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Luigi Muro, l’ex sindaco all’attacco: «Non toccate l’ospedale di Procida!»

dell’on. Luigi Muro*

PROCIDA – Mi permetto di consegnare al pubblico dibattito alcune mie osservazione sulla questione “ospedale”, che in questi giorni sta alimentando molte passioni genuine e discussioni politiche o pseudo tali. Non voglio assolutamente affrontare il tema sollevato da qualche imbecille che, nonostante abbia sospeso volontariamente la mia esperienza politica attiva, mi tira in ballo addirittura ipotizzando una mia non meglio specificata attività volta a far chiudere l’ospedale! È utile ripercorre brevemente la storia degli ultimi sia per aiutare gli smemorati sia per informare molti giovani che ovviamente non possono conoscere i fatti che hanno portato alle conquiste sanitarie procidane.

La vicenda della sanità a Procida acquistò un grande slancio nel 1983 con la straziante morte di Maria Grazia Esposito, a cui fecero seguito la nascita di una grande protesta popolare che durò giorni e quella di un comitato civico, che per due elezioni consecutive fece eleggere propri consiglieri comunali. All’epoca si discuteva della mancanza di una struttura idonea, rimpiangendo le epoche pioneristiche dell’Albano Francescano. Nel 1995 un tragico accadimento segnò ancora duramente la nostra comunità: un elicottero, atterrato sul campo sportivo per trasportare un ragazzo, si ribaltò uccidendo un pilota e una nostra concittadina, la cara Gaetanina Scotto di Perrotolo, indefessa lavoratrice della sanità a cui poi giustamente fu intitolato l’attuale presidio sanitario. Nel giugno del 1996, nello stesso giorno in cui venni eletto sindaco per la prima volta, un aliscafo che usciva dal porto impattò contro la scogliera ribaltandosi e provocando la morte di quattro persone, tra le quali due nostre concittadine (le sorelle Cardito) e tanti feriti.

Da quell’ennesimo episodio nacque la consapevolezza che la questione non potesse essere ancora rimandata e, tenuto conto delle difficoltà per la realizzazione di una struttura decente a causa delle continue bocciature del progetto da parte della Sovrintendenza (la zona scelta era alle spalle della scuola media), presi la decisione di alienare l’attuale struttura (che era comunale) all’Asl. Fu una scelta molto avversata da larghi settori della politica, della società e finanche da una consistente parte del clero procidano, ma andammo avanti! Nel 1999 fu posta la prima pietra (nel senso che iniziarono i lavori) e nel dicembre del 2005 fu inaugurata l’attuale struttura. Ci fu una seduta del consiglio comunale aperta al presidente della regione e al direttore dell’Asl, nella quale insieme al comune si sottoscrisse un impegno istituzionale a non modificare l’organizzazione sanitaria se non con il consenso di tutti gli enti interessati.

Con la decisione di impugnare al Tar lo scellerato provvedimento ho pensato di offrire un contributo alla soluzione del problema nell’unico modo che ho sempre conosciuto e applicato: la tutela degli interessi procidani oltre ogni cosa. Quando ho rivestito ruoli istituzionali ho indirizzato il mio massimo impegno nel condurre battaglie politiche, amministrative e giudiziarie. Oggi che non ho ruoli rappresentativi ritengo sia utile a tutti sottoporre a verifica tecnica la legittimità di un provvedimento che definire scellerato è poco.

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Oggi la tutela politico-istituzionale è stata conferita al sindaco Ambrosino, che deve sentirsi rafforzato da ogni iniziativa in favore della permanenza dell’ospedale e che ci rappresenta tutti, insieme al consiglio comunale e alla giunta, quando siede in nome di Procida al tavolo delle trattative istituzionali al quale è chiamato a partecipare. Tanto ho avuto modo di comunicargli di persona in un occasionale incontro per strada di qualche giorno fa. Ci saranno il tempo e i luoghi per fare analisi e stabilire responsabilità, augurandoci di non dover discutere di un passo indietro per Procida.

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Io credo che sia necessario impugnare il decreto perché, al di là della promessa del governatore De Luca alla quale, per rispetto delle Istituzioni, vogliamo credere, esso prevede delle giuste deroghe per le altre isole, ma ingiustamente non per Procida! L’esperienza insegna che nel momento in cui un atto diventa definitivo è difficile poi agire diversamente. L’Asl non ci dà garanzie organizzative in tal senso perché sono anni che tenta (invano) di tagliare il Psa, come dimostra l’audizione presso la commissione sanità della regione dello scorso marzo! Ringrazio i consiglieri comunali che hanno firmato insieme a me il ricorso, le associazioni Casartigiani Proloco, Tam Tam Brasile e Consumatori. Per noi ora e sempre: Procida prima di tutto!

*ex sindaco di Procida 

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