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Un anno di reclusione per Emanuele Calafiore

Un esito processuale che convince ben poco, in particolar modo la difesa dell’imputato, che non a caso ha deciso di presentare ricorso in appello convinto di poter riuscire a dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti contestati del proprio assistito. Nella mattinata di ieri il Tribunale di Napoli ha infatti condannato alla pena di un anno di reclusione e 1.200 euro di multa il giovane lacchese Emanuele Calafiore, accusato di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso con un minore. I giudici hanno dunque accolto quelle che erano state le richieste del pubblico ministero, mentre l’avvocato Michelangelo Morgera aveva chiesto l’assoluzione per il Calafiore con la formula perché il fatto non costituisce reato. E nel corso della sua arringa difensiva ha spiegato e ribadito con forza come non ci fossero assolutamente elementi che potessero far pensare ad un’attività di cessione a terzi di sostanze stupefacenti messa in atto dall’imputato, vuoi per l’assenza di una serie di strumenti (quali bilancino di precisione ecc.) vuoi anche per una serie di testimonianze che si sono snodate nel corso del processo e dalle quali non è mai emerso in maniera chiara che il ragazzo fosse indicato inequivocabilmente come uno spacciatore, tutt’altro. Insomma, la difesa era convinta che ci fossero tutti i presupposti per giungere all’assoluzione ma così non è stato. Significa, semplicemente, che si è appena disputato il primo tempo di una partita che è ben lungi dal concludersi.

Emanuele Calafiore era stato rinviato a giudizio dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli “perché in concorso con il minore F.F. (nato il 29 gennaio 1999 e nei cui confronti si procede separatamente) illecitamente deteneva, al fine di spaccio, sostanza stupefacente del tipo hashish ed in particolare sette stecchette di sostanza vegetale resinosa del peso netto totale di grammi 31.66, corrispondente a ottanta dosi medie singole”. Ma Quella del Calafiore è sicuramente una vicenda caratterizzata anche da intrecci giudiziari davvero particolari. Nella notte del 4 agosto 2015 i carabinieri della Stazione di Barano, nel corso di un servizio antidroga, arrestarono con l’accusa di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacente il diciannovenne e per l’appunto l’altro minore. I due, a bordo di un ciclomotore Piaggio, alla vista della pattuglia dei militari dell’Arma, accelerarono all’improvviso dirigendosi verso via Spalatriello e attirando così l’attenzione dei carabinieri che li raggiunsero fino a fermarli e bloccarli. Sottoposti a perquisizione veicolare e personale vennero trovati in possesso del predetto quantitativo di droga nonché della somma di denaro di 67,50 euro, in banconote di piccolo taglio. Sia i soldi (ritenuti provento dell’illecita attività) che la droga vennero posti sotto sequestro. Al termine delle formalità di rito il casamicciolese venne tradotto al carcere di Poggioreale mentre il minore presso il centro di prima accoglienza dei Colli Aminei di Napoli. Il 5 agosto, al termine dell’interrogatorio di garanzia, il gip non convalidò l’arresto operato dai militari dell’Arma ed addirittura respinse finanche la richiesta del pubblico ministero di detenzione agli arresti domiciliari. Insomma tutto lasciava presagire per un epilogo diverso di questa vicenda con un proscioglimento ma, complice presumibilmente un improvviso “cambio di rotta”, il gip dott. De Ruggiero ha decise che il giovane isolano dovesse essere processato. E ieri, dinanzi alla II Sezione Penale, è arrivata la doccia fredda.

 

 

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