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Ciao ciao anoressia! Riprendo in mano la mia vita, ma senza di te

di Isabella Puca

Ischia – È trascorso appena un anno da quando accogliemmo sulle pagine di questo giornale il grido di aiuto di mamma Cinzia che, con una forza che solo una madre può avere, iniziò una raccolta firme per non far chiudere il centro per la cura dei disturbi alimentari di Soccavo, l’unico della Campania, dove, insieme ad altri, era in cura anche sua figlia Emanuela. Tutta l’isola si mostrò sensibile al tema, sembrava fino a poco prima che di anoressia qui a Ischia non se ne dovesse parlare, l’impressione era che il problema fosse marginale e invece, poco a poco, la scoperta è stata di quelle terribili: il problema qui sull’isola c’è, tanti sono coinvolti in un disturbo alimentare, ma troppo spesso tacciono e le famiglie non sanno come comportarsi. In poco tempo furono più di 3600 le firme raccolte con le quali mamma Cinzia riuscì a vincere la battaglia del gruppo genitori del centro, che ha avuto prima una proroga di sei mesi e poi una promessa che alla fine è stata mantenuta: il centro di Soccavo non chiuderà. A un anno dal nostro primo  incontro Emanuela ha deciso di raccontare la sua storia. Due occhi verdi limpidi come il mare e un sorriso che la dice tutta sull’equilibrio che finalmente è riuscita a trovare dopo anni di buio in cui sembrava che la malattia avesse preso il sopravvento. È emozionata Emanuela, ma non tanto per l’intervista, lunedì inizierà la scuola di estetista a Napoli, un piccolo sogno che si avvera e che ha l’odore di un futuro molto più roseo degli ultimi tempi. A giugno ha ripreso a ballare con la Body Ballet Center, Paolo, Anna e le amiche l’hanno accolta come se non fosse mai andata via, certo la resistenza non è ancora quella di un tempo, ma la voglia di fare è così grande che la consapevolezza che le cose ora possono solo andare meglio è davvero grande. «Ho ricominciato a mangiare e qualcosa è cambiato. A volte ho ancora dei momenti in cui vorrei tornare indietro, ma poi ci penso e no, mi dico che la vita è bella, che bisogna godersela e questa volta ci credo davvero! Molte cose mi sono state raccontate dopo, le avevo rimosse. Non sapevo di aver avuto allucinazioni, crisi di nervi, cose che non avevo mai fatto prima. Rifiutavo acqua, cibo, facevo tanto sport a livello di svenire riprendermi e continuare, ma ora ho capito che ci sono tante altre cose e non è solo il numero sulla bilancia che conta». Per essere dimessa dal Centro di Soccavo, dove Emanuela è ancora in cura, ci vorrà un altro po’ di tempo e ancora qualche kg, ma la strada ora sembra essere tutta in discesa. dont-care«Sono ancora un po’ sottopeso e preferiscono che recuperi ancora un po’ per dimettermi. Per me è un traguardo, mi sentivo in un tunnel dal quale sembrava non potessi uscire più invece si può fare. Quando sono stata in ospedale vedevo tante persone che volevano stare bene e non potevano mentre io mi causavo tutto questo da sola. All’inizio era difficile anche mangiare uno yogurt, ora riesco a mangiare anche un piatto di pasta». La voglia adesso è quella di provare il fiocco di neve di Poppella a Napoli, naturalmente senza esagerare. «Riesco a camminare, e questa è la cosa più importante. A volte ci sono dei momenti in cui ancora non riesco a correre, ma piano piano ce la farò a fare tutto. Certo, a danza mi stanco prima, ma tornare a ballare è stato come iniziare da capo, erano più di due anni che ero in questa situazione e c’è voluto un po’ di tempo a ricominciare, ma piano piano migliorerò». Il sorriso di Emanuela è il sorriso di chi sta riprendendo in mano la sua vita, quello di chi sembra aver avuto dalla vita una seconda possibilità che, di certo, non ha voglia di sprecare. I progetti sono tanti, così come la voglia di ricominciare e tra questi c’è l’idea di aiutare gli altri che, come lei, sono caduti nel buio dell’anoressia. «Come mi vedo tra 5 anni? Spero che sarò un’estetista! Volevo farlo sin da bambina, in Ospedale truccavo le infermiere, ma mi dicevano che non avevo le forze per farlo e ora che le forze sono tornate, non vedo l’ora!». Mentre chiacchieriamo mamma Cinzia è accanto a noi, e anche il suo sguardo, rispetto a un anno fa, adesso, ha una luce tutta diversa. «Sembrava che stessimo facendo un buco nell’acqua – ci dice Cinzia – e invece la gente di Ischia è stata molto sensibile al problema. Purtroppo mi sono resa conto che come la mia realtà, qui sull’isola, ce ne sono davvero tante.  Facendo parte dell’associazione gruppo genitori di Soccavo di Napoli e dell’Associazione Artemisia una voce per l’anoressia mi sono dovuta iscrivere a Facebook, alla mia età, e mi sono ritrovata così ad aiutare persone, di queste, molte ne ho portate anche al centro. Quando Emanuela è stata male per me era una cosa nuova, non sapevo nemmeno cosa fosse l’anoressia. Già i primi periodi che eravamo in ospedale cercavo persone che potessero dirmi cosa fare, come comportarmi; è il problema più grande e il nostro lavoro in associazione è pure questo». Durante l’estate il lavoro delle due associazioni non si è mai fermato, manifestazioni, eventi, ogni occasione è stata buona per far conoscere questa realtà e  raccogliere adesioni. Il prossimo 26 novembre l’Associazione Artemisia una voce per l’anoressia prenderà parte a un importante convegno al chiostro di Santa Chiara si parla di cinque mila persone l’anno presenti. Prossimamente proseguirà il suo viaggio a Milano, a Varese e altre tappe in tutta Italia; in cantiere ci sono anche delle iniziative con le scuole. «Se oggi sono qui – racconta ancora Emanuela – è grazie a quelli del centro e al personale de Policlinico che mi ha nutrita. Ricordo benissimo quando non mangiavo e lì mi facevano buttare il cibo per riflettere su chi, quel cibo, non l’aveva proprio.  Quando ho sentito dire “la ragazza soffre di anoressia” non sapevo nemmeno cosa fosse, ne avevo sentito parlare sì, ma in modo superficiale. Pensavo che le anoressiche fossero solo ragazze magre invece è ben altro e l’ho scoperto sulla mia pelle». Anche Emanuela è caduta nella trappola dei forum “pro ana” che più in là provvederà a segnalare alla Polizia per far sì che chiudano. «Su quei siti trovavo tutti i modi per perdere peso. Non mi ritenevo malata, credevo che il mio pensiero fosse giusto e quello degli altri folle. Lì sopra avevo letto che ingoiare ovatta e succo d’arancia mi avrebbe riempito lo stomaco e così è stato. Volevo perdere giusto qualche chilo perché non mi entravano dei pantaloni e, invece, ho perso 1kg al giorno per 20 giorni di fila. Alla fine basta poco per far succedere di tutto». Anche se è trascorso un po’ di tempo, alcuni di quei momenti restano indelebili nella mente di Emanuela che spesso, di notte, si trova a fare gli incubi. «Il fidanzato? No, non ce l’ho. È difficile capirmi in certi momenti e ci riesce solo mamma, per ora la mia fidanzata è mamma. Sa prendermi e sa che se in quell’istante non mangio magari lo farò più tardi. Ho riscoperto la sensazione di avere fame, la voglia di mangiare un dolce. La vita offre tanto, non perdete tempo a pensare ai kg, non è l’unica cosa che conta nella vita. Molte ragazze pensano che i genitori così ti danno più attenzione, che magari gli amici ti vogliono più bene e invece non è così. Piangi, urli non sai nemmeno tu cosa vuoi fare, ma se impari a superare questi momenti, poi puoi riderci anche un po’ su».

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