LE OPINIONI

IL COMMENTO Chi sono i nostri giovani

Chi sono i nostri giovani? Sono quelli del popolo di Greta o quelli che incendiano il bosco a Sarno con inaudita violenza ed altrettanta violenza vandalizzano la nostra pineta? Una cosa è certa, vivono tutti le stesse paure, lo stesso insopportabile disagio, una angoscia stritolante che in alcuni casi genera reazioni positive ed in altri sfocia in atti di violenza, spesso, inconsapevolmente, contro se stessi, se pensiamo all’abuso sconsiderato di alcol e di droga ed a tutto quello che ne deriva, sulla nostra isola. Una sola discriminante tra gli uni e gli altri la capacità di credere in qualcosa di diverso e di migliore che alimenta la speranza, la voglia di un futuro per il quale vale la pena lottare costruendo non distruggendo. Forse quelli più violenti sono proprio i più deboli, i più soli ed indifesi e per questo più a rischio.

Ma in questo c’entriamo molto noi, i cosiddetti grandi, che avrebbero dovuto rappresentare un modello ed essere di esempio, che non avrebbero dovuto lasciarli soli, che avrebbero dovuto lottare con loro e per loro. Ed invece? Diciamo la verità siamo stati noi, proprio la nostra generazione, a dilapidare un patrimonio di valori, di storia, di principi e favorito il progressivo decadimento del nostro tessuto sociale e, ahimè, non solo. Si perché sono i nostri comportamenti, le nostre scelte sbagliate che hanno distrutto il nostro mondo, il loro mondo, il loro futuro. Scelte aberranti che hanno reso il nostro habitat meno sicuro, che hanno trasformato la nostra terra rendendola così vulnerabile da metterecostantemente a rischio le nostre e le loro vite. Ed Ischia ne è triste e concreta testimonianza. Abbiamo premuto il tasto dell’autodistruzione e lo abbiamo fatto per interessi (?), per sopraffare il vicino, prevaricare il prossimo, esibire ed ostentare potere e ricchezza e non ci accorgevamo che intanto stavamo impoverendo il mondo sul quale stavamo “investendo” Che geni!

Certo sarà difficile riuscire a riparare i danni prodotti, ma almeno possiamo chiedere scusa e, soprattutto, spiegare dove e come abbiamo sbagliato, almeno servirà a trovare l’antidoto per arrestare, o almeno rallentare, un processo che sembra drammaticamente irreversibile. Tocca a noi restituire il sogno rubato a Greta ed al suo popolo, tocca a noi ridare speranza e con essa l’amore, ai giovani sfiduciati, deboli, impauriti e per questo anche violenti. Aiutiamoli a vincere la rassegnazione, l’odio, il rancore cominciando a chiedere scusa. Siamo noi che abbiamo seminato tutto questo, siamo noi che non siamo stati di buon esempio quando abbiamo alimentato la cultura dell’accusa, della denuncia, abbiamo rinunciato al confronto ed a fermarci prima che fosse troppo tardi. E spesso lo abbiamo fatto con spregiudicata consapevolezza. Si è vero sono arrabbiati, ed hanno ragione. È vero tutto questo non può rappresentare un alibi per alcuni loro gesti inconsulti, ma hanno una grande energia, hanno una forza incredibile che non può essere sprecata o utilizzata male. Troppo spesso i nostri giovani vengono strumentalizzati o ingabbiati in logiche e dinamiche utilitaristiche anche dalle stesse Istituzioni o da chi le rappresenta.

Liberiamo la loro forza, incoraggiamo le loro giuste battaglie, aiutiamoli a vincere le loro paure, la loro angoscia e vedrete che non avranno più bisogno di fare del male per richiamare le nostre attenzioni, per dare sfogo al proprio disagio ed avere la illusione di vincerlo vedendo un bosco bruciare o una giostrina distrutta. Restituiamo isogni a Greta ed ai nostri Giovani, restituiamogli l’”infanzia rubata con le nostre parole vuote”. Glielo dobbiamo, con fatti concreti, costi quel che costi. Almeno ci dobbiamo provare, anche qui sull’isola d’Ischia.

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