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PADRI (VERI O SPIRITUALI) E FIGLI ( FEDELI O DEGENERI) NELLA POLITICA ISOLANA

DI FRANCO BORGOGNA

Ha scritto Mizar, in settimana su questo giornale, che è bene che i figli ammazzino (in senso figurato) i figli, per innescare un processo di cambiamento. Generalmente è così, ma non sempre. C’è chi, pur essendo cresciuto all’ombra del padre, imbevuto della stessa passione civile e della stessa ideologia, è riuscito comunque a ritagliarsi una propria personalità e un proprio modo di affrontare i temi locali, come Gennaro Savio. Gli fa onore l’accorata difesa del padre, a cui – a suo avviso – il popolo di Forio non ha tributato una meritata riconferma a consigliere comunale. Gennaro è orgoglioso di suo padre. Ma lo accomuna al padre un’illusione e una contraddizione di fondo. L’illusione è che la società odierna abbia delle spaccature ben delineate, una divisione in classi secondo un’ottica ottocentesca, con i potenti e ricchi da un lato e i diseredati e dimenticati da un altro, per cui scegliendo di battersi per il fronte dei deboli, automaticamente c’è il “ ventre molle” del popolo che ti elegge a proprio paladino. Purtroppo non è così o non è più così. La teoria marxista leninista, che pure ha svolto un ruolo importante nella storia del mondo, non è ( più) la chiave giusta di lettura della” società liquida”. Oggi gli operai (quelli che restano) non sono iscritti alla CGIL e non votano comunista, ma Cinquestelle o Salvini. E non è vero che lo facciano solo perché il maggior partito della sinistra ( PD) è stato incapace di interpretare le istanze dei più deboli. E’ che la società ha subito trasformazioni tali, mutazioni genetiche così accentuate da imporre una lettura assolutamente diversa da quella dell’ottocento. Tante battaglie meritorie di Mimì Savio ma, per esempio, siamo sicuri che esista un abusivismo edilizio di necessità? O, perlomeno, che riguardi una fascia significativa di popolazione?

Certo, le migliaia di situazioni irregolari impongono comunque una sanatoria, una legge speciale che elimini un’odiosa spada di Damocle che pende sulla testa di troppi ischitani. Ma questa è altra questione! Sanità: giustissimo battersi per un riconoscimento del “ disagio dell’isola” e della necessità di forti presidi locali. Ma perché non contestare la decisione del Direttore Generale di attivare al Rizzoli un superfluo presidio per operazioni di cataratta?  Quando poi siamo in tale carenza da sospendere gli interventi chirurgici programmati? E’ risaputo che la semplice operazione di cataratta veniva fatta in maniera rapida e funzionale in strutture convenzionate della terraferma da ottimi medici per di più isolani. Ecco che allora la realtà è molto più complessa di quanto valutino Savio padre e figlio. Il popolo? Che cos’è il popolo? Una massa compatta ed indistinta di soggetti o una moltitudine di individui, di microgruppi, di settori portatori di interessi diversi e spesso contrapposti? In una società liquida, in cui ciò che è vero oggi non era vero ieri e non lo sarà domani, chi è in grado di distinguere nettamente una classe di “ deboli” da rappresentare e difendere?Dunque, caro Gennaro, non ti meravigliare se, combattendo per il popolo, il popolo foriano ha tradito. Ed è per questa “ liquidità” dell’attuale società che se ieri Giosi Ferrandino ideava l’odioso manifesto del bowling contro gli avversari ( o nemici?) politici al posto dei birilli abbattuti, oggi spara fuoco amico ( gli americani direbbero “ friendly fire”, gli inglesi “ blue on blue” dal linguaggio del wargame) sul povero Enzo Ferrandino. D’altro canto, che cosa vogliamo sperare in questo Paese nel quale Goffredo Mameli, compositore dell’inno italiano, morì in seguito a complicazioni di una ferita da arma da fuoco, sparata involontariamente da un commilitone? In un Paese in cui il fascista aviatore Italo Balbo fu ucciso da un “ cannone amico”, forse volontariamente? Anche il Consiglio comunale d’Ischia è liquido. Oggi fai parte della maggioranza,domani no o – al contrario – oggi fai parte della minoranza, domani chissà. Manca qualsiasi “ ancoraggio” a idealità, progetti, visione. Tutto viene pensato ed eseguito nel tempo breve. L’oggi è l’imperativo categorico e lo ieri può essere riveduto e smentito in qualsiasi momento e al domani ci pensa Iddio.

In questa “ liquidità” avviene che un giornale decida di condizionare la società a cui fa riferimento. Di farlo con linguaggio violento, minaccioso, divisivo, che imbarbarisce i rapporti umani che sono già logori di per sé. Su quest’argomento, sono state scritte parole inequivocabili. Mi permetto di aggiungere una sola considerazione: la stampa, specie quella locale, oltre che ad una funzione di corretta informazione, secondo i principi del Testo Unico dei doveri del giornalista del 3/2/2016 e oltre alla funzione di “ contropotere”, come scrive giustamente Paolo Chiariello, ovvero di controllo costante di ciò che ogni forma di potere (politico, imprenditoriale, istituzionale) mette in atto, oltre a tutto ciò, ha una funzione educativa, nel senso di sollecitare i lettori a sviluppare una autonoma capacità critica, riflessiva, di ragionamento. Ed una funzione di educazione al bene comune. L’esatto contrario del costante tentativo di denigrare determinati soggetti, di instillare odio gratuito e prefigurare inesistenti retroscena che esistono solo in un teatro immaginario ed orrifico. Non sempre i figli equivalgono i padri. A volte li superano, a volte gli sono inferiori, altre volte si “illudono” di essere migliori. Questo per i padri “ veri”.

Analogamente, per i padri spirituali, per i mentori, accade che l’allievo può ribellarsi al maestro o che il maestro – dopo aver plasmato l’allievo – lo distrugga per il desiderio di rimanere unico e inimitabile.“ Padri e figli” è il titolo di un importante libro dello scrittore russo Ivan Turgenev.  I protagonisti sono Arkadij Kirsanov, studente universitario e l’amico Evgenij Bazarov, che s’intrecciano con i loro padri. Il romanzo illustra  il conflitto generazionale tra padri idealisti, conservatori e figli antidealisti, materialisti, nichilisti. Bazarov è il figlio nichilista. Egli non uccide il padre né viene da lui ucciso, semplicemente muore di tifo e il padre ( con la madre) si commuove sulla sua tomba. Oggi non esiste più la possibilità di uno scontro generazionale tra “ nuovo” e “vecchio” tradizione e innovazione. In mancanza di valori consolidati, gli scontri hanno un’altra origine e un altro significato: la corsa alla primazia del potere, alla “ mors tua vita mea”. A volte padri e figli sono coinvolti, volontariamente o involontariamente, nello stesso vortice dell’insignificanza di un’attività politica autoreferenziale, senza visione, senza sostanza, senza fini, se non quelli di alimentare se stessi.

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