CRONACAPRIMO PIANO

Tassa di soggiorno, aumento in arrivo: rischio stangata anche per Ischia

La modifica per ora riguarda i capoluoghi di provincia, ma si teme una futura applicazione ai Comuni isolani

L’ormai famigerata imposta di soggiorno torna prepotentemente alla ribalta della cronaca. Stasera in Commissione finanze alla Camera dovrebbe arrivare a conclusione l’esame del decreto fiscale, ma ieri quasi a sorpresa è stata approvata una modifica che raddoppia l’imposta per le maggiori località turistiche d’Italia. Nel dettaglio, si tratta di quelle mete che in un anno registrano un flusso di visitatori venti volte superiore il numero dei residenti. Verrebbe così aumento il tetto massimo della tassa pagata dai turisti, fissato attualmente a un massimo di 5 euro. L’elenco delle località che potranno applicare l’aumento è lungo, anche se non è ancora stata stilata la lista definitiva dei Comuni che potranno aumentare l’imposta: si attende infatti un apposito decreto ministeriale.

Naturalmente la circostanza ha subito scatenato l’allarme nel mondo imprenditoriale turistico nazionale, che ogni anno ospita nelle proprie strutture oltre quattrocento milioni di visitatori. Il presidente nazionale di Federalberghi, Bernabò Bocca, è stato esplicito: «La manovra che avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale sembra contenere un unico intervento in materia di turismo: il raddoppio dell’imposta di soggiorno, da 5 a 10 euro per notte e per persona. Rimane in capo agli albergatori l’onere di riscuotere l’imposta e di sostenere in toto le relative spese (ad esempio le commissioni delle carte di credito), per di più con l’aggravante di un sistema sanzionatorio lunare, che punisce con sanzioni penali anche piccoli ritardi ed errori formali di minima entità».

Le mete che in un anno registrano un flusso di visitatori venti volte superiore il numero dei residenti, potrebbero raddoppiare il tetto massimo della tassa pagata dai turisti, fissato attualmente a un massimo di 5 euro

Bocca ha continuato: «Sembrano spariti dai radar gli emendamenti dei relatori che erano trapelati venerdì scorso, in materia di riqualificazione delle strutture e di contrasto all’abusivismo. Nessuna notizia neanche in relazione alle misure di tutela per le imprese colpite dal fallimento di Thomas Cook, per le quali il mese scorso erano stati assunti in Parlamento impegni solenni». Il numero uno di Federalberghi ha concluso in modo lapidario: «Dopo tante promesse, siamo alle solite: il turismo viene trattato sempre e soltanto alla stregua di una mucca da mungere. Per anni abbiamo chiesto maggior attenzione per il settore. Forse è ora di cambiare verso. Se proprio non riescono a far di meglio, forse è bene che smettano di occuparsene».

I media nazionali hanno naturalmente subito diffuso il tam tam d’allarme, provando a ipotizzare quanti e soprattutto quali saranno le località soggette al possibile aumento. E naturalmente, tra i siti più gettonati quali mete vacanziere, luoghi come Ischia e Capri sono stati subiti inclusi come probabili destinatari della modifica legislativa.

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Ma cosa dice in dettaglio la norma che spaventa un’intera industria? «Nei comuni – si legge nel testo emendato – capoluogo di provincia che, in base all’ultima rilevazione resa disponibile da parte delle amministrazioni pubbliche competenti per la raccolta ed elaborazione di dati statistici, abbiano avuto presenze turistiche in numero venti volte superiore a quello dei residenti, l’imposta di cui al presente articolo può essere applicata fino all’importo massimo di cui all’articolo 14 comma 16, lettera e, del decreto legge 31 maggio 2010, n.78, convertito, con modificazioni, nella legge 30 luglio 2010, n. 122». La norma continua, come accennato, spiegando che «i predetti comuni sono individuati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».

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Dunque, almeno per il momento, la norma riguarderebbe soltanto i comuni capoluogo di provincia, anche se sui social ieri le lamentele di diversi cittadini, non addetti ai lavori, lasciavano intendere che molti erroneamente davano per scontata anche per Ischia l’imminente applicazione della misura. Invece la nostra isola sarebbe per ora esentata dalla possibilità del raddoppio d’imposta, come ieri ha fatto notare il presidente di Federalberghi Ischia, Luca D’Ambra. Rassicurazioni che non placano i timori di chi paventa una prossima estensione della misura, secondo consolidate abitudini italiche, come Ermando Mennella, il quale vede nella modifica una contropartita che lo Stato concede ai Comuni come compensazione di eventuali riduzioni di trasferimenti di risorse economiche. Fra l’altro, sottolinea l’ex numero uno di Federalberghi, tale imposta viene sopportata esclusivamente dai clienti degli alberghi, mentre gli altri tipi di soggiorno extra-alberghiero di fatto non la versano. Una discriminante ulteriore, secondo Mennella, verso le attività ricettive alberghiere che verrebbero ancor più penalizzate. Insomma, oltre ai capoluoghi di provincia dove già adesso cominciano a farsi i conti per valutare l’impatto della misura, a medio termine anche i Comuni come quelli delle isole del Golfo potrebbero vedersi alle prese con l’applicazione del raddoppio d’imposta. Vedremo. In tal caso, cifre alla mano, l’unico Comune isolano che verosimilmente non raggiungerebbe i flussi necessari a far scattare l’applicazione del raddoppio di imposta sarebbe Barano.

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