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L’asilo che non vedrà mai la luce costa 120mila euro l’anno

FORIO – L’asilo che non vedrà mai la luce costa 120mila euro l’anno. Soldi dei cittadini di Forio, gentile omaggio dell’amministrazione Regine. Un mare di soldi per chiunque. Ma ancor di più per un comune che rischia di annegare in un oceano di debiti. Un lascito che l’amministrazione di oggi, guidata da Francesco Del Deo, molti punti in comune, consiglieri ed assessori compresi, con l’amministrazione di ieri, continua ad onorare. Non potrebbe fare diversamente, si penserà. Ed invece no. Perché potrebbe disdire il contratto, tanto per cominciare. Soprattutto dopo aver appurato con certezza, certificata anche da relazioni e pareri tecnici, che quell’asilo non vedrà mai la luce.

Non avrebbe potuto fin dalla sua nascita, d’altronde. Perché quel progetto, nato male, gestito peggio, portato avanti con cieca e cinica perseveranza, sembrava un obbrobrio all’italiana – o alla foriana, fate un po’ voi – fin dall’inizio. Sottoposto al livello del mare, a due passi dalla costa, con una spiccata attitudine agli allagamenti. Insicuro, soprattutto con le piogge torrenziali invernali. Malsano, inospitale. L’ultimo posto sulla faccia della terra, almeno quella foriana, dove spedire bambini di età compresa tra 0 e 6 anni. Piccoli indifesi spediti nel peggior posto possibile per giustificare qualche finanziamento europeo, qualche progetto politico, qualche favore a qualche amico.

Eppure quell’asilo che non vedrà ma la luce e che costa – ancora oggi – 120mila euro l’anno, spicciolo più, spicciolo meno, è stato ideato con tutti i crismi della legalità. Pareri contabili, schemi contrattuali, delibere e determine. Non c’è un documento che sia fuori posto. C’è perfino il cappello ideologico, con tanto di richiamo al Consiglio Europeo di Lisbona e l’obiettivo del 33% di copertura territoriale dei servizi socio-educativi.

Retorica spicciola, tipica espressione del funzionario annoiato di provincia. In fondo questa è Ischia, mica Stoccolma. Ospedale a rischio, mezzi pubblici inesistenti, servizi minimi sui livelli di una qualsivoglia repubblica centraficana. E le scuole, meglio non parlarne, tra strutture fatiscenti, classi compresse, interi corsi professionali a rischio chiusura.

Aspetti collaterali, in ogni caso, alla vicenda. Perché il vero scandalo, qui, non è la retorica di qualche funzionario oppure il progetto abortito ed il finanziamento perso. Siamo in Italia, in fondo. Che delle opere incompiute e dello spreco di fondi pubblici è fiera portabandiera globale. Quello che stupisce, sdegna, lascia basiti è il fatto che il comune di Forio continui a versare la cospicua aliquota mensile per il fitto della struttura nonostante la consapevolezza che la stessa non si trasformerà mai nell’asilo tanto desiderato ma non per questo meno irrealizzabile.

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È una questione di mero buonsenso, niente di più. Perché dal 2009 – anno di stipula del contratto di fitto – fino ad oggi, quanti debiti si sarebbero potuti saldare, quanti fornitori pagare, quanti progetti realizzare con quel fiume di soldi? Ovvia domanda dalla risposta impossibile. Altra retorica, insomma. Che non elimina, però, il dato: l’unico vero affare lo ha fatto il proprietario dell’immobile. Gli unici a rimetterci sono i cittadini di Forio. Nel mezzo, ci sono due amministrazioni e due generazioni di amministratori che non sono riusciti a vedere oltre il loro naso e a tutelare, almeno per una volta, l’interesse collettivo. E la chiamano politica.

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