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Tassa di soggiorno: se il cliente si rifiuta paga l’hotel

Cattive notizie per turisti e alberghi: il Governo sta studiando la possibilità di introdurre un rincaro sulla tassa di soggiorno.

Questo rincaro, come riportato in un articolo di Corriere.it, avrebbe l’obiettivo di “sfruttare meglio una tassa che finora non ha funzionato“, andando a colpire i portafogli dei turisti che soggiornano in hotel.

Nel corso degli ultimi giorni i tecnici dei ministeri di Beni culturali ed Economia si sarebbero messi al lavoro per studiare le varie ipotesi legate proprio alla tassa di soggiorno cercando di aumentare significativamente le entrate nelle casse dello Stato.

Ad oggi la tassa di soggiorno, applicata in soli 650 comuni (uno su dieci), porta nelle casse dei sindaci 270 milioni di euro l’anno e per questo i tecnici starebbero valutando varie possibilità. La prima riguarda un possibile aumento del tetto massimo, attualmente fissato a 5 euro a notte a persona – ad eccezione di Roma, dove può arrivare a 7 euro -, ma questa ipotesi sembrerebbe la più difficile da attuare.

Un nuovo aumento della tassa di soggiorno, già molto alta se paragonata alle altre capitali europee (un euro e 50 centesimi a Parigi), non farebbe altro che danneggiare ulteriormente la reputazione dell’Italia all’estero, già messa a dura prova dalle condizioni di Roma e dagli “attacchi” della stampa estera.

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Un’altra possibilità riguarda l’introduzione di un incentivo fiscale che spinga anche altre città a introdurre la tassa di soggiorno, con l’ipotesi di slegarla dal numero di stelledell’hotel. La soluzione, secondo i tecnici del Governo, sarebbe quindi quella di fissare un importo in percentuale sul costo della camera, riprendendo come esempio l’Olanda.

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Lotta all’evasione: saranno gli Hotel a pagare?

Tralasciando per un istante il possibile aumento della tassa di soggiorno, ciò che fa più discutere sono le misure pensate dai tecnici per contrastare i casi di evasione. Sempre secondo il Corriere della Sera, infatti, in futuro saranno gli alberghi a dover pagare la tassa di soggiorno nel caso in cui l’ospite si rifiutasse di farlo, con un ulteriore aggravio sulle spese degli hotel.

Se un ospite si dovesse rifiutare di pagare la tassa, quindi, sarà l’hotel a doversi sobbarcare di questa spesa, mettendo soprattutto in difficoltà alberghi indipendenti e di piccole dimensioni. Proprio questi hotel potrebbero ritrovarsi a dover, per necessità, aumentare le proprie tariffe riducendo potenzialmente la propria competitività rispetto all’andamento del mercato.

Per comprendere come siano state accolte queste soluzione dai diretti interessati vi proponiamo una dichiarazione in merito di Daniele Frontoni, Presidente Giovani Albergatori Roma (GAR) di Federalberghi, albergatore e HotelNerd:

 

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