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DA CASAMICCIOLA A CIVITAVECCHIA, LA STORIA DI LUIGI MANZI INVENTO’ LA SAMBUCA E NE FECE UN LIQUORE NAZIONALE

Chissà se i più informati a Casamicciola conoscono che ad inventare il gustoso e famoso liquore

bianco diffuso su larga scala da Molinari, sia stato un proprio illustre compaesano, il dott. Luigi Manzi figlio ed erede del primo proprietario dell’attuale  Grande Albergo Terme Manzi a Piazza Bagni. I casamicciolesi più acculturati e gli amanti della storia del proprio paese lo sanno di sicuro. Viene da domandarsi se ne è a  conoscenza il resto, almeno in parte, della popolazione  del proprio storico concitadino di Casamicciola, tra l’altro anche patriota ed in rapporto con personaggi famosi della sua epoca. Raccontiamo qui di seguito un interessante episodio che riguardò  nientemeno che Garibaldi in persona. Quando il 19 giugno 1864, Giuseppe Garibaldi, malato d’artrite  ed ancora sofferente  per le ferite di Aspromonte  sbarca a Porto d’Ischia, Luigi Manzi l’attende e ruba il privilegio di ospitare Garibaldi, al dott. Zavota che lascia  l’onore  all’acceso patriota, di ospitarlo per  primo. Luigi Manzi apre le Terme di Famiglia  (le attuali Terme Manzi) a Garibaldi  ed al  suo seguito  offrendo come digestivo la “Sambuca”. Alla moglie che si trova a Civitavecchia , l’illustre inventore isolano  così scrive:”Carissima, giorni or sono ebbi l’incommensurabile onore di ricevere  la visita del generale Garibaldi, fu cordialissimo, nonostante i mali che lo affliggono: prese anche sulle ginocchia il nostro piccolo  Cornelio e di poi del caffè, degustò il mio liquore  da cui sembrò trarre rinnovellata forza e giovamento tanto da  ordinare  un caratello”.  Da quel momento il dott. Luigi Manzi di Casamicciola divenne fornitore di Garibaldi e del suo seguito allietando con la Sambuca fatta sull’isola nella sua piccola distilleria, i loro pasti. La storia di questo liquore inventato dal  Dott. Luigi Manzi a cui il Comune di Casamicciola, per meriti,  ha dedicato una strada, il famoso litorale,  si intreccia straordinariamente con gli avvenimenti storici del nostro Risorgimento. Il Manzi fu uno strano tipo di industriale patriota, che sapeva dimenticare ogni interesse quando si trattava di spedire cassette di liquore in cambio al posto dei quattrini, di opuscoli rivoluzionari che facevano infiammare il cuore degli onesti. Fu sempre pronto a sposare la causa rivoluzionaria per una Italia libera e indipendente. Egli sovvenzionò tanto Mazzini quanto il Regio Governo Sardo, tanto i napoletani esuli a Londra che Giuseppe Garibaldi. Il padre di Luigi Manzi era il proprietario delle attuali “Terme Manzi” di Casamicciola. E’ bene precisare subito che l’origine della denominazione è stata tramandata dallo stesso suo “inventore” Luigi Manzi, il quale, verso la metà del secolo scorso, in una lettera scriveva: “Produco un’anisetta fine che fà ottimamente allo stomaco dopo il pasto [chiamata Sambuca] per via dei sambuchelli, gli acquaioli

 

 

 

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delle parti mie [Napoli e l’isola d’Ischia] che vanno nei campi a dissetare i contadini recando loro acqua e anice” (documenti d’archivio della famiglia Manzi riportati da Vittorio Vitalini Sacconi, Gente, personaggi e tradizioni a Civitavecchia, Civitavecchia 1982, vol.II, pag.180). Di fronte al Castiglione, su di un’altra collina, si trova una grande pietra sulla quale venivano sacrificati al Dio

Sole, bianchi buoi, che servivano ad onorare la divinità splendente, tanto generosa con i suoi raggi verso l’isola. Per comporre la Sambuca il Manzi aveva usato come elemento principale: “il fior d’anice cinese”. Poi vi aggiungeva altri ingredienti che restarono il suo segreto di erborista. All’amico Giovanni Foschini che gli chiedeva perché avesse chiamato “Sambuca” il suo liquore, gli rispondeva: «L’ho chiamato Sambuca per via dei Sambuchelli, gli acquaiuoli delle mie parti, che vanno nei campi a dissetare i contadini e recano loro acqua e anice». La prima distilleria fu aperta ufficialmente a Civitavecchia, vicino alla chiesa di “Santa Maria” di fronte al mare. Produceva 48

bottiglie alla settimana. Luigi Manzi muore a Civitavecchia a 64 anni il 29 maggio 1873. E’di questi giorni la “scoperta”  dei fiori di sambuco da parte di un altro casamicciolese, solo che questa volta,  si tratta di una donna la sempreverde Luciana Morgera che per la passione messa in pratica con estrema dedizione per tutto ciò che di buono produce la nostra terra ischitana non ha bisogno di uletiore prsentazione. Secondo Luciana Morgera, questa pianta dai fiori meravigliosi e dalle bacche scure e succose è diffusissima in tutta Italia e si può utilizzare per tante preparazioni diverse. Non  un alberello qualsiasi, ma addirittura una strega nelle sembianze di una pianta. L’albero di Holda. Holda era una fata del folklore germanico medioevale, raffigurata come una giovane donna benigna dai lunghi capelli d’oro: abitava nei sambuchi che si trovavano nei pressi delle acque di fiumi e laghi. Si favoleggiava che Holda abitasse la pianta e i folletti il midollo. Gli elfi invece si rifugiavano tra i suoi rami Nelle leggende germaniche il flauto magico era un ramoscello di sambuco svuotato del midollo, che si doveva tagliare in un luogo dove non si potesse udire il canto del gallo che lo avrebbe reso roco: i suoni che se ne traevano proteggevano dai sortilegi I contadini tedeschi rispettavano a tal punto il sambuco che, incontrandolo per i campi, si levavano il cappello. Non osavano sradicarlo e, se volevano tagliarne un ramo, si inginocchiavano davanti alla pianta con le mani giunte pregando: “Frau Holda, dammi un poco del tuo legno e io, quando crescerò, ti darò qualcosa di mio.” Intorno alle fortezze e ai monasteri si piantavano sambuchi perché si diceva proteggessero case, orti, bestiame e abitanti da serpi, mali e malie, abitudine diffusa anche in Bretagna, Russia e Danimarca, dove erano considerati protettori della famiglia. Si diceva anche che i ferri di cavallo, strofinati con le sue foglie, non arrugginissero. Il sambuco aveva anche proprietà divinatorie: se in estate i suoi fiori erano gialli o di color ruggine, annunciavano un nuovo figlio. Un’infiorescenza piccola e sottile indicava un anno di siccità, se invece era grassa e robusta preludeva a un buon raccolto. Pare che il forte odore dei suoi fiori e delle foglie provochi malesseri o addirittura la morte. Esiste una credenza contadina secondo la quale Giuda si sarebbe impiccato a un albero di sambuco: da allora le sue bacche diventarono così amare da non poter essere mangiate.

 

                                                                                                 antoniolubrano1941@gmail.com

 

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