettative in:

 

ASPETTATIVA COL DISTACCO

 

Può sembrare una contraddizione in termini, ma lasciatemi spiegare. Questo nuovo e sempre antico modo di sentire gli eventi del futuro deve essere passato al setaccio dal distacco. Il distacco è una concezione ascetica, una visione olistica che non permette ad agenti esterni di penetrare nell’intimo sentire. L’aspettativa è una sensazione razionale, un’equazione matematica di esperienze personali che porta ad un giudizio sulle cose o sulle persone, così da aspettarsi una cosa piuttosto che un’altra. Ed è lì che subentra il controllo del fenomeno con l’arma del distacco: il distacco dal raggiungimento del proprio scopo trasforma un’aspettativa in una più sana speranza, quindi non più aspettare l’arrivo di ciò che esasperato attendi ma neanche il perder fede di ciò che desideri. Come sempre la vita è nel paragone di un funambolo che tra miriadi di avversità e sul filo sottile della riuscita e del fallimento deve camminare, con eleganza e abilità, rischiando tutto ad ogni passo e in ogni mossa.

 

L’ASPETTATIVA DA ULTIMO STADIO

 

Questa aspettativa è un sentimento da giocatore d’azzardo, è legata all’ultimo atto del giocatore sfortunato che nell’ultima mano, puntando il tutto per tutto, dice a se stesso: «non merito di perdere tutto e con questa mi rifarò di tutti i miei fallimenti». Ecco, questo è un classico modo per trovare la delusione, la mancanza di lucidità, la disperazione, il tentare il tutto per tutto affidandosi alla dea della fortuna o ad fortuito contrappasso mistico. Spesse volte regala la delusione delle delusioni e perdi tutto, perdi anche quello che, in potenza, potresti avere o sperare. Attenti a giocare le vostre carte!

 

L’ASPETTATIVA DELLO SCONTATO

 

L’aspettativa di quello che reputi scontato. Spesso pensiamo che sia scontata la carezza del partner, un aiuto da chi te l’ha sempre dato o una parola buona per perbenismo sociale e, invece, la vita ti suona la sveglia, e ciò che reputavi scontato e poco importante, si trasforma improvvisamente in una delusione che svuota la tua vita e ti fa rimuginare su quanto hai perso e su quanto non hai goduto di quel che avevi.

 

L’ASPETTATIVA DELL’EGO

 

L’aspettativa dell’ego è la più terribile, una aspettativa manipolatrice che mette gli altri in uno stato di sudditanza e vittime di un vampirismo energetico ai loro danni. Questo tipo umano non ama niente e nessuno, le sue delusioni sono solo legate al suo diretto soddisfacimento egoico, e quando le vittime gli sfuggono dalle grinfie soffre non per il valore o per l’amore di quelle persone ma per il fallimento che scottante brucia sulla pelle dell’egoista che la vive e porta.

 

Non mi dilungherò ancora, chiudo scrivendo della delusione. La delusione è un sentimento inteso come negativo, ma io non affretterei il mio giudizio in tal senso. La delusione può essere anche usata per tornare indietro e prendere la rincorsa, la delusione ci fa fare i conti con noi stessi, ci fa cambiare idea, ci fa migliorare, ci fortifica, scrivere libri e poesie, ci fa costruire canzoni e musiche che, nei meandri dell’unisono deludente e della disperazione, trovano e possono portare alla luce il concetto luminoso delle nostre grigie stanze e riscalda i percorsi umidi e bui dei nostri turbinii della passione.

 

Posso quindi asserire senza mezzi termini che non potrai mai capire l’amore se non sei passato nell’inferno delle aspettative e delle delusioni, perché è vero che chi non permette a nessuno di deludere non soffre, ma è anche vero che chi non permette di entrare gli altri, nemmeno mai gioirà. Pertanto, per quanto mi riguarda, preferisco morire schiantato contro i legni delle palizzate alzate da voi che morente nel tempo. Baratterei tutto per poter dire una volta, almeno quella volta, «ti amo amore mio anche se per te non è lo stesso».

 

Un po’ di storia sulla gelosia, tema della scorsa rubrica

 

Mena Del Deo: «La gelosia invidiosa può rasentare in alcuni casi la malattia in quelle persone che sono sofferenti di protagonismo, e che cercano di raggiungere il proprio scopo infangando totalmente un nemico-avversario, scaraventandolo nella merda o ancora peggio facendo sembrare la persona infangata un essere inferiore e senza capacità. Con capacità di manipolazione, come avviene nella politica più o meno o in quei regolamenti di conti… Nelle coppie io penso che succede, sopratutto nella mente di persone ignoranti e subdole».

 

Chiara Calise: «La cosa più diffusa e sicuramente più sbagliata è quella di accomunare la gelosia all’amore. Eppure non c’è essere umano che alla parola gelosia non faccia immediatamente tale collegamento. Ma la gelosia non ha niente a che fare con l’amore, sotto nessuna forma: quello si chiama possesso. L’amore viene soltanto sporcato e non nutrito, l’amore è un’altra cosa».

 

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