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Alluvione a Casamicciola, ascoltato il primo teste

Ieri mattina, presso la sede di Ischia del Tribunale, ha avuto di fatto inizio il processo per i danni causati dall’alluvione di Casamicciola nel 2009. Quattro gli imputati: i due ex sindaci del comune termale, Giosi Ferrandino e Vincenzo D’Ambrosio, e i due ex tecnici dell’Utc Silvano Arcamone e Simone Verde. Il giudice Capuano ha proceduto all’ammissione dei mezzi di prova e ha dichiarato aperta la fase dibattimentale. In programma vi erano le deposizioni dei primi due testi. Il maresciallo Battello, pur inizialmente presente, non è stato tuttavia ascoltato, perché gli orari del suo lavoro confliggevano coi tempi dell’udienza. È stato sentito quindi soltanto Vincenzo Lo Sinno, Ispettore superiore del Corpo Forestale dello Stato. Le domande del pubblico ministero riguardavano principalmente lo stato in cui versavano gli alvei delle principali “cave” casamicciolesi, deputate alla raccolta delle acque piovane. Secondo Lo Sinno, gran parte di queste cave erano completamente ingombre di fango e rifiuti di ogni genere, dal materiale edile di risulta alle carcasse di automobili ed elettrodomestici. L’Ispettore ha dichiarato che negli anni precedenti alla tragedia del 7 novembre 2009, quando il fiume di fango uccise la giovane Anna De Felice, il Corpo forestale aveva già segnalato tali criticità e i rischi cui si andava incontro con la mancata manutenzione degli alvei. Il pubblico ministero ha quindi richiamato una lunga serie di accertamenti, sopralluoghi, segnalazioni avvenute nel quinquennio che ha preceduto il disastro. Ha citato anche il sequestro avvenuto nel 2004 di un abuso edilizio proprio sulla sponda del letto di lava a Cava Negroponte.

Altro documento richiamato dall’accusa era costituito da un’informativa del marzo 2005 concernente un’altra cava, che si congiunge con via Ombrasco, le cui foto sono state mostrate e riconosciute dal testimone. La lunga teoria è continuata con l’illustrazione di una serie di sopralluoghi effettuati a Cava Fontana tra il marzo e il luglio del 2007, che venne sottoposta a sequestro dopo aver constatato l’ingente quantitativo di materiale edile di risulta che ostruiva l’alveo. La deposizione dell’ispettore Lo Sinno si è conclusa illustrando l’ennesima situazione di pericolo che venne riscontrata il 31 maggio 2008 presso via Santa Barbara. La segnalazione del rischio, tuttavia, secondo l’ispettore non ebbe alcun riscontro concreto. A questo punto è toccato alle difese controesaminare il teste. L’avvocato Nicolella ha chiesto se si era già verificato un evento di tale portata negli anni precedenti, mentre l’avvocato Tortora ha domandato se i controlli della Forestale avessero mai coperto anche la zona più a monte delle varie cave, interrogativo a cui l’ispettore ha risposto negativamente. Il penalista ha poi indagato sugli eventuali controlli effettuati dal Corpo forestale circa la competenza sulle opere di ingegneria civile da compiere. Il teste ha ribattuto che in ogni caso la Guardia forestale aveva comunicato ai vari enti, locali e provinciali, le situazioni di pericolo riscontrate.

La deposizione si è conclusa con un breve “dibattito” sulla competenza della manutenzione degli alvei. Su questo punto, l’avvocato Tortora ha fatto acquisire agli atti una comunicazione della Città Metropolitana al Tribunale delle Acque diretta a chiarire la competenza della Regione per tale manutenzione. Ricordiamo che lo scorso autunno la Città metropolitana inviò una nota al Comune di Casamicciola (che riveste il ruolo di responsabile civile nel processo): l’ingegner Maria Teresa Celano, della direzione Ambiente dell’ente metropolitano, scriveva che l’ormai consolidata giurisprudenza del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche presso la Corte di Appello di Napoli ha escluso che la conservazione e manutenzione degli alvei spetti all’ex Provincia di Napoli, e che il medesimo tribunale aveva anche chiarito che laddove debbano essere realizzati interventi di manutenzione straordinaria la competenza appartiene in via esclusiva alla regione Campania, mentre nel caso di manutenzione ordinaria deve intervenire il Consorzio di Bonifica competente per territorio, come è stabilito dalla legge regionale n.4/2003. Tuttavia, poiché l’isola d’Ischia non rientra nella competenza consortile, la Città Metropolitana ritiene che ogni eventuale intervento debba essere realizzato dalla Regione Campania. Al di là del ruolo che tale orientamento giurisprudenziale potrà giocare nel processo in corso, va ricordato che esso è ormai prossimo alla prescrizione, che dovrebbe intervenire di fatto nelle prossime settimane. L’avvocato Tortora sembra comunque intenzionato a non chiederne il riconoscimento e a continuare il processo, che è stato aggiornato al 27 aprile.

Francesco Ferrandino

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