CRONACA

Tari, la tassa mai cancellata e il caso Ischia

L’interessante analisi di trendonline che cita le anomalie legate alla tassa dei rifiuti e fa una serie di riferimenti su scala nazionale: tra questi anche il grido di dolore che si leva dalle aziende alberghiere isolane

Un’analisi interessante, quella pubblicata dal portale trend on line, che parlando dei nuovi provvedimenti governativi e della tassa sui rifiuti fa una serie di esempi tra cui anche quello legato a Ischia. Al via lo scorso 6 novembre le misure “colorate” introdotte dall’ultimo DPCM che suddivide l’Italia in 3 aree: rosso, arancione e giallo. Ad ognuna, si applicano restrizioni via via crescenti fino ad arrivare a dei veri mini-lockdown come quelli che hanno colpito le regioni Piemonte, Lombardia e Calabria. Ed è subito partito anche il ministero dell’economia e delle finanze per intervenire nell’individuare le ulteriori misure di ristoro. Ma tra quelle che sembrano allo studio manca all’appello l’esenzione della Tari. Che, in assenza di un provvedimento ad hoc, graverà su tutti, anche coloro che da oggi sono costretti a chiudere per via delle ferree misure (in particolare nelle zone rosse).

Tari: la tassa mai cancellata

I vari decreti che si sono susseguiti in questi ultimi mesi, da quello di Agosto fino al decreto Ristori, non hanno mai previsto una norma ad hoc per bloccare o cancellare la Tari, la tassa sui rifiuti sia verso i cittadini che per le attività commerciali. Diversamente da quanto fatto per l’IMU, che invece nel decreto ristori, ha visto la cancellazione del saldo. La Tari invece non è stata oggetto di cancellazioni, ma a discrezione di ogni comune italiano, si è proceduto a posticipare i pagamenti. E sia i cittadini che le attività imprenditoriali si sono visti recapitare tra agosto e settembre gli avvisi di pagamento per l’anno 2020.

Tari: il macigno sulle imprese 

In queste ore i tecnici del MEF stanno lavorando per mettere a punto il decreto Ristori-bis. E lo stanno facendo in parallelo alle diverse gradazioni di disposizioni emanate con il DPCM. Dunque il nuovo provvedimento economico di ristoro parte già con una forte complicazione. Quella di provare a modulare gli aiuti in base alle differenze dei “colori” con cui è stata suddivisa l’Italia. E non solo. Considerando che le misure sanitarie possono essere riviste ogni 14 giorni, le regioni potrebbe cambiare il colore della gravità sanitaria. Dunque le misure economiche pensate per le attuali condizioni sanitarie potrebbe non essere più valide fra 14 giorni. Di sicuro i negozi che nelle zone rosse sono state costretti a chiudere si vedranno a dicembre il macigno del saldo della Tari, a meno che i Comuni non la sospendano. Cosa non facile visto che i Comuni sono stati chiamati a chiudere i loro bilanci ad ottobre.

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Decreto ristori-bis: due vie

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Il provvedimento economico in costruzione in queste ore presso il MEF è a due vie. Una per l’intero territorio nazionale, considerando che ci sono diverse misure valide per tutto lo stivale. Come ad esempio la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana. Per loro si sta pensando ad utilizzare il criterio seguito con il primo decreto Ristori, con un indennizzo automatico parametrato a quello di primavera per chi l’aveva già ricevuto, e con un’istanza (e quindi tempi un po’ più lunghi) per chi è al primo aiuto come i soggetti con fatturato 2019 superiore ai 5 milioni.

Alle misure valide per tutti a livello nazionale si andranno poi ad aggiungere i ristori calibrati per singole realtà locali. Un bar o un ristorante, per esempio, hanno già ottenuto il diritto a un primo, parziale indennizzo per le chiusure obbligate alle ore 18, ma in molte regioni (quelle rosse e arancioni per il nuovo Dpcm) dovranno fermare del tutto l’attività:qui dovrebbe intervenire l’integrazione.

Tari: esclusa dal decreto ristori-bis

La stessa dinamica dovrebbe essere seguita dagli aiuti fiscali e contributivi per chi chiude, rappresentati da esenzione dal saldo Imu, credito d’imposta sugli affitti di ottobre-dicembre e sospensione dei contributi per i dipendenti. Nel pacchetto rischia però di non rientrare la Tari, ed è un problema. I Comuni hanno dovuto chiudere i conti entro il 31 ottobre, e oggi non possono più introdurre sconti tariffari per quest’anno: senza un intervento, quindi, i negozi chiusi rischiano di dover pagare la tariffa rifiuti in formula piena pur non utilizzando il servizio. Quindi se il Governo non interviene i commercianti penalizzati nelle zone rosse ed arancioni dovranno pagare ai loro comuni la tassa sui rifiuti pur non avendo prodotto rifiuti nel mese di novembre. 

Come non pagare la Tari

L’unico modo, legale, per non pagare la Tari è che i Comuni ricevano un ristoro diretto dal Governo. Un fondo che vada a indennizarli per l’eventuale mancato gettito della Tari di dicembre, nel caso in cui il MEF dovesse adottare un provvedimento ad hoc per includere anche la Tari come l’IMU tra le misure fiscali. 

Ma le risorse scarse, lasciate libere dalle rimodulazioni possibili di fine anno, sono un altro degli ostacoli per la messa a punto del nuovo decreto. Anche per questo nel confronto fra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza è tornato a pesare il tema del nuovo scostamento di bilancio. Che si faccia, prima o poi, è ormai dato per certo. Che si proceda prima di fine anno è probabile, nonostante le resistenze iniziali al Mef. Per procedere, però, è necessario aspettare l’arrivo in Parlamento della legge di bilancio, che è agganciata ai numeri dell’ultima Nadef. Anche per questo il 4 novembre Conte ha detto per il nuovo decreto «gli stanziamenti ci sono», ma che in ogni caso il governo è pronto a tornare in Parlamento a chiedere nuovo deficit. Senza indicare date.

Cancellazione Tari: alcuni Comuni adottano la proroga

In attesa che il Governo possa intervenire con un provvedimento nazionale, alcuni comuni si sono mossi in autonomia con delle delibere di proroga del pagamento della Tari. Come nel caso di Ravenna, che ha rinviato la scadenza per il versamento della tassa sui rifiuti al 31 marzo 2021, mentre Udine ha deciso di rinviare le scadenze al 20 novembre e al 31 gennaio 2021.

I provvedimenti però sono a macchia di leopardo: il consiglio è quello di controllare sul sito del proprio Comune se è stato preso qualche accorgimento. Vediamone alcuni.

Tari a Pescara: riduzione pe le attività chiuse

La giunta comunale di Pescara ha deciso di ridurre la Tari per le attività commerciali che sono state chiuse nel periodo di lockdown. L’amministrazione comunale ha già pronta la delibera per applicare gli sconti alle cosiddette utenze non domestiche, ossia bar, ristoranti, pub, negozi, uffici, studi professionali, palestre. Manca solo il via libera del consiglio comunale. Il provvedimento, voluto fortemente dall’assessore ai tributi Eugenio Seccia per aiutare le attività in crisi a causa del coronavirus e reso possibile grazie a una circolare dell’Autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente (Arera), è stato messo a punto dopo un lungo confronto tra l’assessore e i tecnici dell’Ifel e dell’Anci e con il contributo determinante del dirigente della Ragioneria generale del Comune Andrea Ruggieri e del direttore generale della società di riscossione Adriatica risorse Giovanni D’Aquino.

Lo sconto Tari a Pescara: per chi e come

La misura adottata dal Comune di Pescara è importante ed imponente. Uno sconto del 25% sulla quota variabile della tassa annuale, al netto delle riduzioni già esistenti. Questa misura peserà sulle case del Comune che ha già previsto una variazione di bilancio di oltre 1 milione di euro. L’agevolazione  è solo per le utenze non domestiche (bar, ristoranti, pub, negozi, uffici, ecc) che sono state chiuse durante il lockdown tra febbraio e maggio o che lo hanno fatto volontariamente per ridurre la diffusione del contagio. Per chi è stato obbligato a chiudere per provvedimento non dovrà produrre alcuna documentazione, mentre coloro che hanno chiuso volontariamente, i contribuenti saranno tenuti a presentare un’istanza, corredata di apposita autocertificazione per documentare l’avvenuta chiusura dell’attività e la mancanza di fatturato nel periodo di riferimento. L’altro vincolo per usufruire del 25 percento di sconto è quello di essere in regola con i pagamenti del 2019.

Sconto Tari a Pescara: come funzione

Poichè per il 2020 manca solo il pagamento dell’ultima rata , di novembre, il Comune di Pescara ha deciso di cancellare proprio l’ultima rata. in scadenza il 30 novembre. Si provvederà, poi, ad un eventuale conguaglio, in caso di debiti o crediti residui, con la prima rata del 2021. Infine, chi ha già pagato tutta l’imposta, riceverà un rimborso o si procederà a un conguaglio nel 2021.

Tari sugli alberghi: il grido di Ischia

Diversa la situazione sull’isola di Ischia: “I sindaci dell’isola di Ischia sono assenti per ciò che riguarda i problemi delle imprese. A dirlo Ermando Mennella vicepresidente di Federalberghi Campania. I sindaci isolani hanno contezza che le aziende non potranno pagare la Tari? Gli alberghi coprono oltre il 70% della tari isolana. Eppure quest’anno per tantissimi sarà difficile se non impossibile pagare i tributi e le tasse locali”.Gli alberghi ad Ischia pagano 14 euro a metro quadrato. Ma secondo i dati del fatturato degli alberghi questa cifra non è sostenibile. Infatti continua Eramdno Mennella: Si tratta di una cifra insostenibile specie in un momento come questo. Alcune volte – continua -mi chiedo se i sindaci abbiano contezza del fatto che ci sono aziende sull’isola che hanno un fatturato della metà o addirittura hanno registrato un calo del 70% rispetto allo scorso anno. Dati che sono sotto gli occhi di tutti anche se i sindaci, a quanto pare, non vedono. Cio che è certo, è la necessità di intervento del Governo per cancellare o postipicare il pagamento delle ultime rate del 2020.

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