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Numeri impietosi, il coronavirus “cancella” le vie del mare

I dati sui flussi di passeggeri e veicoli nei collegamenti marittimi fotografano la situazione senza precedenti che sta vivendo l’isola alle prese con la lotta al Covid-19

Verrebbe voglia di imitare il compianto Beppe Viola, se la situazione non fosse invero così seria. Di fronte a un inguardabile derby Milan-Inter finito a reti inviolate, senza alcuna azione degna di essere ricordata nel servizio televisivo serale de “La Domenica Sportiva”, il grande giornalista decise di mandare in onda le immagini della partita dell’anno precedente, assai più gradevoli e significative. Una trovata geniale, che tuttavia gli valse una solenne sfuriata da parte di Tito Stagno, responsabile della trasmissione.

E di fronte a un’isola che sta accogliendo la primavera con strade e alberghi vuoti, anche a noi verrebbe voglia di “trasmettere” parole e immagini degli anni scorsi. Ma la realtà è inaggirabile, tocca quindi ricomporsi e illustrare in qualche modo gli effetti che la “quarantena” imposta a tutto il Paese sta facendo sentire, a ogni livello, anche qui. Le persone sono costrette a rimanere in casa il più a lungo possibile, unico strumento finora in grado di frenare il contagio da coronavirus, mentre i nostri medici e infermieri combattono in prima linea e senza sosta. Le città sono sospese in una quiete irreale, mentre la primavera timidamente prova a sostituire un inverno piuttosto mite dal punto di vista climatico. Ma è proprio questo il periodo che ogni anno nelle località turistiche come Ischia il meccanismo dell’industria alberghiera locale si rimetteva in moto per accogliere i tanti ospiti, che con l’arrivo della bella stagione affollavano i vari luoghi dell’isola.

Spesso capitava che il meteo incerto arrivasse a guastare i primi “ponti” festivi, attesi dagli addetti del settore per prendere le misure alla stagione che andava a iniziare, ma purtroppo quest’anno le strade e gli alberghi vuoti non sono soltanto un episodio contingente, bensì una circostanza strutturale di un periodo i cui effetti giocoforza si faranno duramente sentire a lungo. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo per fare ipotesi su quanto potrà durare, ma i numeri attuali possono dare un’idea della tendenza in atto, e delineare le prevedibili pesanti conseguenze sull’economia locale. Naturalmente tutti siamo in grado di immaginare che la differenza dei flussi turistici sia paurosamente in passivo, ma abbiamo indagato per dare una dimensione più precisa al calo verticale che da un anno all’altro il comparto turistico isolano sta sopportando, e di riflesso anche alla Compagnie di navigazione.

Nel marzo di un anno fa il flusso di passeggeri superò ampiamente le centomila unità, sia in arrivo che in partenza. Stridente il confronto col mese che sta per finire: il dato complessivo parla di soli 25mila sbarcati e altrettanti partiti

A tale scopo abbiamo chiesto alla Capitaneria di Porto di Ischia, guidata dal comandante Andrea Meloni, di fornirci i dati, aggiornati a due giorni fa, dei flussi di passeggeri e veicoli in arrivo e in partenza per l’isola, nei mesi di marzo 2019 e marzo 2020. Un confronto pleonastico, ma comunque illuminante come solo i numeri sanno essere. Ebbene, mentre l’anno scorso il totale dei passeggeri in arrivo era pari 106.832 e quelli in partenza a 102.873, quest’anno il computo complessivo del mese è di 25.579 passeggeri sbarcati, e di 25.681 partiti. Un calo quindi di circa l’80% del traffico, che si riflette anche nei numeri della movimentazione di veicoli. A fronte di 12.549 veicoli sbarcati e di quasi altrettanti partiti (12.380) nel marzo di un anno fa, nel 2020 si arriva a fatica a cinquemila veicoli, sia in arrivo che in partenza. Una vera e propria voragine. Sullo scalo di Forio, mentre un anno fa arrivavano circa 3.500 passeggeri e ne partivano altri 4500, nel mese che si sta concludendo i numeri sono più che striminziti, con 269 persone sbarcate e 325 in partenza. All’altro estremo, a Ischia nel porto più grande dell’isola, i flussi in arrivo sono passati dai quasi 80mila passeggeri del 2019 ai poco più di 20mila di quest’anno: cifre simili anche per le rispettive partenze (74mila un anno fa, 20mila nel 2020). Le proporzioni di questo calo (dal 75% all’80% in meno) sono riscontrabili quasi specularmente anche nei dati registrati nell’altro grande scalo isolano, quello di Casamicciola, dove agli oltre 24mila passeggeri (sia in arrivo che in partenza) di un anno fa, si è passati ai circa cinquemila di quest’anno. Un saldo passivo pesantissimo alla vigilia della settimana di Pasqua, che tradizionalmente segna l’inizio vero e proprio della stagione turistica isolana, ma che da chissà quanti decenni non registrava una simile “desertificazione”. L’augurio è che, come in un rapido time-lapse, questa pandemia possa essere al più presto superata, mostrando nuovamente l’isola nel suo aspetto più abituale e nella sua anima più autentica, quella dell’accoglienza e, perché no, anche di quel gioioso “rumore” la cui mancanza è, per ora, soltanto funesto indicatore di un tessuto economico, quindi sociale, alle prese con una difficoltà tanto grande quanto inedita.

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