LE OPINIONI

IL COMMENTO Giornata della Memoria per le vittime meridionali del Risorgimento

DI BENEDETTO MANNA

Il 27 gennaio si è celebrata la Giornata della Memoria per le vittime di fede giudaica, sotto il nome di Shoah, circa 6 milioni, per i superstiti e benefattori dell’Olocausto, atrocità abominevole del secolo scorso. Paradossalomente, oggi le stesse vittime di allora diventano i carnefici, per mano di chi in maniera sanguinaria e criminale li rappresenta, delle popolazioni che rivendicano gli stessi diritti di sovranità, riconosciuti a coloro che sono stati annientati nella storia dall’antisemitismo e antisionismo: il popolo palestinese. Il genere umano, o meglio, il cosiddetto homo sapiens sapiens, sembra non saper sottrarsi dalle discriminazioni atroci nei confronti dei propri simili. Così la storia è stata e viene costellata da costanti episodi di genocidi e continui tentativi di soffocamento delle rivendicazioni di territorialità ed etnia, basti pensare agli indiani d’America, agli aborigeni dell’Amazzonia, alle popolazioni curde, armene, e così via, senza via di scampo per aneliti di libertà, di convivenza civile e di pace. L’Umanità non ha cuore, questa è la cruda verità, nonostante i continui appelli di Papa Bergoglio di ascoltare profondamente il proprio animo per far abitare l’amore, il perdono, il sentimento di misericordia e fratellanza, per risolvere contrasti, conflitti e dare prospettive di vita dignitosa e benessere a tutti per un mondo veramente in pace, in armonia sulla Terra, che ci ospita e che va rispettata e non sfruttata scelleratamente, proprio per non determinare diseguaglianze e sopraffazioni. Orbene quando è opportuno e ci si ravvede, sempre incautamente e colpevolmente a posteriori, c’è il “mea culpa” e si celebrano, oltre quella citata internazionale, le Giornate della Memoria, europea e nazionale, in ricordo delle vittime del terrorismo (rispettivamente 11 marzo e 9 maggio); nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro (seconda domenica di ottobre). In più in Italia è stata istituito il 30 marzo 2004 IL GIORNO DEL RICORDO, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno, per gli eccidi ai danni della popolazione italiana che si verificarono tra il 1943 e il 1947 per mano dei partigiani jugoslavi, tra le 5mila e le 10 mila virttime: LE FOIBE.

Con la Shoah e le Foibe parliamo di un massacro razziale, di un eccidio perpetuato ai danni di una particolare etnia. Due tragedie da condannare, senza giustificazione, dove la brutalità, la bestialità, l’odio e l’orrore hanno prevalso sull’umanità. Una rappresenta un vero e proprio sterminio programmato, con inclusi nell’Oloocausto anche 11 milioni di vittime, divise tra oppositori politici, malati di mente, disabili, rom, sinti, testimoni di Geova, slavi e omosessuali; l’altra un odio razziale generato da contingenze storico – politiche. Non può mancare a questo punto porre all’attenzione della nostra storia italiana quella guerra civile che fu chiamata BRIGANTAGGIO. Se si ha cura di guardare cosa si nasconde sotto la frettolosa formula del «brigantaggio» post-unitario, superando l’oblio storografico, si è di fronte a un fenomeno variegato e scomodo, che solo una lettura miope potrebbe ridurre alla vulgata di una criminalità comune nata dalla povertà atavica delle regioni meridionali, che solo la caduta dei Borbone di Napoli ha superficialmente tinto di moventi politici. La storiografia, spesso, è scivolata lontana dal tema o lo ha biecamente piegato a criteri ideologici di contrapposizione tra «sudisti» e «nordisti». Ci vuole una ricostruzione sistematica, oggettiva, meditata, con pareri contrapposti degli eventi, che portarono l’Unità dal 1860 ad oggi. Si oscilla invece tra una narrrazione romantica del Risorgimento, popolata da eroi, tutti patria, ideali e coraggio, e quella che vuole giustificare l’annessione militare dei Savoia, resa possibile grazie a solidi appoggi internazionali (v. Cavour), con la determinazione delle svantaggiate condizioni socio economiche del SUD. In entrambi i casi si mette la verità sotto il tappeto, e guarda caso a svantaggio dei “colonizzati” del Meridione, che avrebbero dovuto “risorgere”, senza ribellarsi, non comprendendone il perchè. Occorre invece scrivere una storia del Risorgimento che non c’è ancora sui libri di scuola. Il SUD ha bisogno di verità storiche che gli restituiscano la dignità che gli compete. Non è solo il FURTO sistematico delle sue risorse economiche, iniziato con l’Unità (meglio ANNESSIONE) ed aggiornato con la legge Calderoli della spesa storica, ma quello della sua IDENTITA’, banalmente riassunto nell’eterna “questione meridionale”, nella storia raccontata dai vincitori e che oggi rischia di essere definitivamente consolidata con la legge sulla AUTONOMIA DIFFERENZIATA: LA SECESSIONE DELLE REGIONI RICCHE DEL NORD, richiesta dai soliti governatori del Nord, Bonacini compreso. LA GRANDE BALLA DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE. Si valuta un numero superiore a 60.000 vittime civili (dagli Archivi Militari di Stato, non ancora definito), conseguenti alla brutale repressione operata dal Regio Esercito Italiano sulle popolazioni meridionali “colpevoli” di essere coinvolte nel fenomeno più ampio definito ‘Brigantaggio’. Tra esse vanno ricordate quelle sterminate in Campania neIle rappresaglie di Auletta, Montefalcione, Pietrarsa. In particolare si vuole ricordare i tragici accadimenti avvenuti nel paese di Pontelandolfo (BN), che, con la strage del 14 AGOSTO 1861, fu messo a ferro e fuoco, insieme ai suoi abitanti ( si valuta tra i 400 e mille, incluse donne e bambini vittime delle peggiori atrocità), sorpresi nel sonno, dall’esercito sabaudo, al comando del vicentino Pier Eleonoro Negri, inviato per rappresaglia ordinata dal Gen. Enrico Cialdini.

Il 14 Agosto 2011, l’ON. GIULIANO AMATO, a nome del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITÀ, partecipò alla rievocazione dell’episodio, porgendo le SCUSE UFFICIALI dello Stato alla popolazione di Pontelandolfo. Non può pertanto mancare UN’ELABORAZIONE COLLETTIVA DI QUEL LUTTO con l’istituzione di una GIORNATA DELLA MEMORIA per tutte le vittime meridionali del RISORGIMENTO, proprio scegliendo il 14 AGOSTO, GIORNO DELLA STRAGE DI PONTELANDOLFO, nell’ambito di iniziative tese alla ridefinizione storica di quella fase che creò, accanto alla questione meridionale, lo status di cittadini di serie ‘B’ per gli Italiani del Mezzogiorno. A onor del vero bisogna dire che non sono mancate in merito presentazioni di proposte istituzionali nazionali di legge, di interrogazioni parlamentari, di mozioni in diversi Consigli Regionali (Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Sicilia), anche se con date celebrative differenti, a secoda dell’evento tragico preso in considerazione. Si pensi all’ultima mozione presentata in Campania, con data 6 agosto per l’intervento armato contro i lavoratori di Pietrarsa. A Casalduni (BN) si è inaugurata anche la prima via della memoria con al centro i mattoni con i nomi di città-vittime di eccidi o rappresaglie. Nonostante tutto, non si è giunti ancora ad una consapevolezza a livello nazionale da far prevedere ufficialmente tale giornata, come invece altre situazioni storiche, come predetto, hanno meritato. E’ però opportuno, accanto alla sacrosanta questione economica e sociale del paese intero, riconoscere le ragioni e i diritti delle popolazioni meridionali per RICOMPORRE LE DUE ITALIE. Diversamente i problemi del SUD, quelli sociologici profondi verranno ridotti a folklore, patologie da “terroni”, nostalgie di un passato, relegato alle istanze (i Neoborbonici) che RIEMERGONO CARSICAMENTE, perchè non analizzati correttamente dalla storia ufficiale di questo paese, anche se riconosciute marginalmente dalle più alte istituzioni della Repubblica. L’istituzione della GIORNATA il 14 agosto, avrebbe un valore simbolico per tutte le vittime, attribuibili all’intero evento, che gli storici ufficiali hanno definito “Brigantaggio”  e, come scopo principale, la restituzione dell’onore ai caduti, “tutti”, “briganti e soldati”, “cafoni e galantuomini”, senza nuove ferite e sentenze storiche su un processo, quale l’Unità della Nazione, forse ancora incompiuto. Poiché l’emigrazione dal SUD non si è mai interrotta, in conseguenza della CELEBRATISSIMA UNITA’ D’ITALIA, e che potrebbe solamente subire una ulteriore accelerazione dalla “ SECESSIONE DELLE REGIONI RICCHE DEL NORD”, realizzata in salsa LEGA NORD, a chi sta a cuore il riscatto delle popolazioni meridionali, storico, politico, economico, identitario, rimane l’obbligo di mantenere vivo il ricordo dei tragici eventi del 1860 ovvero delle modalità con cui fu realizzata l’UNITA’, attraverso iniziative legislative, anche su scala regionale, indagini storiche, dibattiti, etc., con la RIPROPOSIZIONE ESPLICITA di un vero e proprio “BRIGANTAGGIO CULTURALE”, in un paese mai realmente unito e che oggi si vuole di nuovo “DISARTICOLARE”, a vantaggio dei soliti noti, quelli del 1860!!!.

* INGEGNERE

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