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Geotermia a Ischia, la parola a Bartolo Garofalo

Gianluca Castagna | Ischia  «Quando sono venuto a sapere del progetto, le prime questioni che ho voluto affrontare sono state quelle relative alla sismicità e all’eventuale alterazione delle falde idriche termali».
Così il dott. Bartolo Garofalo, geologo che conosce bene tutta la documentazione relativa al progetto di un impianto di geotermia previsto a Serrara Fontana.
«Il sistema di risorse acquifere dell’isola d’Ischia è composto da tante falde sovrapposte e separate da strati impermeabili. La falda che interessa i termalisti è quella situata negli strati più superficiali. Quando si è posto il problema dell’influenza dell’approvvigionamento idrico che serve alla centrale sulle falde termali, si è pensato subito a compiere studi approfonditi. Li fece già la Safen 60 anni fa, attingendo acqua da pozzi più profondi. Studi che già all’epoca dimostrarono che non c’era alcuna influenza semplicemente perché non c’era alcuna interazione. Oggi, per il progetto in questione, si è scelto di fare una perforazione che arrivasse a una profondità tale, quella di 800 metri sotto il livello del mare, per stare ancora più tranquilli. Ora, per trovare un’ acqua sufficiente calda per il funzionamento di una centrale geotermica, non sarebbe stato necessario arrivare così in profondità. Si è scelto di farlo per escludere ogni rischio di contaminazione e/o alterazione. Il pozzo è impermeabilizzato lungo le pareti e non entra in contatto con l’acqua delle falde termali che incontra lungo il suo cammino. E’ come una cannuccia che succhia solo dal fondo. Anche nel caso della re-iniezione, l’acqua viene “soffiata” solo a quella profondità, in un punto così lontano da quello del prelievo da impedire ogni punto di contatto o interazione tra le due zone dove l’acqua viene prelevata e successivamente re-iniettata».
«Le scelte progettuali – continua Garofalo – non sono legate al caso, ma hanno tenuto conto di tutte queste osservazioni che sono descritte dettagliatamente nelle relazioni. Le dichiarazioni contenute nel comunicato dell’Unione Industriali e di Federterme sono basate sul fatto che nessuno si è preso la briga di leggere con attenzione queste relazioni. Tutti i timori sono legittimi – conclude il geologo – sono stato il primo a porsi il problema perché so che la risorsa termale è la fonte principale della nostra economia turistica. Studiando bene la documentazione e confrontandomi con colleghi esperti di geologia, sono però giunto alla conclusione che questo sia un falso problema, che la scienza progettuale abbia escluso a priori qualunque rischio reale o presunto in merito ad alterazioni o compromissioni delle falde acquifere termali».

 

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