LE OPINIONI

IL COMMENTO Adesso pensiamo alla Lacco che verrà

Manca l’ultimo atto, poi sarà davvero finita. O forse no, perché l’impressione è che comunque vada sarà un (in)successo, considerato che il ricorso è dietro l’angolo. Da una parte e dall’altra e a presentarlo sarà il simpatizzante del candidato sindaco che uscirà sconfitto da questo inedito e storico ballottaggio. Ora, qualcuno penserà che il nocciolo della questione sia quello di conoscere dalle urne se ad indossare la fascia tricolore sarà Domenico De Siano o Giacomo Pascale, e soprattutto se lo farà nuovamente al fotofinish o stavolta magari con un margine dinanzi al quale ci sarà poco da contestare (e ricontare) e soltanto da alzare le mani, con quest’ultima che evidentemente sarebbe un’opzione preferibile per una serie di motivi. Ma resta un dato di fatto, assolutamente incontestabile. Il vero problema sarà la “patata bollente” che si ritroverà tra le mani il neo sindaco. Una vera e propria bomba a mano, un paese diviso tra guelfi e ghibellini, con una campagna elettorale che non soltanto ha fatto emergere ataviche divisioni e rivalità tipiche di ogni comunità di poche migliaia di abitanti, ma che addirittura ha avuto la capacità di risvegliare anche qualche “vulcano” che sembrava dormiente. E, siccome al peggio non c’è mai fine, innescare nuove “micce”.

Il clima che si è generato ha inghiottito un po’ tutti i cittadini lacchesi e l’impressione è che le scorie resteranno a lungo, anche perché qui sul fuoco c’è chi invece che gettarci acqua ci ha soffiato sopra, incurante delle conseguenze in prospettiva. Che si tratti di Domenico De Siano o Giacomo Pascale (una seconda parità è statisticamente impossibile, e laddove si assistesse al “colmo” non ci sarebbe un terzo turno perché la norma premia il più anziano tra i contendenti), il nuovo sindaco avrà un compito non da poco: spogliarsi dell’armatura indossata nel corso di una campagna elettorale cruenta e ricordare un minuto dopo che la sua missione sarà quella di essere il sindaco di tutti, mai come stavolta senza retorica e nell’accezione più ampia del termine. Pacificazione e ritorno alla normalità dovranno rappresentare due dogmi, parole d’ordine alle quali attenersi scrupolosamente. Non riuscire a resettare dalla battaglia condotta fino a qualche giorno prima e voler instaurare un clima da “resa dei conti” – e lo diciamo senza timore di apparire catastrofisti, perché specialmente in piccoli centri non sarebbe la prima volta che succede – costituirebbe il peggiore degli errori. Lacco Ameno ritornerebbe al Medioevo ma soprattutto andrebbero a incancrenirsi una serie di rapporti con conseguenze devastanti nell’immediato ma pure in prospettiva futura. Significherebbe distruggere un paese e questo non può essere permesso. Ecco perché, prima ancora di conoscere chi si accomoderà sulla poltrona più ambita del palazzo municipale di Piazza Santa Restituta, sentiamo già di rivolgergli un solo appello: quello di saper volare alto, prerogativa che purtroppo in questa campagna elettorale è rimasta una chimera.

gaetanoferrandino@gmail.com

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