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Lavori in corso, l’ultimatum di De Luca

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca,  ha lanciato un ultimatum ai Comuni che non eseguono i progetti da realizzare con i fondi europei. «Revocheremo i finanziamenti ai Comuni che non effettueranno i lavori nei tempi stabiliti», ha dichiarato il Governatore, gelando le tante amministrazioni locali che hanno ancora i cantieri aperti. Tuttavia De Luca ha “mitigato” la minaccia, aggiungendo: «Questo non significa che i lavori non saranno realizzati, ma che la Regione avocherà a sé i progetti e provvederà a riappaltare per concluderli».  A Castellammare di Stabia, giunto a sorpresa in occasione della visita del sottosegretario Luca Lotti, De Luca ha espresso ancora una volta sdegno per il degrado del lungomare a causa di un cantiere che ha interdetto da oltre un anno la passeggiata alla città: «È una situazione che grida vendetta – ha affermato De Luca – Ma non consentiamo che si vada avanti in questo modo. Dopo le amministrative, se i lavori non saranno conclusi nei tempi stabiliti, revocheremo i fondi europei che abbiamo sbloccato per restituire il lungomare ai cittadini». Lo sprone del governatore arriva a quasi cinque mesi dalla missiva inviata ai vari sindaci campani, che emisero un gran sospiro di sollievo perché ancora alle prese con opere pubbliche di varia natura, ma comunque rientranti nel Programma Operativo per l’utilizzo dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR), risorse che l’UE destina fra l’altro a investimenti riguardanti servizi collettivi necessari per favorire a lungo termine la competitività, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo equilibrato e sostenibile della Regione. Tra questi, rientrano anche le varie opere pubbliche che i comuni dell’isola d’Ischia avevano avviato, con la gravosa prospettiva di rendicontare tutto entro il termine del 31 dicembre scorso, come stabilito da provvedimenti regionali di accelerazione della spesa,  pena la perdita dei finanziamenti ottenuti e la conseguente esposizione finanziaria dei Comuni verso le imprese aggiudicatarie. Dunque, la “proroga” concessa dall’Amministrazione regionale aveva costituito un vero e proprio salvagente per completare i lavori intrapresi senza più l’incombente spada di Damocle costituita da quelle conseguenze che avrebbe avuto effetti disastrosi, specie per quegli enti che finanziariamente navigano già in acque perigliose. Tecnicamente, a dire il vero non si trattò di una proroga (non prevista dalle normative europee) bensì di un “aiuto” della Regione per le centinaia di comuni campani (ben trecento sui circa cinquecento totali) che non avrebbero mai fatto in tempo a terminare i lavori e a rendicontare i finanziamenti. Per evitare lo spettro di decine di “cattedrali nel deserto”, ovvero  infrastrutture abbandonate prima di essere terminate, e scongiurare le pretese risarcitorie delle ditte verso le casse comunali (spesso più che esauste, vedi Lacco Ameno e Casamicciola, rispettivamente in dissesto e pre-dissesto), arrivò la mano tesa della Regione.

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