CULTURA & SOCIETA'

Questa notte arriva la Befana, tanto attesa dai bambini: il lancio sull’isola di balocchi e Green pass nell’allegorica vignetta dell’artista Angela Impagliazzo

RICORDO DELLA “BEFANA POVERA” A ISCHIA DAGLI ANNI ‘20 AGLI ANNI ’50. Nelle calze i bambini trovavano poche cose: qualche mandarino, fichi secchi, delle caramelle, dello zucchero d’orzo fatto in casa, delle castagne, delle noci, dei lupini e della marmellata d’arance ed anche qualche fetta di pane con il sanguinaccio spalmato sopra , come accade a noi in un lontano 5 gennaio notte del 1947, subito dopo la seconda guerra mondiale. All’epoca, pur avendone la possibilità, c’era poco da comprare e la befana se la cavò con veramente poco per i nostri…gusti.

Diciamolo subito, questa notte arriva la Befana, se arriva, e ad Ischia nonostante il coronavirus che ci affligge si ha una paura matta non tanto per il Covid-19, quanto invece del… carbone. Quindi gli ischitani di fronte al dilemma: avere più paura della pandemia o della Befana che arriva in piena rilanciata emergenza sanitaria? Gli “agitati” ed i possibili “colpiti” lo sanno, sono gli “adulti” ed i politici. Sono quelli che pensano ancora al Comune Unico, sono tutti quelli che un paio di anni fa avevano avversato l’opera pubblica del nuovo parcheggio “Jolly” di Porto d’Ischia il cui utilizzo si è poi rivelao per ischitani e turisti una manna caduta dal cielo. Temono altresi il carbone coloro che hanno tentato, senza riuscirvi, di rendere la vita difficile al Comandante della Capitaneria del Porto di Ischia, perchè impediti a fare i propri comodi nel nostro mare al largo delle nostre spiagge.

ANCHE LA CALZA DELLA BEFANA ALL' UNCINETTO
ANCHE LA CALZA DELLA BEFANA ALL’ UNCINETTO

Temono il carbone tutte quelle persone avide ed insensibili che non hanno teso una mano a chi ne aveva bisogno. Oggi grazie a Dio, funziona a pieno ritmo la solidarietà della Caritas di Ischia con l’operato mirato dei suoi volontari e volontarie. Temono il carbone tutti quelli che avevano criticato l’ottimo operato pastorale degli otto anni ischitani del Vescovo Lagnese trasferito all’ importante Diocesi di Caserta. Sui carboni… ardenti della Befana 2022 di questa i notte saltellano in special modo alcuni foriani e casamicciolesi per la nota vicenda degli anacronistici diritti di patronato dal sapore medievale che giustamente che l’ex vescovo di Ischia Lagnese con decreto vescovile aveva abolito. Temono il carbone i ”senza Dio” locali con Vuoso in testa “rifiutarono” il presepe in famiglia , nelle scuole e sulla balconata del Comune d’Ischia che quest’anno per altro non è stato realizzato ma sostituito da una bella ed elegante illuminazione natalizia di Piazza Antica Reggia proprio davanti al Comune. Temono il carbone tutti coloro che disturbano il prosieguo dei lavori dell’importante opera pubblica del parcheggio della Siena a Ischia Ponte xche si sta realizzando con l’ impegno oneroso di un privato, l’avv. Mario Santaroni. Temono in fine il carbone chi ha lasciato che lo storico Ponte aragonese mostrasse in tutti questi anni, di sè a lungo il suo peggiore look, e tutti quegli amministratori comunali dell’isola che nell’arco dell’’anno che è andato via, non hanno fatto appieno il proprio dovere per il bene della comunità.

IL CARBONE CHE TERRORIZZA I GRANDI RISULTATI POSITIVI ALLA CATTIVERIA
IL CARBONE CHE TERRORIZZA I GRANDI RISULTATI POSITIVI ALLA CATTIVERIA

Ma questa notte del 6 gennaio,che porta all’ alba del giorno festivo dell’Epifania, arriva Befana, la vecchietta tanto amata dai bambini e dai genitori che devono impersonificarla, e che, la befana, nel buio della tarda sera e della notte, idealmente si calerà nel nero camino per penetrare nelle camerette dei piccini, per lasciare accanto al loro letto i doni che si saranno meritati e qualche pezzo di carbone (non manca mai) per chi ha fatto il cattivello o la cattivella. Questa è la dolce e bella favola che per questa edizione della Befana 2022 in tempo di emergenza sanitaria da coronavirus e di difficoltà economiche delle famiglie non deve essere negata ai bambini. Non si può dire ai piccini ed ai grandicelli che ancora credono nella vecchietta che vola sulla scopa col grande sacco di doni, che questa notte la Befana non viene per colpa del Covid-19, del contagio dal virus, e delle regole da rispettare.. I Bambini che aspettano la befana per un anno intero e magari le hanno anche scritto la letterina come si faceva ini passato, non lo capirebbero, Quello della Befana è un rito secolare. sacro e tradizionale, che anche noi adulti aspettiamo per “farci la Befana” a modo nostro. In un tempo normale avremmo gioito sapendo che i negozi specie le boutique alla moda e le gioiellerie per l’occasione avrebbero osservato un orario di chiusura speciale Naturalmente la “spesa” sarebbe stata consentita solo a chi se lo poteva permettere. Chi invece non avrebbe potuto, si sarebbe dovuto accontentare di un paio di pantofole…all’ultima moda. E sarebbe stato lo stesso Befana. Tempo addietro la si faceva ai Vigili Urbani, ma è storia vecchia e dimenticata. Ora, però vorremmo capire la provenienza della Befana e spiegarvelo nel modo più riassuntivo possibile.

LA LETTERINA ALLA BEFANA
LA LETTERINA ALLA BEFANA

Ci proviamo. Non sappiamo in che paese o regione italiana è “nata” la Befana, ma si comincia a trovarne delle tracce nel XIII secolo. E già da allora, questa festa è divenuta una delle più importanti e attese per i bambini. Possiamo dire che la ricorrenza di recente, ossia qualche decina di anni fa, fino ad oggi, si è decisamente rilanciata da sola, sfidando momentanee soppressioni ed attacchi continui dallo stesso Babbo Natale che vuol fare da padrone. Ma i bambini, le mamme, i padri. Gli zii ed i nonni che amano la tradizione e l’affascinante favola della befana, non ci stanno e sostengono questa festa dalla tenuta intramontabile. L’isola d’Ischia è ben allineata e fedele su questo fronte. Nella convinzione-fantasia popolare, la Befana è una piccola vecchia strega bisbetica che intimidisce i bambini ma allo stesso tempo è una donna di buon cuore che porta dei doni ai bambini buoni. Ci sono più versioni sulla leggenda della Befana: la prima è legata ai tre re Magi. Un giorno, i re Magi sono partiti carichi di doni (oro, incenso e mirra) per donarli al Bambino Gesù. Hanno attraversato molti paesi guidati da una stella cometa e in tutti i posti che passavano, gli abitanti accorrevano per conoscerli e unirsi a loro. Solamente una piccola vecchia si è rifiutata di seguirli. La mattina seguente, pentita, ha deciso di raggiungere i tre Magi ma che erano già lontani. Per questa ragione la vecchia non ha mai visto il Bambino Gesù e, allora, ogni anno, tra la notte del 5 e il 6 gennaio, ossia questa notte 6 gennaio 2022, volando su una scopa con un sacco sulle spalle, passa nelle case portando ai bambini buoni i doni che non ha potuto donare a Gesù. Sono lontani i tempi in in cui nelle calze i bambini trovavano poche cose: qualche mandarino, fichi secchi, delle caramelle, dello zucchero d’orzo fatto in casa, delle castagne, delle noci, dei lupini e della marmellata d’arance ed anche qualche fetta di pane con il sanguinaccio spalmato sopra, come accade a noi in un lontano 5 gennaio notte del 1947, subito dopo la seconda guerra mondiale. All’epoca, pur avendone la possibilità, c’era poco da comprare e la befana se la cavò con veramente poco per i nostri…gusti. Oggi è tutt’altra storia. La Befana viene, lascia e se ne va. Fiaba e realtà si nascondono in una calza piena e colorata nonostante lo stato di emergenza di contagio da coronascirus-covid19 faccia il guastafesta.

Foto Giovan Giusepe Lubrano Fotoreporter

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