LE OPINIONI

IL COMMENTO La vittoria della competenza

Non abbiamo alcuna pretesa di propinare ai lettori una verità scientifica. La nostra è un’opinione e abbiamo solo la presunzione che sia un’opinione rispettabile, che possa offrire spunti di riflessione e di confronto. Al Direttore di un altro giornale dà fastidio invece che proponiamo analisi che egli ritiene inutili (ma che legge puntualmente) e secondo il quale io sarei addirittura uno dei grandi sconfitti delle elezioni di Serrara Fontana. Troppo onore, perché non ho avuto alcun ruolo in questa competizione. Chiariamo: auguravo a Cesare Mattera di essere eletto Sindaco perché lo conosco da anni e so la passione che mette nel servire il proprio paese. Cesare Mattera ha già provveduto, con un post intelligente e sensibile su Facebook, a congratularsi con la neo Sindaca e ad offrire la sua collaborazione, sia pure critica dai banchi dell’opposizione, negli interessi della collettività. Ad Irene Iacono vanno anche i miei migliori auguri, ribadendo che non era su di lei che avevo riserve, ma sul Sindaco commissariato che, nella campagna elettorale, ha dato l’impressione di voler “oscurare”, in una visione autocentrata, la candidata Sindaca.

Espongo di seguito quelli che, a mio avviso, sono i motivi che hanno spinto al successo la neo Sindaca. Irene Iacono ha conseguito un successo inaspettato nelle dimensioni (giusto il titolo de Il Golfo: “Irene scrive la storia”) e, a botta calda, ha dichiarato: “Un voto rivoluzionario e contemporaneamente nel segno della continuità”. Interpretazione legittima ma che non mi convince, perché la vittoria di Irene va letta congiuntamente con l’andamento elettorale degli altri oltre mille Comuni (grandi e piccoli) in cui si è votato in Italia. Credo fermamente che dopo la sbornia populistica e sovranista, si stia profilando una svolta democratica riformista basata molto sulla competenza. La mancanza di competenza amministrativa, anche quando si accompagna a perfetta buona fede e ad onestà, provoca danni e disagi. Prendiamo una vicenda verificatasi ancor prima della tornata elettorale: la sentenza (per molti versi assurda) che ha condannato a 13 anni e 2 mesi l’ex Sindaco di Riace, Mimmo Lucano e che se da un lato ci fa inorridire per l’abnormità della pena rispetto alle finalità solidali che Lucano si prefiggeva, ci impone però di considerare che il magistrato ha riscontrato 22 reati commessi, più o meno inconsapevolmente, dall’ex Sindaco. Reati determinati da una serie di superficialità e imprudenze amministrative per evidenti ragioni di ignoranza legislativa ed amministrativa. Ovviamente, come sostiene l’avvocato difensore Giuliano Pisapia, sarebbe più logico e giusto punire il colpevole con sanzioni amministrative anziché penali.

Oggi è molto complesso amministrare un Comune e non è pensabile che un Sindaco (con il supporto della sua squadra) non si aggiorni costantemente su ciò che può o non può fare. A Roma, Virginia Raggi è stata sonoramente battuta non perché abbia fatto clamorosi errori, ma perché, in varie circostanze, è apparsa ingenuamente sorpresa e spiazzata da chi lavorava intorno (con sapienza malvagia). Del resto, il risultato lusinghiero (il 18,7%) conseguito da Calenda (con una lista sua e senza l’appoggio di partiti tradizionali) sta a testimoniare che, al di là della simpatia o meno del personaggio, si premia la competenza (indiscussa in Calenda). Amministrare un Comune della dimensione e della complessità di Roma non è alla portata di una giovane volenterosa ma priva di esperienza e di competenze specifiche. A Napoli, a parte Bassolino che è esperto e competente ma che è stato evidentemente considerato un “ritorno all’indietro”, il magistrato Maresca non dava alcuna assicurazione di competenza amministrativa. Manfredi ha gestito una Università importante (la Federico II di Napoli) e ciò comporta capacità amministrativa e poi è stato Ministro per la Ricerca Scientifica. Ergo, Irene Iacono non ha vinto, a mio avviso, perché donna o perché gli elettori hanno voluto premiare Rosario Caruso contro Cesare Mattera, ma perché ritenuta preparata, seria e con esperienza amministrativa. La differenza tra Cesare ed Irene è qui: la preparazione personale e la freschezza ideologica di una donna che non viene considerata retaggio del passato.

Quello che mi è più difficile capire è per quale motivo non hanno sfondato persone come Celestino Iacono e Roberto Iacono, che non sono stati nemmeno eletti consiglieri di minoranza. Non capisco perché possano risultare sgraditi un bravo imprenditore, dalle idee innovative e un consigliere che, insieme al padre Luigi, è in grado di proporre progetti e programmazione. Se ho ragione nel ritenere che la competenza oggi conta di più, la lezione dovrà essere tenuta in considerazione anche dagli altri Comuni isolani che si avvicinano alle elezioni amministrative. Ci sono già manovre preparatorie, ipotesi di liste e alleanze, candidature di aspiranti Sindaci che, per adesso, sembrano più “ballon d’essai” che vere e proprie ipotesi di candidature. A questo punto dovremmo analizzare il forte astensionismo, avendo votato il 54% degli elettori. L’astensionismo è una legittima scelta dell’elettore. Personalmente non sono mai stato convinto del “dovere” di votare comunque. Per quanto mi riguarda, mi è capitato per un lungo periodo di non trovare corrispondenza delle mie idee con alcun partito. Oggi no, voterei. Questo tipo di astensionismo lo definirei “transitorio”, cioè in attesa di trovare corrispondenza tra l’idea che uno ha della politica e dell’amministrazione e i partiti che si propongono. C’è, invece, un “astensionismo ideologico” cioè anarchico, antisistema, che non vuole votare per principio. E’ dalle fila di costoro che si elevano, in questi giorni, urla di gioia perché – a loro avviso – ormai la gente si sarebbe resa conto che bisogna distruggere la “casta”. Molti di costoro avevano votato per i cinquestelle, di cui ora si vergognano. La mia lettura dell’astensionismo è questa: a non votare sono stati molti tra quelli che avevano votato i cinquestelle per protesta. E adesso che i cinquestelle, con la guida di Conte, assumono una fisionomia di partito stabilmente collocato nel centro-sinistra, li abbandonano e si astengono, pronti un domani a riversare i loro voti su altro movimento antisistema che dovesse nascere (di destra o di sinistra, per i protestatari è indifferente). Non hanno votato molti tra quelli che avevano dato un voto antisistema scegliendo FDI o Lega: Ecco perché il PD esce vincitore, pur mantenendo sostanzialmente invariati i suoi voti. Questo è il mio punto di vista e la mia lettura del voto del 3 e 4 ottobre, che continuerà con il ballottaggio il 17 e 18 ottobre. Se poi qualcuno di un’altra sponda giornalistica ritiene inutile questa analisi, ne faccia una lui, che non sia una manifestazione di tifo o una cronaca degli aspetti peggiori della “politicuzza” di paese.

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