CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA MALATESTA E poi all’improvviso non giocammo più

Era la primavera del 1966 e come sempre di pomeriggio stavamo organizzando la partitella di calcio con due squadre, ognuna di sei giocatori sia ragazzi che ragazze insieme. Io ero mezzala destra e venivo sempre chiamata perché amavo giocare, avevo un buon possesso palla, scartavo bene e passavo spesso (oggi direbbe che facevo assist) al centravanti o all’ala per far fare gol. Cosi come sempre, uno di noi si sedette a terra e un altro ci tirava per i piedi in modo da ammassare la sabbia. Poi con le falanghe delle barche facemmo la porta e con la farina la linea di centrocampo, ma non quella degli undici metri, tanto il rigore non lo davamo mai ma solo punizioni, magari senza barriera. Mentre stavamo giocando, Pasquale Saurino, detto Brish, si fermò sentendo dolore sotto al piede. Uscì poco sangue e andò subito nel nostro mare a disinfettare la ferita. Noi riprendemmo a giocare e anche lui. Nei giorni successivi Pasqualino veniva sempre con un calzino bianco alla spiaggia per paura che la ferita si infettasse dopo che era andato anche dal medico con sua madre Rosetta.

Erano passati circa sei giorni da quell’episodio, quando un pomeriggio ci trovammo io e lui seduti sul muretto del canalone a dire barzellette con le gambe penzoloni. A un certo punto, vidi una striscia rossa che dal piede saliva fin sulla coscia di Pasqualino, e gli dissi di andare subito casa a farsi vedere. Ci salutammo sorridenti con ancora un pezzo di pane e pomodoro in mano. La mattina dopo, eravamo tutti come sempre alle 8:00 fuori da Scaglione per poi andare a piedi a scuola, ma Pasqualino non arrivava. Allora io e Ninetta facemmo una corsa fino a casa sua ma vedemmo un’ambulanza e fuggimmo spaventate temendo per il nostro amico. Pasqualino morì di tetano tre giorni dopo e fu il mio e il nostro primo grande dolore. Aveva 12 anni e capii che non lo avrei rivisto più, mai più. Il tetano si impadronì di noi. La paura di poterci far male limitava i nostri giochi e le nostre corse scalzi sulla spiaggia. Ogni piccola ferita che ci facevamo ci faceva pensare al tetano. Rosetta e Giannino soffrivano tanto, ma per fortuna neanche un anno dopo la morte di Pasqualino nacque un altro bellissimo Pasquale Saurino con i colori del sole che tutti noi amavamo e andavamo spesso a salutare. Lui che oggi è sposato e padre di tre figli, due ragazzi e una ragazza, porta il nome e il cognome di chi ha trascorso i primi anni della sua vita a giocare con me e con tutta la “chiorma” della spiaggia. Cosi Rosetta e Giannino Saurino con i figli Domenico, Carmela e Pasquale, riuscirono in parte a superare quel dolore atroce. Noi invece, dopo la sua morte non giocammo più spensierati e preferimmo o stare seduti a raccontare o giocare con I giocatori Panini alla botta per ore e ore. La nostra spensieratezza era andata via con Pasqualino e io non ebbi il coraggio di andare al suo funerale, ma da dietro ai vetri della nostra stanza da pranzo piansi lacrime strane, silenziose, che mi facevano sussultare. Il mio amico caro andava via portando con sé un poco di tutti noi che fino a quel giorno avevamo creduto che solo le persone molto anziane morivano e non i bambini e i giovani, perché le mamme, facendoci la croce ogni mattina, dicevano che avevamo l’angelo protettore sulla spalla e noi ci eravamo sentiti invincibili fino a quel brutto giorno…

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