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Tassa rifiuti pagata con lo sconto, la rivincita degli albergatori

ISCHIA – Hanno deciso di fare così, e in fondo al cuor non si comanda. Anche se ovviamente, dietro una decisione che sin da subito ha suscitato diverse perplessità, l’impressione è che ci sia qualcosa di diverso dai sentimenti. Che sia semplicemente una decisione discutibile se non addirittura capotica o che la stessa celi la necessità di portare denaro contante e dunque ossigeno nelle asfittiche casse comunali, beh in un caso come nell’altro la situazione non muterebbe di parecchio.

Nel mirino, tanto per essere precisi, finiscono ancora una volta i rifiuti, o meglio la gabella che ruota attorno ad un servizio delicato ma anche vitale per ogni paese. Come già ampiamente riportato, sottolineato, e raccontato attraverso le colonne del nostro giornale, da quest’anno nel Comune di Ischia la TARI (tassa sui rifiuti, per intenderci la ex Tarsu) si paga in autoliquidazione. In un box a parte, per coloro che magari non lo avessero ancora compreso, spieghiamo nel dettaglio di cosa si tratta, nel frattempo ci limitiamo a sottolineare che il singolo contribuente deve procedere a pagare quanto ritiene di pagare entro le scadenze prefissate dal Comune, salvo la possibilità di questi, poi di verificare ed accertare errati o insufficienti pagamenti. Nel Comune di Ischia, dove la tassa pagata dagli alberghi è divenuta ormai insopportabile (si ricorda il fallimento di una struttura ricettiva dove, numeri alla mano, il maggiore creditore era proprio l’ente di via Iasolino) con le imprese che devono addirittura accollarsi il 70 per cento del costo complessivo del servizio, è successo che molte strutture,  facenti capo anche ad importanti gruppi, hanno deciso di pagare la tassa applicando la tariffa abitazioni per le camere e quella alberghiera per le superfici adibite a ristorante, cucina e così via.

Un sistema per ovviamente abbassare il costo dell’esosissima tassa da corrispondere al Comune ma che non nasce assolutamente come sporadica ed improvvisata, o peggio ancora temeraria, forma di protesta o valutazione. Tale decisione è stata suggerita agli albergatori dai loro consulenti che hanno fatto riferimento ad una recentissima sentenza del Consiglio di Stato sezione V ( massimo organo della Giustizia amministrativa)  del 1 agosto 2015 che afferma testualmente quanto segue: “Se appare evidente che la produzione di rifiuti di un albergo nel suo complesso è maggiore di quella delle abitazioni private, soprattutto nel caso in cui l’albergo sia dotato di ristorante, non trova tuttavia giustificazione che nella distinzione tra parti comuni e camere rispondente ad un criterio assolutamente logico queste siano assoggettate ad una tariffa di gran lunga più gravosa rispetto alle civili abitazioni, atteso che la maggiore produzione di rifiuti viene prodotta dalle parti comuni dell’albergo, saloni di ricevimento, sale destinate a ristorante o a prima colazione, cucine, lavanderie, magazzini. Né risulta quale sia stato il percorso logico seguito dal Comune di (OMISSIS) nel determinare la tariffa per i ‘locali ad uso abitazione’  nella misura di euro 1,97, mentre per gli alberghi senza ristorante’  l’ha determinata nella misura di euro 6,18, più del triplo della precedente, e per gli ‘alberghi con ristorante’ nella misura di euro 7,30, ancora maggiore (v. tariffe 2005). E ciò in aperta violazione dell’art. 65, comma 2, e dell’art. 69, comma 2, del D.Lgs. n. 507 del 1993 e del principio ‘chi inquina paga’, affermatosi nella giurisprudenza della Corte di Giustizia. Dalla suindicata normativa emerge con chiarezza che la determinazione delle tariffe con riguardo alle diverse categorie e sottocategorie deve tener conto della idoneità a produrre rifiuti dei locali e delle aree tassabili”.

Il risultato, allo stato dell’arte, è che diverse imprese, anche per sfuggire alla morsa di un Comune sempre più sanguisuga, e che nonostante diverse promesse non ha affatto abbassato la tassa sui rifiuti agli alberghi (come più volte annunciato anche nel corso di momenti ufficiali istituzionali, come ad esempio le sedute di consiglio comunale, oltre a riunioni specifiche con gli addetti ai lavori) hanno deciso di avvalersi di una norma che costituisce un precedente giuridico che obiettivamente sembra parlar chiaro e non lasciare margini a discussioni o interpretazioni. E in ogni caso, anche se così non fosse, dal palazzo municipale incasserebbero in ogni caso una voluminosa fetta di denaro in meno, salvo poi innescare – qualora lo si ritenga opportuno – una serie impressionante di contenziosi che potrebbero anche avere conseguenze nefaste. Anche perché, nel frattempo, pare proprio che a seguito di tali sentenze numerose Commissioni Tributarie si stiano adeguando, annullando cioè gli accertamenti compiuti dai Comuni. Ecco perché anche in via Iasolino, molto presto, i mal di pancia potrebbero essere pesanti.

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