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Tasse sanguisuga, gli albergatori non pagano: Comune a rischio “default”

di Marco Gaudini

 

ISCHIA – L’isola d’Ischia, come è noto, basa la sua economia ovviamente sul settore turistico, inteso nella sua complessità. Gli alberghi e le strutture ricettive, in generale costituiscono la fetta maggiore di questa economia che negli anni ha vissuto momenti di grande sviluppo e che dopo una pesante crisi, inizia lentamente a migliorare seppur con estremi sacrifici e alcune “vittime”. Fatta questa doverosa promessa, bisogna analizzare nello specifico alcuni aspetti relativi a tutto il sistema, che in qualche modo “viziano” l’intero settore. Ma andiamo per ordine: analizziamo il caso relativo al Comune di Ischia, che al momento si trova in una situazione finanziaria che desta più di una  preoccupazione. Il problema maggiore è relativo ai 27 milioni di euro di tasse non riscosse, che possono sommariamente dividersi tra tasse sui rifiuti solidi urbani e IMU. Una cifra considerevole per un Comune come quello di Ischia, che vede numerose strutture alberghiere e commerciali insistere sul proprio territorio. Ciò significa quindi, che, oltre ai cittadini evasori,  tra gli albergatori, a vario livello, vi è chi non paga le tasse, e contribuisce quindi in questo modo a creare il cosiddetto “buco di bilancio” nella pubblica amministrazione. C’è anche da dire, però, che ormai la pressione fiscale ha raggiunto livelli altissimi, e che molto spesso, un albergatore di una struttura media, deve scegliere se pagare le tasse, i dipendenti o i fornitori. Insomma una “scelta” di sopravvivenza, che non giustifica in alcun modo l’evasione, ma inquadra questa in un’ottica diversa, in una visione generale, che è obbligatoria se si vuole affrontare questo problema. Recentemente, ad esempio, proprio a Ischia è accaduto qualcosa che fino a qualche anno fa era impensabile: un albergo è fallito. Tra i vari debiti della struttura vi erano 500.000 euro di tasse non pagate all’Ente pubblico. Una somma che può sembrare enorme, ma che se raffrontata ai livelli di tassazione nel Comune dell’isola, potrebbe tranquillamente corrispondere a 10 anni di evasione della tassa sulla “spazzatura” e dell’IMU. Così, quindi, si innesca una spirale regressiva, che può determinare anche il collasso dell’economia. Infatti, se il Comune non incassa è costretto a chiedere delle anticipazioni di cassa, che sono in soldoni dei prestiti, ossia l’amministrazione di indebita per far fronte alle altre spese. Questo significa pagare gli interessi e gravare quindi ulteriormente sulle finanze pubbliche. Da ciò deriva l’innalzamento delle imposte e come abbiamo visto, anche dell’evasione. Attenzione però a parlare, un po’ come avviene per un altro grave problema della nostra isola, l’abusivismo edilizio, di “evasione per necessità”. Infatti c’è chi in tutta questa situazione ci si trova bene, anzi potremmo dire senza fare troppi voli pindarici ci specula, creando un sistema di concorrenza sleale. La pratica del low-cost messa in atto da alcune strutture alberghiere, che con ampia probabilità non pagano le tasse, crea esattamente quell’elemento di distorsione che “vizia” un intero sistema. Quando infatti una struttura alberghiera a “quattro stelle”, che magari evade le imposte comunali già da qualche anno, offre un pernottamento in pensione completa a poco più di 20 euro, si innesca un meccanismo di concorrenza sleale, che non solo danneggia gli altri albergatori, onesti, che pagano le tasse, e che rispettano le norme, ma l’intera isola, nella sua immagine e nel suo sviluppo turistico, perché la vera vittima di questa pratica votata al numero di presenze ed al facile guadagno è la qualità. Come si possono garantire livelli e standard qualitativi da “quattro stelle” ed avere dei prezzi così bassi? Come si può sostenere una così pesante pressione fiscale, insieme ai costi di una struttura quando in alcuni alberghi si pernotta, e si magia a poco più di 20 euro? E qui entriamo in un altro aspetto del sistema, quello relativo al controllo. Infatti come si vede nel box pubblicato in queste pagine, dal 2008, su sollecitazione di vari enti si sono stabiliti – mediante un Decreto – i criteri per l’assegnazione delle “stelle” per le strutture alberghiere. Criteri inderogabili, che potrebbero certamente essere migliorati, ma che devono essere rispettati. Volendo prendere sempre come esempio una struttura a “quattro stelle”, questa dovrebbe, per citarne solo alcuni, garantire la pulizia giornaliera con riassetto pomeridiano della camera, cambio giornaliero della biancheria, servizio di lavaggi e stiratura della biancheria dei clienti. Tutto questo con solo 20 euro? Va da sé che, salvo maghi della finanza manageriale, che ci troviamo dinanzi ad una vera e propria impresa impossibile. Ed infatti, in queste, come in altre strutture, il rispetto dei criteri stabiliti dalla legge non avviene, ma il tutto passa sotto silenzio, perché manca il controllo. Non c’è chi materialmente verifica che quanto “assegnato” dall’Ente Provinciale del Turismo, alle strutture alberghiere, corrisponda al reale servizio messo in atto. E’ pur vero che un turista che paga cifre così basse, non si aspetta molto, e quindi molto probabilmente non andrà via dall’isola deluso, ma in questo modo, chi fa le cose nel rispetto della legge, e dei criteri stabiliti, sarà penalizzato, ed il livello qualitativo, turistico e dei servizi offerti alla clientela, scenderà sempre di più, fino al cosiddetto “punto di non ritorno”. Allora sarà troppo tardi per invertire la rotta, ed anche chi oggi fa il “furbo”, dovrà pagarne (almeno quelle) le conseguenze.

 

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