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Paga ma è senza acqua, il dramma di Maria

La storia di una 82enne fuggita dall’Ucraina (dove ovviamente nemmeno potrebbe tornare) e giunta a Lacco Ameno. Da oltre 20 giorni è stata lasciata senza fornitura idrica ma il Comune proprietario dell’immobile resta a guardare. I vicini l’aiutano con secchi e taniche in segno di solidarietà. L’immobile andrà lasciato entro aprile

C’è una donna, Maria Drahan, 82 anni nata in Ucraina e residente da 15 anni in Via Pannella n.43 che ha il contatore dell’acqua staccato, piombato da 20 giorni. Rubinetti a secco, vasche del lavandino riempite di bottiglie, ciotole e tanta rabbia è lo scenario che si presenta in un appartamento al piano terra di una palazzina popolare di Lacco Ameno. E’ una questione impossibile, Maria che il 29 di questo mese di marzo ne compirà 83 di anni non può fare niente, non può lavarsi, non può lavare i panni o cucinare e poi lavare i piatti e le stoviglie.I vicini l’aiutano come possono, le portano secchi di acqua e bottiglie piene per detergersi almeno il viso e per le essenziali necessità, le hanno costruito un piccolo serbatoio artigianale e le sorvegliano l’appartamento quando lei va a lavorare, ancora, come badante notturna. Perché? “Perché?” è la domanda che ci si pone guardando negli occhi limpidi ed impauriti di questa donna costretta a non tornare in patria a causa della guerra, finita in un tugurio vecchio e malandato nell’isola d’Ischia. Entrando dalla porta sgangherata tra secchi e abiti messi ad asciugare in un angolo della cucina ci sentiamo impotenti, sopraffatti, agghiacciati , vedere la privazione ed il bisogno, il dolore, la dignità e la forza di chi combatte una guerra nella guerra, esserci dentro, non solo titoli di un giornale o di un tg, non solo nei luoghi comuni e nella ipocrisia delle parole. Fa male, strazia al limite dell’accettabile.

Maria non è morosa. Maria ha tutte le bollette in ordine ma subisce il danno oltre la beffa di chi con prepotenza vuole cacciarla da quella casa. Una casa comunale in cui la donna, giunta in Italia 17 anni fa, vive e risiede da 15 anni, per la quale paga un regolare fitto, le bollette elettriche e fino a due settimane fa anche quelle idriche che, però, sono intestate in qualche modo alla vecchia coinquilina deceduta, Tina. Le hanno negato la voltura ed ora un lontano parente di quella anziana coinquilina vuole sfrattare Maria di casa per impossessarsene. Così, a nulla sono valsi i pagamenti delle bollette idriche ad EVI, l’ente ha comunque staccato il contatore perché non intestato a lei. La donna, aiutata dai residenti del palazzo popolare e dai vicini della Pannella, si è rivolta al sindaco Giacomo Pascale per avere aiuto e chiedere “pietà” , ma Pascale pare le abbia detto di non poter fare niente, dandole un ultimatum: «Ad aprile il sindaco Giacomo Pascale mi ha detto che dovrò lasciare la casa perché deve essere data alla gente di qua», ci ha spiegato Mariatra le lacrime e lo sconcerto. Un’alzata di spalle verso una donna, una inquilina che onora gli impegni e che ha perso tutto ed è costretta dalle atrocità del conflitto Russo-Ucraino a rifugiarsi ad Ischia : «Più facciamo notare il problema e più ci evitano – dicono i condomini che stanno cercando di sostenere questa donna in fuga dalla guerra che chiede solo un filo di umanità e rispetto – anche il Comune non ha mai fatto nulla di concreto, ma si accanisce contro una anziana che qui in questo paese ha fatto solo del bene. E’ una donna squisita e ancora lavora per mandare i soldi a suo figlio malato a Mariupol dove la sua casa è stata distrutta, centrata in pieno da una bomba». Basta vedere in che condizioni viene tenuta la palazzina comunale e lo stato indegno di manutenzione per capire il livello di interesse per le sorti delle fasce deboli della comunità. La palazzina si trova in via Pannella. Dal 24 febbraio all’esterno dello stabile sono stati imposti i sigilli nei contatori, e da quel giorno anche Maria che paga regolarmente le bollette subisce le conseguenze, ma la subiscono anche i vicini che non vivono più tranquilli con il rimorso e la preoccupazione che una persona di questa età, a cui non è stato risparmiato dolore in patria ed altrove, chiamata ancora a dover lavorare nonostante il peso degli anni perché senza sostegno, venga anche privata di un bene essenziale, dell’acqua, per rincorrere i capricci e le pretese di chi dice di esser un italiano, un ischitano e di aver diritto alla casa comunale-popolare, sol per questo: perché sul documento c’è scritto: italiano. Un modo magari proceduralmente ortodosso ma certo davvero triste di costringere una donna a piegarsi al proprio volere.

«Non è la prima volta che ci ritroviamo in questa situazione. Anni fa certe persone piombarono nel palazzo con tanto di bambini in tenera età e cercarono di infilarsi in casa. Intervenne un tutore riportando la legalità ». A raccontarlo è la dirimpettaia di Maria, battagliera madre di famiglia che, schierata con gli altri residenti dello stabile chiede che vengano rispettati i diritti di tutti, senza prevaricazione. Ancora qualcun’altro ci racconta che non molto tempo fa un uomo spacciatosi per nipote del proprietario della casa voleva obbligare Maria a pagarlo, perché non venisse cacciata di casa: «Un soggetto che diceva di essere un avvocato, un parente, un nipote un giorno è venuto qui e voleva che Maria non pagasse il fitto al comune, ma pagasse lui non si sa per quale ragione». «Per colpa di alcuni ci rimettiamo tutti – dicono gli inquilini del piano di sopra e quelli del palazzo di fronte – ci chiediamo perché solo ora in una palazzina popolare, che comprende, giusto per ricordarlo, anche persone che arrivano ad avere un Isee pari a zero, dopo 15 anni che questa donna paga il fitto e tutto quel che c’è da pagare, improvvisamente essere nato in Ucraina è un motivo per farla cacciare. Ma non ci vergogniamo, la vogliamo finire. La nostra paura e che prima o poi ci troviamo assaliti da qualcuno che pensa di potere tutto con prepotenza e senza diritti di legge e senza umanità». La storia di Maria 83 anni lasciata senza acqua e servizi ci fa vergognare di quello che siamo diventati, è brutale, emotivamente forte, le lacrime si trattengono a stento.

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Cittadino Esautorato

Una vergogna che una nostra nonna, di 82 anni sia trattata con metodi disumani.
Una vergogna anche che la signora 82enne sia ancora costretta a lavorare.
Il nostro sindaco di Lacco Ameno farà qualcosa? Ha del tempo oltre ad occuparsi delle beghe circa il porto (beghe per le quali sta dissipando denaro pubblico)?

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