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Ischia Safari e la “miniera” enogastronomia per il turismo

Poco più di una settimana fa si svolgeva la quarta edizione di Ischia Safari, la festa di enogastronomia creata da Nino Di Costanzo e Pasquale Palamaro e sostenuta da Negombo e Regina Isabella. Il successo crescente della manifestazione ci induce a qualche riflessione. Anzitutto, una prima considerazione ovvia. L’enogastronomia rappresenta ormai uno dei driver del turismo in senso lato. Esistono innumerevoli ricerche di enti vari (Università, Confindustria, professionisti vari del settore) che la considerano uno dei motivi principali che guidano la scelta dei turisti stranieri a favore del nostro Paese. In generale è posta tra il terzo e il sesto posto dei motivi di apprezzamento, dopo siti culturali e bellezze naturali saldamente in testa in questa speciale classifica. Ruolo importante dunque, anche se qualcuno potrebbe considerarlo non fondamentale. Ma sbaglierebbe di grosso, e provare a spiegarne il perché richiede un ragionamento un po’ tecnico. Spero di riuscire a farlo in maniera chiara.

Le motivazioni non “principali” sulla scelta di una località assumono importanza sempre maggiore a causa della trasformazione impetuosa della modalità con cui i nostri turisti scelgono la località delle loro vacane. Fino agli inizi di questo secolo il mercato era per grandissima parte in mano a tour operator ed agenzie di viaggio. Si può dire che esclusa la fetta, da sempre considerevole nella nostra isola, degli abituali costanti, cioè coloro che tornano annualmente, quasi il 100% dei nuovi turisti raggiungeva l’isola per il tramite di un tour operator. Negli anni ‘90 c’era chi teorizzava che non occorrevano investimenti o iniziative promozionali per progredire, ma solo un buon contratto con un TO. O almeno n molti non lo teorizzavano, ma ahimè seguivano questo comportamento.

Poiché il mercato era in mano ai TO, in particolare come detto quello dei nuovi turisti, la fonte di informazione principale che uno straniero utilizzava per orientarsi era l’agenzia di viaggi. Domanda tipica del cliente che voleva orientarsi sulla propria vacanza: “Vorrei andare in un’isola del Mediterraneo, quale mi consiglia?”. In questa situazione era dispersivo promuovere troppi aspetti diversi dell’isola. Conveniva concentrarsi sui principali, mare e terme, funzionava meglio.  Oggi l’avvento di internet ha trasformato in modo completo l’approccio del turista all’informazione, il modo con cui si documenta. Intendiamoci: i TO non sono morti né spariranno, e neanche le agenzie di viaggio. Quello che è cambiato è il modo di conoscere i luoghi che ci attraggono. In agenzia oggi vanno persone che hanno già deciso dove andare, che sono molto più documentate dell’agente, e magari chiedono solo di organizzare quello che hanno già deciso.

Questo modo nuovo di informarsi richiede un approccio nuovo alla promozione. Dobbiamo stuzzicare l’interesse dei potenziali clienti più vari possibile. Mare e terme sono sicuramente il nostro “core-business”, ma dobbiamo intercettare anche gli amanti dell’enogastronomia, delle iniziative culturali, delle passeggiate nei boschi, della musica. Gli esperti del marketing (ne sono un appassionato lettore) parlano di teoria “della coda lunga”. Ossia data la possibilità di penetrazione che offre internet, risulta vincente chi riesce ad offrire un’ampia pluralità di oggetti o servizi, rispetto a chi ha un’offerta limitata.

L’enogastronomia ha ormai un numero di seguaci incalcolabile. Associare l’isola ad essa, insieme alle altre eccellenze che la caratterizzano, è certamente una mossa vincente. Ecco perché Ischia Safari sta diventando uno degli eventi di punta della nostra isola, e lo diventerà ancora di più. L’entusiasmo tra gli chef, l’allegria che si respirava durante i due giorni della manifestazione sono la dimostrazione che stiamo lavorando nella giusta direzione. Ultima osservazione, un po’ a margine. Qualcuno mi chiede perché la beneficenza non resti sull’isola. Intanto ricordo che nelle prime due edizioni ne beneficiò l’isola, e che lo scorso anno ne spostammo più di metà a favore di Casamicciola. Ma da un lato se pensassimo solo alla nostra isola, nel tempo avremmo difficoltà ad attrarre chef da tutta Italia, e inoltre se lo scopo è quello di utilizzare il Safari per promuovere l’isola è giusto ragionare a livello nazionale, e magari in futuro chi lo sa, anche internazionale.

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Giancrlo Carriero imprenditore

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