CULTURA & SOCIETA'

Fave fresche anti-coronavirus per i bloccati in casa con gli orti salutare passatempo per chi si dedica a curare la loro crescita

Mancano solo dieci giorni all’arrivo della Primavera / Le campagne dell’isola producono però sempre meno fave per il fabbisogno pubblico locale, sostenuto invece dall’importazione effettuata presso il mercato ortofrutticolo generale di Napoli

In questi giorni di Coronavirus tutti quegli ischitani che posseggono un orto accanto alla propria abitazione gli si dedicano con tutta la passione di cui sono animati per seguire la crescita e maturazione delle tanto attese fave, il frutto di stagione che quest’anno si è fatto vivo alcune settimane prima.

Naturalmente parliamo solo di quegli ischitani contadini e privati possessori di un orto, che non escono di casa per difendersi in via precauzionale dall’attacco del pericoloso virus. Un ottimo e produttivo passatempo per vincere la costrizione di rimanere ”prigioniero” in casa, e non si sa fino a quando. Le fave ed i piselli, freschi naturalmente, al di là della situazione corrente, piacciono a tutti. Sono la primizia per eccellenza della primavera che sta per arrivare. Solo in pochi non le gradiscono. Si tratta di chi non le digerisce e di chi ne è allergico con conseguenze purtroppo pericolose.

Al riguardo va ricordato un episodio accaduto ad Ischia alcuni anni fa in via Casciaro a Ischia, dove svolgeva attività di vendita un fruttivendolo con un negozio di fronte all’edificio delle scuole elementari Marconi. Fra i prodotti in vendita ben esposti al pubblico, c’erano le fave che rappresentavano un pericolo serio per un bambino della scuola di fronte, affetto da specifica allergia anti fave. Al negozio, finchè è rimasto in attività, fu impedito di autorità, la vendita delle fave incriminate, fatti salvi invece i piselli che non presentavano questa negativa prerogativa. Senza creare allarmismi, ma solo per doverosa informazione, segnaliamo che le fave in pratica sono potenziali nemici del sistema immunitario: in soggetti sensibili e predisposti , il consumo di fave può scatenare una reazione allergica che, nei casi più gravi, può indurre al coma.

In genere, le allergie sono provocate dal consumo di fave crude: infatti, la cottura ne riduce il rischio. Le fave non dovrebbero essere consumate in concomitanza di farmaci inibitori delle monoaminossidasi (IMAO): la levodopa, contenuta nelle fave viene convertita in dopamina nell’organismo. L’associazione di fave con dopamina – un’amina vasoattiva – può provocare crisi ipotensive di varia entità, talvolta mortali. Nei soggetti sensibili e predisposti, il consumo di fave (e di altre particolari sostanze, quali farmaci analgesici, salicilati, alcuni chemioterapici ecc.), seppur minimo, scatena una cascata di reazioni nell’organismo che inevitabilmente conducono all’emolisi acuta con ittero.

Il favismo è una patologia ereditaria in cui il soggetto affetto registra la mancanza dell’enzima G6PD, implicato nella via biogenetica dei pentoso-fosfati. Al di là dell’episodio che ha riguardato il ragazzino della scuola elementare di Porto d’Ischia, e che non ha avuto seguiti, le fave comunque, rimangono sempre quel prodotto della nostra terra atteso e gustoso che spesso è al centro di varie scampagnate di stagione. Si narra che – tra i legumi – le fave siano le meno caloriche in assoluto. Come per i piselli, le lenticchie ed i fagioli, anche le fave hanno acquisito un ruolo da protagonista nei tempi antichi come cibo dei poveri per eccellenza, considerato il loro scarso costo e la semplice reperibilità.

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Cibo per i poveri lo sono state anche nell’ante guerra e nel dopo guerra fino a quando non sono diventate cibo fresco e gustoso per tutte le tavole da marzo a maggio,specie se sono abbinate alla casareccia ventreschella,a forrmaggi, a capocolli e alle quaglie, l’uccello di aprile e maggio a cui i cacciatori isolano sono particolarmente “affezionati”. Poi il ritiro naturale della piante ed il suo insecchimento in tutte le campagne dell’isola con il detto contadino “psiell e’ fave se so arrennut ‘e l’estate è venut”. La pianta delle fave è originaria dell’Asia Minore e da secoli viene ampiamente coltivata per l’alimentazione umana ed animale (foraggio). Attualmente, le fave sono largamente consumate nelle tavole italiane, in particolare nelle regioni di Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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Le fave possono essere consumate, come i piselli, cotte o crude, e sono vendute sia secche, sia fresche. Dopo aver tolto la buccia lunga che avvolge i due importanti legumi di stagione, questi possono essere essiccati, dunque conservate per tempi più lunghi rispetto a quelli freschi. Le fave e i piselli secchi, privati della buccia non richiedono tempi di ammollo preventivo, tipico di fagioli o lenticchie secche: vangono infatti tuffati nell’acqua bollente direttamente, oppure cucinati a vapore. Il risultato finale è una sorta di purè di fave o piselli, ottimo accompagnamento per verdure dal retrogusto amarognolo (es. cicoria). Le fave e i piselli secchi con la buccia , a differenza dei precedenti, richiedono alcune ore di ammollo prima della cottura.

Le fave fresche possono essere consumate al naturale o utilizzate insieme a pane, salumi o formaggi. In commercio sono molto venduti le fave e i piselli in scatola e surgelati, chiaramente molto più pratici rispetto a quelli secchi. Rispetto ai fagioli, le fave sono qualitativamente superiori in termini proteici (anche se quantitativamente inferiori): questi legumi contengono, all’incirca, il 5% di proteine, il 5% di fibre, il 4,5% di carboidrati e pochissimi grassi (0,4%); il restante 84 % è costituito da acqua. Le fave sono ricche di ferro, potassio, magnesio, rame, selenio e moltissime vitamine, soprattutto acido ascorbico: è doveroso ricordare che con la cottura delle fave, come peraltro per tutti i legumi, la maggior parte delle vitamine e dei sali minerali viene perduta. Anche il processo dell’essiccazione altera la componente vitaminica e minerale.

Per la ricchezza in ferro, sembra che il consumo di fave sia utile per contrastare l’anemia. Le foglie essiccate di fave sono sfruttate in erboristeria come rimedio naturale per stimolare la diuresi. Soprattutto in questi ultimi anni, le fave sono sempre più richieste perché è divulgata e propagandata una notizia apparentemente miracolosa: le fave sono una fonte di levodopa, farmaco d’elezione nella lotta contro il morbo di Parkinson. In conclusione, le fave, nonostante siano tipiche della stagione tiepida, se lasciate essiccare e conservate, esse sono un ottimo ingrediente per gustare appetitose zuppe invernali, come ad esempio la Zuppa di Fave Secche preparata con cipolla, aglio, pancetta, pecorino grattugiato (se preferite anche il parmigiano) e pane tostato: un eccezionale trionfo di sapori capace di scaldare il palato e non solo.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano antoniolubrano1941@gmail.com

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Simo

Ma state scherzando? Informatevi ignoranti.
Il favismo non è un’allergia, è la carenza dell’enzima g6pd nel sangue e di conseguenza le sostanze contenute nelle fave diventano un veleno.
Scrivete informandovi o tacete che fate meno danno.

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