CULTURA & SOCIETA'

Filosofia e senso civico, l’isola vista da Raffaele Mirelli

Si è conclusa da poco l’ottava edizione del Festival Internazionale di Filosofia di Ischia e ne abbiamo approfittato per parlare con il suo direttore nonché ideatore ed editorialista del nostro giornale. Che però si sofferma anche su altre tematiche di estrema attualità

Nel calendario degli eventi settembrini compare da ormai otto anni il Festival Internazionale di Filosofia di Ischia che, anno dopo anno, è riuscito a distinguersi per la qualità dei laboratori e per il livello delle conferenze. L’edizione del 2022 ha avuto come tema principale la bellezza, in tutte le sue sfaccettature. Dai Giardini La Mortella al Castello aragonese, dalla biblioteca Antoniana alla Torre di Guevara si sono succedute più di cento conferenze in programma con un vasto spazio dedicato ai giovani attraverso lo «Young Thinkers Festival» che li ha visti protagonisti. A manifestazione conclusa e a bocce ferme, abbiamo deciso di parlare proprio con Raffaele Mirelli, direttore e fondatore del Festival e con lui abbiamo analizzato alcuni punti relativi alla kermesse e ad altre questione riguardanti il territorio isolano:

Qual è l’aspetto che ti ha colpito di più in positivo di questa edizione del Festival e quello che, invece, ti ha deluso di più?

«L’aspetto più piacevole è indubbiamente l’eco che questa manifestazione sta avendo sia a livello locale che nazionale. Ho apprezzato moltissimo la concreta partecipazione del tessuto isolano alla kermesse e questo, almeno per me, è un grande traguardo. Significa che il Festival della Filosofia è atteso dagli ischitani e che ormai è in pianta stabile nel calendario degli eventi. C’è anche una bella risonanza sul piano nazionale, basti pensare che quest’anno ci sono stati dei servizi della Rai che ci hanno dato ampio risalto. E poi, ad impreziosire il tutto, ci sono stati, come accade da diversi anni, degli ospiti internazionali che rendono ancora più suggestiva e affascinante questa nostra creatura. Sono una serie di aspetti che ci fanno stare bene e che ci consentono di lavorare con maggiore tranquillità. Di delusioni, a dire il vero, non ne ho registrate. Tuttavia, come spesso capita a giochi fatti, è successo anche a me di fare dell’autocritica pensando a quello che poteva essere fatto meglio o che poteva essere gestito in maniera diversa.È un atteggiamento che deve essere assunto se si vuole ambire a un traguardo ancora più alto. Tuttavia come ho detto non mi ha deluso niente di questa ottava edizione del Festival. La domanda, però, mi consente di fare un’analisi un po’ più ampia che riguarda gli Enti pubblici e l’erogazione dei fondi. Ci piacerebbe essere considerati di più dal punto di vista istituzionale perché il Festival cresce e, di pari passo, non ci sono i finanziamenti adeguati. Questo è un peccato perché la manifestazione dà visibilità all’isola, offrendo anche un indotto davvero interessante. Spero che le istituzioni si ravvedano e che mettano a disposizione di kermesse come la nostra fondi maggiori in modo da garantire un sostentamento appropriato e una programmazione più ad ampio raggio».

Che percezione hanno le persone di questa manifestazione? È vista come accessibile a tutti oppure la filosofia è ancora consideratauna disciplina per pochi?

«Il nostro motto è quello di aprire la filosofia a tutti perché deve essere una materia accessibile al grande pubblico. Non è un caso che da alcuni anni abbiamo il patrocinio dell’UE per quanto riguarda il coinvolgimento delle scuole nei nostri laboratori. Credo che da parte nostra ci sia una concreta apertura verso i più giovani e, con grande piacere, sto notando che anche a livello accademico stiamo iniziando a fare breccia nell’anima dei filosofi. Accanto a una visione accademica della materia va affiancata una divulgazione che richiede un cifra linguistica differente e un approccio più ampio».

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L’edizione del 2023 è già in divenire, ma a lungo termine quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere con questa kermesse?

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«Il Festival Internazionale di Filosofia è indubbiamente conosciuto e sono certo che si parli con entusiasmo di questa nostra manifestazione anche al di fuori. Tuttavia sono già otto le edizioni messe in cantiere e la decima, tra due anni, sarà quella che ci consentirà di tirare le somme. Fin dall’inizio, in qualità di organizzatori, ci eravamo prefissati l’obiettivo di raggiungere un eco mediatico a livello nazionale e pian piano ci stiamo arrivando. Ad ogni modo, come ho detto, la nona e la decima edizione saranno quelle decisive che ci faranno capire fino a dove può arrivare questa kermesse. Ovviamente spero il più in alto possibile, ma non dipende solo ed esclusivamente da noi. Per far spiccare il volo a questa manifestazione è necessaria una sinergia tra più attori e una condivisa visione di intenti».

Le domeniche ecologiche con la chiusura al traffico sono state apprezzate ma non sono mancate le solite voci fuori dal coro: a che punto è la coscienza civica sull’isola?

«La coscienza civica a Ischia è divisa perché siamo una società eterogenea con delle visioni del mondo molto differenti. Da una parte abbiamo persone che vogliono un reale cambiamento e premono affinché si verifichi un’inversione di rotta per quanto riguarda il rapporto con la natura, dall’altra parte, invece, ci sono quelli che remano contro e che intendono mantenere lo status quo. Le domeniche ecologiche, in questo senso, sono state molto importanti perché ci hanno fatto capire qual è il termometro sull’isola. In tanti hanno applaudito all’iniziativa, mentre altri si sono persi in polemiche che francamente fatico a comprendere. Non credo che sia un dramma camminare a piedi per circa due ore due volte all’anno… e, invece, c’è stato chi ha assunto un comportamento oltremodo scortese nei nostri confronti, criticando la nostra iniziativa ed esasperando i toni. Ecco, queste polemiche ci lasciano un po’ l’amaro in bocca, ma ci fanno capire quanto è necessaria una svolta culturale sull’isola. La bellezza di Ischia è legata al verde, alla natura, al benessere dell’anima e non al caos, alle macchine o al traffico. È necessario abituarsi a una nuova visione di futuro e per cambiare l’isola in cui viviamo dobbiamo prima cambiare noi stessi. Se le cose dovessero rimanere così come sono, il rischio è quello di consegnare alle nuove generazioni un mondo sempre più insostenibile e sarebbe un gesto di grande egoismo».

Traffico, trasporti, sanità: ma la politica isolana riuscirà a incidere prima o poi su queste complesse e irrisolte questioni?

«Sarà difficile incidere su queste tematiche finché ci saranno dei poteri costituiti, come quello imprenditoriale, che dettano le linee guida sulla nostra isola. Sono pochi gli illuminati nel campo dell’imprenditoria che vedono il mondo in maniera diversa. Credo che su quest’isola sia necessario guardare al presente come a un’opportunità per costruire il futuro. Su trasporti e traffico, in particolare, vanno riviste una serie di aspetti. Non sono sicuro che l’attuale mobilità sia il modello da seguire, anzi. Spingere seriamente sull’elettrico, sui veicoli mossi da energie pulite e alternative ai combustibili fossili deve essere uno dei punti programmatici di ogni amministrazione locale. È impensabile continuare con auto, motocicli e mezzi pubblici inquinanti e vetusti. Sul traffico, infine, invoco da tempo una rivoluzione culturale perché sulla nostra isola c’è una conclamata diseducazione alla guida. Ogni giorno, mio malgrado, mi capita di assistere a situazioni in cui vengono sistematicamente violate le regole della strada e ad atteggiamenti da parte dei conducenti davvero sconcertanti. Un grande risultato, a mio modo di vedere, è stata l’installazione degli autovelox disseminati un po’ su tutte le arterie principali, ma il pericolo adesso è rappresentato dai motocicli che sfrecciano ad alta velocità nelle zone non controllate. Spero che si possa intervenire anche su questo magari con delle normative ad hoc, anche se molto deve essere fatto nelle scuole per far capire ai giovanissimi quali sono gli atteggiamenti virtuosi da assumere quando si è alla guida e quelli, invece, da evitare».

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