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Strade ancora off limits al Majo, summit in Prefettura

Un importante incontro si è tenuto ieri mattina a Napoli. Negli uffici della Prefettura il sindaco di Casamicciola, Giovan Battista Castagna, accompagnato dall’assessore Nunzia Piro, ha incontrato due tecnici nominati dalla Procura della Repubblica, il vicario del Prefetto, e il Comandante dei Vigili del Fuoco.  Oggetto della riunione era la possibile soluzione dell’impasse che sin dalle prime settimane successive al sisma del 21 agosto ha “intrappolato” alcune delle arterie viarie della zona alta di Casamicciola, cioè via Serrato, via Casa Mennella e via D’Aloisio. L’obiettivo è quello di “liberare” al più presto le strade in questione ancora interdette, e consentire anche la ripresa della circolazione veicolare.  Via Serrato, per intenderci, è la strada dove sorgeva la casa crollata in cui furono miracolosamente salvati i tre bambini, e le operazioni dovrebbero estendersi fino alla Chiesa dell’Addolorata, che subì il crollo del timpano, circostanza che provocò la morte di Lina Balestrieri, una delle due vittime di quella drammatica notte. Entro la settimana prossima dovrebbe definirsi tutto: già nei prossimi giorni si svolgeranno i sopralluoghi per trovare una soluzione definitiva.  Sembra infatti che l’incontro sia stato costruttivo e improntato alla massima collaborazione reciproca delle parti in causa. La liberazione delle strade dalle macerie e la loro messa in sicurezza consentirebbe anche ai tecnici della Procura di percorrerle senza pericoli e di effettuare tutte le necessarie operazioni peritali indispensabili per relazionare in modo adeguato su quanto accadde la notte del terremoto e con quali modalità. In particolare, i sopralluoghi serviranno da preludio al dissequestro di diversi immobili.

Nella zona sono infatti situati molti degli edifici sottoposti a sequestro nel settembre scorso, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, in collaborazione con i militari della Compagnia di Ischia, apposero i sigilli ad alcuni immobili ubicati proprio nella zona Rossa della parte alta della cittadina termale. Le strutture, tutte di proprietà privata, finirono nel mirino degli inquirenti per la “possibile” realizzazione abusiva: l’attenzione dell’autorità giudiziaria già nei giorni immediatamente successivi al sisma si era concentrata anche su altre unità abitative che potrebbero essere “venute su” senza permessi a costruire e per giunta in una zona sottoposta a vincolo paesistico. Si era infatti ipotizzato il reato di disastro colposo, legato ovviamente al crollo delle abitazioni. Nel decreto di sequestro, tra l’altro si leggeva che «i concreti elementi indizianti in ordine alla sussistenza del reato di ‘disastro colposo’ sussistono dalla circostanza che il crollo degli edifici si è verificato a seguito di scossa tellurica di non rilevante intensità, laddove la gran parte degli edifici ubicati nel medesimo contesto geografico ha resistito alla sollecitazione sismica, di tal che può ipotizzarsi che il cedimento degli immobili segnalati possa essere scaturito, alternativamente, da difetti di costruzione degli stessi, dalla esecuzione di interventi non autorizzati volti ad alterare l’originario corpo di fabbrica e/o dalla esecuzione, anche in zone limitrofe, di opere in grado di minare la stabilità degli edifici stessi».

I magistrati sequestrarono quegli immobili «interessati dai crolli e relativi detriti e macerie, al fine di verificare possibili profili di responsabilità, in capo a terzi, al momento non identificati, connessi alla costruzione degli edifici e/o alla realizzazione di interventi edilizi volti alla modifica del corpo originario in violazione della normativa di settore e della normativa antisismica».  A prescindere da quando siano state costruite le abitazioni, la Procura volle dunque verificare l’osservanza delle normative vigenti in materia di sicurezza e antisismicità. I Carabinieri e l’autorità giudiziaria competente misero sotto sequestro complessivamente 17 immobili, dopo che una serie di incartamenti erano stati acquisiti proprio presso il palazzo municipale di Casamicciola, attualmente peraltro inagibile. Il sindaco del Comune termale aveva peraltro già concordato in quei giorni con gli emissari della Procura che le operazioni di puntellamento e messa in sicurezza potessero continuare, nonostante le apposizioni dei sigilli, a patto che non venissero rimosse le macerie.

Adesso, con la “liberazione” di alcune strade della zona alta e la ripresa della circolazione, si farà un piccolo  importante passo verso quella normalità che ovviamente rimane ancora lontanissima: tuttavia la misura darà maggior respiro, anche logistico, a tutte quelle attività economiche della zona rimaste in piedi nonostante il sisma, e finora pesantemente penalizzate dalla costante interdizione. Un modo per ridare ulteriore vita alle contrade più martoriate dal terremoto, oltre che per agevolare il resto dell’immane lavoro che c’è ancora da fare.

Francesco Ferrandino

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