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STENDERE LE RETI AL SOLE, L’ULTIMA FATICA DOPO LA DURA NOTTATA DI PESCA LO “SPETTACOLO” CHE OFFRIVANO I PESCATORI DELLA MANDRA E DEL BORGO

Reti al sole specialmente sulla spiaggia della Mandra, sulla spiaggia di San Pietro e lungo il Ponte Aragonese, erano il pittoresco spettacolo che i pescatori di Ischia degli anni ’50 in giù, offrivano a se stessi, agli ischitani, ai forestieri e a quei primi turisti che all’epoca sbarcavano sull’isola. La “rezza” , ovvero, l’attrezzo principale del mestiere che quegli instancabili ed irriducibili uomini di mare e di pesca lo rispettavano come si può rispettare ed amare qualcosa di più caro e prezioso che si ha nella vita. Era in realtà il mezzo con cui si distinguevano in un lavoro duro che però amavano e onoravano col sacrificio e la passione per la pesca che assicurava loro il pane per la famiglia, e quando le cose andavano meglio, anche qualcosa in più del bastante guadagno. Stendere le reti al sole sulla sabbia calda della Mandra, di San Pietro e sugli antichi basoli e muretti del Ponte Aragonese che congiunge il Borgo di Celsa al Castello, era l’ultima fatica della mattina dopo la nottata di pesca praticata nel canale tra Ischia e Procida o al largo di San Pancrazio, nel Felice o davanti Monte Vico a Lacco Ameno. Una dura fatica segnata sui volti stanchi ma soddisfatti dei pescatori ischitani, specie se il pescato era stato abbondante e di qualità. Se la pesca non aveva dato il risultato positivo sperato, rimaneva naturalmente solo il continuo della fatica che li vedeva impegnati a curare la rete calata in mare poco prima e proteggerla dal deterioramento marino essendo l’attrezzo a quel tempo, a maglie di cotone o di filo doppio spagato detto filaccione. Il ritorno a terra con quelle lunghe barche a 3, 4, 6 e 8 remi con altrettanti pescatori a bordo di ogni singola imbarcazione da pesca con il carico dei pesci pescati e della rete intrisa d’acqua di mare ed alghe di risulta, per questo più pesante, metteva il buon umore, specie se alla spiaggia della Mandra,a Punta molino, a san Pietro ed alla scarpetta del muraglione delle Alghe ad Ischia Ponte, erano in attesa dei loro uomini, mogli e sorelle, fidanzate ed amiche, madri e nonne quelle più arzille, pronte a dare il proprio aiuto nella operazione si tirare sulla a secco le barche con tutto il carico. Giuseppe Silvestri di Lacco Ameno, esperto e studioso degli effetti della pesca a Ischia e dei suoi protagonisti ci informa sulla tecnica e maestria dei nostri pescatori, i quali per essere più precisi, adottavano tutti gli accorgimenti possibili per proteggere e custodire le reti. Quando calavano soprattutto la sciabica, ci ricorda Silvestri, evitavano con pazienza e maestria scogli ed altri ostacoli; più di una volta ci si fermava a controllare la corrente, che all’improvviso poteva anche cambiare direzione. Sulla spiaggia c’erano i cosiddetti spasari: tre pertiche, di cui due verticali ed una orizzontale, su cui venivano distese le reti perché si asciugassero alla perfezione. D’estate si distendevano direttamente sulla sabbia calda. Qualche pescatore addirittura staccava i galleggianti di sughero, per evitare che la loro umidità potesse trasmettersi al cotone della rete e ciò richiedeva peraltro che in primavera si dovesse ricucire tutta l’armatura. Altra operazione importante era quella di dare la tintura per rendere le reti scure e irrobustire il cotone o filaccione. Tutto si svolgeva sulla spiaggia. Si bolliva l’acqua in una grossa caldaia, vi si versava lo “zappino” (tannino) prima di immergervi le reti che poi si stendevano ad asciugare. Anche avere la disponibilità della legna da ardere era difficile, la si procurava per tempo raccogliendo pezzi di tavole o rami portati dalle mareggiate, all’occorrenza si scambiavano con i contadini pesci e legna. Oggi tutta questa accortezza, riferisce Silvestri, non è più necessaria: le reti, anche se bagnate, non subiscono alcun danno, poiché il nylon è molto resistente all’acqua, anzi la preferisce al calore del sole, dal quale deve essere protetto. Parlavamo sopra dello spettacolo delle reti al sole stese sull’antico ponte e penzoloni su solide pertiche conficcate nella sabbia della spiaggia dei pescatori alla Mandra, sulla spiaggia di San Montano a Lacco Ameno e di altre spiagge dell’isola. Esso all’occhio del turista, faceva parte del colore e delle usanze delle genti dell’antica Ischia Ponte. Scenari di un Borgo tutto immerso nella semplicità dei suoi mestieri e delle sue vecchie tradizioni vissute alla luce del sole con gli odori della brezza marina e col profumo delle alghe vive e colorate a stimolar le umide e sensibili narici di giovani ed anziani, di fanciulle e donne mature a trepidar o a compiacersi per i propri uomini sul mare che avvolte sa diventare anche cattivo e devastante.
antoniolubrano1941@gmail.com

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