LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Buone imprese da buoni cervelli»

Quando i cervelli fuggono, nascono meno imprese. Non si tratta soltanto della partenza effettiva verso un paese diverso, magari una nazione differente, tipo dall’Italia verso l’estero. Il problema maggiore si palesa anche quando i cervelli, in alcuni casi, fuggono pur restando fermi. Allora è ovvio che nascano meno imprese.

Non solo intese nel significato di attività economica organizzata ai fini della produzione e servizi. Se vi comprendiamo soprattutto le azioni, individuali o collettive, cui corrisponde una certa importanza e difficoltà attraverso l’aspirazione a intraprendere un proposito, un programma, ad adottare una linea di condotta costruttiva per realizzare qualcosa, il concetto si amplia. E di molto. Più che star fermi, i nostri cervelli amministrativi si sono trincerati nell’abitudine. Fanno le stesse cose, dicono in serie le stesse cose, anno dopo anno, e ci costringono a subire il medesimo schema che riproduce se stesso.

Sono convinti al contrario di fare il possibile attraverso azioni sempre nuove e diverse. Dovrebbe ormai essere ovvio che se un cervello si nasconde nell’assuefazione, in ciò che ormai lui stesso produce – anche se non funziona o non produce vantaggi – adagiandosi perciò solo su ciò che conosce, è fermo. Con il tempo, accomodandosi su se stesso, potrebbe perdere addirittura le proprie facoltà principali, tra cui la flessibilità e l’adattabilità al cambiamento. Ecco che allora le “imprese umane” si ridurranno di numero. Saranno sempre meno, oltre che in quantità saranno scarse pure in qualità. La politica, anzitutto quella amministrativa, quella delle sei realtà diverse che ci compongono, è la grande assente di fronte alle possibili conquiste a vantaggio di Ischia.

Se “impresa” è anche sinonimo di azione, d’iniziativa, di opere, declinato nella consapevolezza che tutto ciò manca, ecco che torna l’immobilismo scambiato per movimento. Qualche mese fa, in genere mi capita di farlo spesso, chiesi ai sindaci se avevano un modo per rompere il modello per andare avanti insieme – magari adottando l’unione dei comuni e dei servizi – e dare slancio al territorio. Naturalmente non c’è stata risposta, a quanto mi è dato sapere, ma solo le solite dichiarazioni d’intenti che non si realizzeranno mai. Tuttavia una proposta potrebbe aiutare il movimento e diminuire l’immobilismo del cervello con la costituzione di un fondo comunale per i taxi che circolano per le strade isolane. Un fondo, insomma, realizzato dai comuni, per agevolare l’eco sostenibilità attraverso l’accesso al credito agli operatori del trasporto pubblico non di linea.

La concessione del finanziamento, in particolare, andrebbe conclusa per contribuire al rinnovo del parco auto esistente sostenendo l’acquisto di veicoli più ecologici, elettrici o ibridi. Potrebbe essere erogato nella forma di prestito a tasso fisso agevolato, da richiedere al comune di residenza, qualora vi fossero operatori decisi ad abbandonare l’auto a benzina o diesel per un’eco sostenibile, di durata variabile e a copertura dell’intero costo da sostenere. Naturalmente spingendo i lavoratori a innovare e crescere saremo di fronte a una piccola rivoluzione del servizio di trasporto, anche in servizi. I soldi da dove si potrebbe prenderli? Una parte dell’imposta di soggiorno. Attraverso l’erogazione del prestito potrebbe entrare in un regime completamento nuovo e “mettersi in movimento”. Non può esserci gloria nell’essere immobili. Ogni tanto bisogna usare la faccia di bronzo per liberare il cervello ed evitargli di fuggire lontano.

Ads
Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex