CRONACAPRIMO PIANO

Tentata estorsione, arrestato Antonio Carannante

I carabinieri della Compagnia di Ischia hanno eseguito ieri mattina un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari firmati dal gip. Secondo l’accusa l’assessore procidano avrebbe indotto un imprenditore 65enne a versare 20.000 euro ad una sua cliente per evitare la denuncia di alcuni abusi edilizi. E poi…

Un vero e proprio terremoto, certo giudiziario ma con inevitabili ripercussioni di natura politica. Una notizia che ha destato Procida dal classico torpore di un giorno feriale invernale ed in un periodo in cui comunque si è alle prese con il covid-19. I Carabinieri della Compagnia di Ischia, guidati dal capitano Angelo Pio Mitrione, hanno dato esecuzione alle prime luci dell’alba ad una misura di custodia applicativa degli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio Gip (X sezione) nei confronti di Antonio Carannante, avvocato e soprattutto assessore comunale di Procida, ritenuto responsabile del grave reato di tentata estorsione continuata e aggravata commessa in danno di un imprenditore sessantacinquenne del posto.

All’emissione dell’ordinanza si è arrivati dopo lunghe indagini, che hanno avuto la loro genesi nel momento in cui il reato sarebbe stato consumato e cioè a dicembre 2019 e che sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli ed effettuate dal Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri di Ischia, coordinato dal luogotenente Sergio De Luca. La minuziosa attività investigativa ha permesso di ricostruire che l’assessore Carannante aveva rappresentato a un imprenditore procidano di denunciare alcuni abusi edilizi qualora questi non avesse consegnato la somma di 20.000 euro ad una sua cliente, proprietaria di un immobile confinante con il fondo della vittima.

Nel corso dell’attività investigativa, eseguita anche con attività tecniche e che ha consentito di giungere ad una serie di intercettazioni anche di natura ambientale, è stato verificato che, dopo il rifiuto dell’imprenditore, sono stati eseguiti vari sopralluoghi edili sul cantiere, sino a giungere al sequestro, poi non convalidato dal GIP del Tribunale di Napoli. Nella nota ufficiale diffusa dal comando provinciale di Napoli dell’Arma, si legge che nel corso dell’indagine “è altresì emerso che l’indagato, approfittando della sua qualità di pubblico ufficiale, sollecitava e esercitava pressioni sui rappresentanti degli uffici comunali competenti per l’edilizia in relazione a pratiche di alcuni suoi clienti”. Una circostanza questa che, vista la carica pubblica ricoperta da Antonio Carannante, ha presumibilmente contribuito a rendere ancora più difficoltosa e complessa la sua posizione. I militari guidati dal capitano Mitrione, sbarcato personalmente sull’isola di Arturo per coordinare le operazioni, hanno bussato alla porta dell’assessore. Questi è stato dapprima condotto in caserma a Procida e poi accompagnato presso la Compagnia di Ischia per gli adempimenti del caso prima di far ritorno a Procida ed essere sottoposto ai domiciliari in attesa di essere interrogato dal gip alla presenza del suo difensore di fiducia, l’avvocato Luigi Tuccillo.

Nell’ordinanza firmata dal gip si legge tra l’altro che il Carannante è accusato dei reati sopra citati perché “con più azioni di un medesimo disegno criminoso, assumendo di agire per conto e su incarico della (omissis), con minaccia consistita nel rappresentare a S.C.D. che nel caso in cui questi non avesse provveduto all’immediato versamento in favore della (omissis) di 20.000 euro, la (omissis) medesima avrebbe denunciato ai carabinieri i presunti abusi edilizi consumati dallo stesso C.D. (su un terreno confinante con la proprietà della medesima) aggiu8ngendo che la (omissis) era ‘molto arrabbiata’ per il fatto che il C.D. non aveva evaso le sue precedenti pretese e che dunque avrebbe agito nei confronti del C.D. ‘a trecentosessanta gradi’, compiva atti idonei e diretti in maniera non equivoca a costringere S.C.D. a versargli ingiustamente la menzionata somma di 20.000 euro, procurando a se stessa e alla (omissis) un ingiusto profitto. Non essendo riusciti nel loro intento per cause indipendenti dalla loro stessa volontà. Avendo commesso il Carannante nella sua qualità di pubblico ufficiale ovvero di assessore al Comune di Procida con deleghe al contenzioso, Vivara, Terra Murata, Acquedotto e Pubblica Illuminazione”. Si precisa poi, a dimostrazione di quanto sia notevole l’arco di tempo nel quale si è indagato, che il reato sarebbe stato commesso nel dicembre 2019 e accertato a gennaio 2020.

Il gip, alla luce dei fatti esposti, rimarca nell’ordinanza come sussistano le esigenze cautelari a carico dell’indagato e spiega: “Meramente ipotetico è invero il pericolo di inquinamento probatorio con riferimento alla possibilità che il Carannante, interno all’organizzazione del Comune, possa occultare documenti ed atti custoditi nella casa comunale o avvicinare gli agenti di polizia municipale, così inquinando il quadro probatorio. Ricorre invece un concreto e attuale pericolo di reiterazione desumibile dalle modalità del fatto e dalla personalità dell’indagato. Il complesso degli elementi probatori sopra illustrati, infatti, appare più che sufficiente a formulare un giudizio prognostico sulla probabile reiterazione di condotte della medesima specie da parte del pubblico ufficiale, non solo nei confronti della persona offesa nel presente procedimento ma anche nei confronti di altri soggetti, come confermato dagli esiti captativi che delineano un vero e proprio modus operandi professionale del soggetto tuttora in corso”. E non è tutto, il giudice per le indagini preliminari infatti rincara la dose ed aggiunge: “Quanto alla gravità del fatto, la stessa si evince sia dalle modalità e dalle circostanze delle condotte contestate, trattandosi di una insistenti e pervicace richiesta estorsiva consistita in una reiterata condotta minacciosa, sia dalla personalità dell’indagato, visto che egli agisce sistematicamente all’interno delle istituzioni pubbliche con spregiudicatezza sfruttando il proprio munus pubblico nel perseguimento di ingiusti vantaggi, senza timore delle conseguenze del proprio agire, che appare particolarmente incline alla commissione di reati della stessa specie”.

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C’è poi un altro passaggio particolarmente significativo: “Quanto alla personalità dell’indagato – si legge nell’ordinanza – dalle circostanze indicate emerge che questi ha evidenziato una spiccata e accertata abitualità nel porre in essere le fattispecie criminose contestate. A tal fine, si evidenzia che dalle conversazioni telefoniche captate sull’utenza del Carannante emerge la consuetudine dell’assessore di sollecitare e di fare pressione sui rappresentanti dell’ufficio comunale di Procida competenti in relazione alle pratiche di edilizia relative ai soggetti clienti del suo studio legale. In merito al profilo dell’attualità delle esigenze cautelari non può non rilevarsi che, come risulta dalla informativa del 2 dicembre 2020 del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Ischia, il Carannante è attualmente assessore della giunta comunale con varie deleghe tra cui quella per gli Affari Legali”. Carannante, infatti, era stato riconfermato in giunta dal sindaco Ambrosino dopo che lo stesso nello scorso settembre aveva vinto le amministrative che lo avevano visto opposto al candidato Luigi Muro. Il gip poi trae le conclusioni motivando la decisione di spedire l’indagato agli arresti domiciliari: “Le sopra ritenute esigenze di natura cautelare, peraltro, non possono essere adeguatamente salvaguardate con misure meno afflittive (anche di tipo interdittivo) le quali, essendo il soggetto inserito in una rete di rapporto e conoscenze nell’ente e nella politica locale, non reciderebbero collegamenti del soggetto all’interno dell’apparato comunale, e risultano inidoneo a impedire di reiterare la condotta illecita”.

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