LE OPINIONI

IL COMMENTO Quale Piano di Protezione Civile per Ischia?

DI GIUSEPPE LUONGO

La domanda nasce in seguito alla notizia apparsa sulla stampa in questi giorni sulla realizzazione del Piano di Protezione Civile dell’Isola che risulterebbe un piano di coordinamento intercomunale. I tecnici ai quali sarà affidato tale Piano dovranno conferire uniformità e coerenza ai risultati ottenuti nei piani dei comuni ai fini di conferire l’unitarietà delle azioni da attivare sia in tempi di “pace” che durante le crisi. Questa attività è nota a quanti operano nello studio delle caratteristiche fisiche del territorio (geologia, idrogeologia, morfologia) e il lavoro viene affidato a più gruppi di ricerca, affidando a più gruppi di lavoro l’area da esplorare, ai fini di contenere i tempi della realizzazione dell’opera. I punti delicati di un tale lavoro sono almeno due; il primo è l’unitarietà del metodo di lavoro e il secondo l’omogeneità dei risultati ai confini delle aree investigate da ciascun gruppo di lavoro. Entrambi i compiti sono assegnati al Responsabile tecnico del Progetto. Dopo questa premessa, importante e forse trascurata, bisogna comprendere quali siano i rischi per i quali si prepara il Piano di Protezione Civile. Il Piano in genere ha due parti, una parte tecnica di conoscenza del fenomeno dal quale ci si vuole difendere, mitigandone gli effetti, con opportune azioni sia di lungo periodo che di breve periodo e una seconda parte destinata alla comunità esposta per i comportamenti da tenere in caso di crisi per l’approssimarsi di un evento intenso e potenzialmente catastrofico. Tra le azioni estreme bisogna contemplare anche l’evacuazione temporanea del territorio urbanizzato.

La mitigazione del rischio è finalizzata alla resilienza del territorio per evitare che eventi straordinari mettano in crisi profonda per lungo tempo le condizioni socioeconomiche della comunità investita. Una comunità preparata è una comunità resiliente. Questo obiettivo si raggiunge, nel lungo termine, con la pianificazione dell’uso del territorioe, nel breve termine, allontanando le persone dall’area esposta. Questi obiettivi si programmano attraverso la profonda conoscenza del territorio e con un sistema di monitoraggio che consenta di rilevare i fenomeni precursori degli eventi estremi. Nell’isola d’Ischia i rischi naturali sono l’idrogeologico, il sismico e il vulcanico. Dei primi due la comunità dell’Isola ha avuto esperienze recenti, mentre per il rischio vulcanico bisogna rifarsi agli storici e ai vulcanologi che hanno studiato la storia eruttiva di Ischia. Chi vive nell’Isola ha scelto con consapevolezza o meno il livello di rischio accettabile, ma questo concetto dovrebbe far parte della cultura locale e coltivato da chi amministra il territorio. Questo tema è importante perché chi osserva dall’esterno la densità abitativa delle aree a rischio esprime un giudizio severo sulla salute mentale di chi ha fatto una tale scelta. Invero chi si documenta sul rischio ha scelto di operare in quell’area perché ritiene di avere più vantaggi in termini globali, anche di qualità della vita, che danni. Da questo concetto nasce la scelta della definizione del rischio accettabile e, quindi, da cosa difendersi.

Ischia è la terza area vulcanica del napoletano ed è la sola che manca della mappa di pericolosità vulcanica ufficiale.

Questo dato non può essere trascurato come è stato fatto in questi anni per evitare allarmismi che potessero causare danni all’attività turistica. Se non si affronta il problema in un momento favorevole di silenzio del vulcano si rischia di lasciare spazio a voci incontrollate e lasciare l’Isola impreparata. Comprendo che un Piano di Protezione Civile che debba prevedere anche un evento eruttivo, oltre l’idrogeologico e sismico, produce un certo rigetto. Alcuni anni fa il Responsabile del Dipartimento della Protezione Guido Bertolaso lanciò l’ipotesi della possibile ripresa di attività nell’Isola, ma fu un falso allarme, sorto dal nulla. Oggi un Piano di Protezione Civile di Ischia che preveda un’eruzione, deve programmare tra le azioni da attivare l’evacuazione dell’Isola, ma ciò fa tremare le vene e i polsi al decisore di turno, così si rinvia.

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