Tassa di soggiorno non versata, Luca D’Ambra: «Chi ha sbagliato pagherà»
Il presidente di Federalberghi Ischia censura l’operato degli imprenditori foriani denunciati dalla Finanza per peculato ma contesta anche il modo in cui i proventi dell’imposta vengano utilizzati dai Comuni
«Se davvero questi albergatori hanno avuto questa condotta errata trattenendo per sé la tassa di soggiorno, questo comportamento va a danno dell’immagine di tutti gli albergatori dell’isola di Ischia. La magistratura farà luce su quanto successo. In ogni caso questa vicenda rappresenta un danno per tutti coloro che pagano la tassa di soggiorno al fine di vedere un giusto reinserimento nella promozione e nella valorizzazione del territorio. Anche se ciò sull’isola non avviene in modo esauriente». Così Luca D’Ambra presidente di Federalberghi Ischia commenta l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza. L’occasione, nel contempo, consente di fare una riflessione sulla tassa di soggiorno.
La tassa di soggiorno manifesta un forte elemento di criticità che è quello relativo all’utilizzo dei proventi. Infatti, nonostante tutte le amministrazioni comunali affermino di voler utilizzare tali introiti a supporto dell’attività turistica, in realtà ciò accade in pochissimi casi, a meno che non si intenda per ‘turismo’ anche l’asfaltatura delle strade o lo sfalcio dell’erba e la cura del verde pubblico. E sull’isola che cosa succede? Dati chiari ed inequivocabili sugli incassi dei sei Comuni relativamente alla tassa di soggiorno non ci sono. È possibile, però, sapere che nel 2018 sono stati incassati circa 4milioni e 500mila dai sei Comuni dell’isola per l’imposta di soggiorno. Il primato è spettato a Forio che ha incassato poco meno di 2milioni di euro, poi Ischia con un milione e mezzo, pari Casamicciola e Lacco Ameno con 400mila euro a testa, a seguire Barano con 80mila euro circa ed infine Serrara Fontana con 200mila euro. La maggior parte dei fondi viene investita in eventi turistici e promozionali. Ma c’è spazio anche per la vivibilità, arredo urbano, viabilità e tanto ancora. In pratica la tassa di soggiorno, nei Comuni dell’isola così come in tanti altri, finisce nel calderone del bilancio con una voce in particolare.
Una parte, infatti, viene destinata a coprire i crediti di dubbia esigibilità che serve a salvaguardia degli equilibri di bilancio. In pratica serve a coprire i ‘buchi’ di bilancio. Per il presidente di Federalbeghi Ischia, Luca D’Ambra, il problema relativo a come la tassa di soggiorno viene spesa dai Comuni «È una questione nazionale». «C’è un braccio di ferro – continua – tra le associazioni di categoria ed in particolare Federalberghi con le amministrazioni comunali affinché questi soldi siano destinati in maniera programmatica e concertata per il turismo». «In realtà – continua Luca D’Ambra quando arrivano i soldi ai Comuni, ormai, finiscono nel calderone del bilancio comunale e non esiste un capitolo ad hoc per la promozione del turismo». Federalberghi Ischia, però, più volte ha interloquito con le Amministrazioni comunali. «I Comuni spesso spendono la tassa anche con anticipo. E questo non va bene», spiega ancora D’Ambra. E non solo. «La tassa di soggiorno dovrebbe essere spesa dopo una tavolo di consulta al quale partecipano le categorie del comparto del turismo che, assieme agli amministratori locali, valutano come reinvestire sul territorio queste somme». «In passato – dice ancora Luca D’Ambra – qui ad Ischia, in occasione dell’aumento della tassa di soggiorno avvenuta qualche anno fa, abbiamo avuto rassicurazioni dai sindaci che avrebbero fatto una rendicontazione, ma ciò non è mai avvenuto. Il fatto è che purtroppo la legge non è chiara in quanto lascia tanto spazio agli amministratori di poter scegliere in quale settore poter investire i soldi che provengono dalle tasse di soggiorno. Capiamo che la coperta è corta e far quadrare i conti è cosa sempre più difficile, ma sarebbe opportuno ascoltare anche gli imprenditori alberghieri e tutti coloro che fanno realmente promozione turistica».
La legge che ha istituito la tassa di soggiorno, ovvero il D.L. 23/2011 prevede che il gettito derivante dall’imposta di soggiorno deve “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”. «In pratica – spiega D’Ambra – è la stessa legge sulla tassa di soggiorno che lascia consente delle scorciatoie e si eludono facilmente i paletti imposti dalla norma con la quale è stata introdotta la tassa stessa». Chiosa Luca D’Ambra con un auspicio: «Nel 2020 ci sarà un incasso nettamente minore per tutti i Comuni. Ciononostante spero che i fondi relativi alla tassa di soggiorno possano essere investiti realmente nella promozione turistica e che finalmente possa esserci un reale confronto con il mondo del turismo».