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L’Italia e la sua Liberazione, 72 anni dopo ecco quello che non è cambiato

Siamo al 72° anniversario dalla liberazione dell’Italia e dell’Europa dalla tragedia storica del fascismo e del nazismo, ma da allora sul terreno sociale nulla è cambiato, perché il capitalismo e l’imperialismo, che generarono quel disastro umanitario, dopo essere riusciti, coi meschini tradimenti interni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, a distruggere l’Unione Sovietica e l’intero mondo socialista realizzato nel secolo scorso, hanno ripreso a dominare assoluti il Pianeta determinando le nuove tragedie di oggi, anche perché per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata la Resistenza combattuta nel periodo 1943-1945 nel suo insieme non fu una rivoluzione proletaria socialista, il cui obiettivo fu sabotato dalle stesse forze politiche e militari della borghesia repubblicana e progressista che pure l’avevano combattuta e vinta.

Purtroppo furono sconfitti il fascismo e il nazismo di quel periodo, ma non il capitalismo e l’imperialismo economico, politico e militare che li avevano imposti per sopravvivere alla prima ondata delle rivoluzioni proletarie socialiste per eliminare ogni ingiustizia sociale e costruire il nuovo mondo socialista. Così dopo lunghi e tragici 72 anni le condizioni di vita dei popoli non sono cambiate rispetto ad allora, ma solo peggiorate in privazioni e tragedie d’ogni genere. Il mostro dai mille tentacoli che strozza in ogni ora del giorno l’esistenza dell’umanità intera si chiama capitale monopolistico; sistema bancario mondiale, capeggiato dalla Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europee, tutte private; strozzinaggio bancario; Agenzie di Rating, cioè Agenzie di valutazione delle società emittenti titoli sul mercato finanziario; libero mercato; concorrenza spietata e senza limiti; mercato finanziario; accentramento della ricchezza e della produzione; globalizzazione della produzione e dello sfruttamento del lavoro; dittatura dell’informazione e della formazione dell’opinione pubblica, affidata rigorosamente a conduttori e commendatori del regime e della dittatura politica e sociale dominante; eccetera.

Le conseguenze distruttive del dominio capitalistico e imperialistico sulla Terra diventano sempre più annientatrici dei bisogni di vita e della stessa sopravvivenza del genere umano, tra cui: il diffuso disagio sociale, tra cui quello giovanile senza prospettiva di lavoro e di dignità esistenziale; la disoccupazione dilagante; le iniquità in tutti i settori sociali; la ricchezza socialmente prodotta è nelle mani di pochi parassiti capitalisti, che gozzovigliano sulla fame del popolo; i ghetti abbandonati e invivibili delle periferie delle grandi metropoli; la prostituzione come fuga dalla miseria; la povertà che affligge, spinge alla disperazione e a procurarsi il cibo in qualsiasi modo possibile; le emigrazioni in massa di popoli alla ricerca di cibo e di una vita meno disperata; l’impossibilità della civile e umanitaria integrazione tra popoli ed etnie diverse; le guerre capitalistiche e interimperialistiche che assassinano le masse proletarie e popolari di intere nazioni; il mercato delle droghe; le mafie dalle mille facce, bene allevate dalla rapina capitalistica del frutto del lavoro altrui, attraverso lo sfruttamento che produce profitti; i ricchi hanno i soldi per curarsi e il popolo muore per la scarsa assistenza sanitaria pubblica; un potere politico e istituzionale della borghesia di destra, centro e centrosinistra soffocante e repressivo dei diritti e dei bisogni popolari, potere posto al servizio del capitale monopolistico bancario e finanziario; il terrorismo dalle tante facce – reazionario, religioso ed economico-finanziario -, che è l’ultima scellerata e universale conseguenza dell’infame ordine sociale dello sfruttamento e arricchimento padronale.

Dinanzi a questo mondo di ignobili disuguaglianze, discriminazioni, insicurezza della vita, apprensioni continue, che generano pure patologie cardiache, psichiche, diabetologiche e altre, indigenza e conseguente umiliazione dell’esistenza umana di masse sterminate di uomini e donne, di popoli e minoranze etniche, è riduttivo, per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata, difendere solamente la memoria storica della Resistenza antinazi-fascista, marciare o esaltarla semplicemente nei discorsi, come puntualmente avviene da 72 anni, senza rapportarla alla tragica realtà di oggi e porsi il problema della sua continuità e del suo completamento storico con gli strumenti politici, organizzativi e di lotta che ne garantiscano la vittoria e il raggiungimento degli obiettivi da raggiungere, consistenti nella conquista del potere e del governo proletario della società.

Il capitalismo e l’imperialismo, che circa un secolo fa gestirono e partorirono il fascismo e il nazismo per difendersi dall’avanzata del potere proletario in Europa, attualmente impongono la stessa politica economica e sociale repressiva di allora, ma lo fanno coi loro governi borghesi e con metodi e mezzi solo apparentemente meno spietati, perché la protesta proletaria è ancora debole e per loro non rappresenta un pericolo immediato di sopravvivenza. Fascismo economico, politico e repressivo era ieri e tale è oggi, è cambiata la forma ma non il contenuto. La repressione della protesta di classe del proletariato è sempre pronta e spietata. Lo vediamo nelle dure vertenze di lavoro e di difesa del patrimonio ambientale da parte del movimento operaio e progressista nei confronti degli affari speculativi delle multinazionali dell’energia e del trasporto terrestre,

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Oggi la Resistenza di 72 anni fa si chiama Rivoluzione proletaria socialista, l’unica che può liberare l’umanità dai mali denunciati, che può mettere fine ai governi borghesi, clericali e capitalistici dello sfruttamento e della repressione del movimento operaio e delle masse popolari, che può seppellire per sempre il pericolo delle efferatezze passate e presenti del fascismo e del nazismo, che può abbattere il sistema di rapina capitalistico e imperialistico, che può sconfiggere il potere economico e politico del capitale monopolistico con tutte le tragedie di cui ha coperto e copre la superficie terrestre, che può conquistare il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, che può liberare il lavoro dallo sfruttamento padronale determinando le condizioni per garantirlo a tutti e avviare la costruzione della società socialista lungo la strada che conduce all’edificazione di quella comunista.

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Oggi questo è il nostro 25 aprile della Resistenza e della Guerra Civile di Liberazione festeggiato il 25 aprile 1945, è il 25 aprile per la Rivoluzione proletaria socialista in Italia, di cui già ne abbiamo tracciato le linee strategiche e tattiche, è il 25 aprile della riconoscenza rivoluzionaria ai martiri di quella eroica e gloriosa epopea ed è il 25 aprile dell’impegno ideologico e politico del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista di lavorare instancabilmente per avvicinare il momento della conquista del potere proletario socialista in Italia.

Domenico Savio

Segretario generale del P.C.I.M-L.

domenicosavio@pciml.org

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