LE OPINIONI

Il surreale natale ai tempi del covid

DI LUIGI DELLA MONICA

Il Natale ai tempi del Covid ci ha fatti vivere una situazione surreale. Le strade semivuote e le rare auto transitanti e spesso fermate per il controllo delle autocertificazioni da parte delle Forze dell’Ordine. Qualcuno direbbe che trattasi di scenario nulla diverso dal primo “lockdown” di primavera, ma non è così. È stato un Natale nel tempo di una guerra contro un nemico subdolamente invisibile, ma che al tempo del primo D.L. 17 del 18.03.2020 non era conosciuto, anche se come ho detto già in miei precedenti scritti sul tavolo del Ministro della Salute e su quello del Comitato dei Servizi Segreti era già noto lo scenario di una devastante pandemia a far data dalla prima metà di gennaio 2020 – ripetere giova.

Il contesto storico del Natale 2020 è forse paragonabile ad uno scenario di guerra nucleare\biologica\chimica NBC, che le nostre Forze Armate conoscono, dietro copertura del segreto militare per gli specifici dettagli operativi, per cui sono addestrati almeno dagli inizi degli anni ’80, allorquando si scatenava nella sua più forte violenza la guerra Iran-Iraq, che provocò l’utilizzo di gas nervini anche all’indirizzo della popolazione civile. In pratica, dopo gli studi militari classificati e non divulgati alle masse degli effetti devastanti e di prolungata sofferenza sulle persone di Hyroshima e Nagasaky, la quale è stata una barbarie del pari della soluzione finale contro gli Ebrei, le potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale hanno abdicato, nonostante la corsa agli armamenti nucleari, avvenuta in particolare nel ventennio ’50 e ’60, al ricorso della bomba atomica per la risoluzione dei conflitti internazionali.

Queste letali e pericolosissime belve distruttrici create dallo scientifico intelletto umano costituiscono un deterrente psicologico e materiale, che dissaude il nemico di turno da un’aggressione militare vera e propria, ma non per questo significa in teoria che non possano essere realmente adoperate. In questo contesto si è formata una norma consuetudinaria internazionale di non ricorso alle testate nucleari per gli interventi militari, visti gli effetti nocivi sui soggetti diversi dai combattenti legittimi, ma menti votate al male hanno escogitato i c.d. conflitti asimmetrici per destabilizzare le relazioni diplomatiche e violare il diritto internazionale: una azione criminale e fuori dai protocolli internazionali diretta a deviare il corso della politica economica e militare di uno Stato, ovvero di una comunità di Stati, mediante una violenza indiscriminata proveniente da un singolo atto individuale, che riesce a conseguire effetti particolarmente offensivi e massivi non necessariamente verso un singolo e circoscritto obiettivo militare.

Oggi siamo abituati a vedere droni che individuano la posizione di Osama Bin Laden, oppure che distruggono la macchina del generale iraniano “Quasem Solemaini” lo scorso 3 gennaio 2020. La pandemia del COVID19 ha dimostrato che ormai non siamo più in queste epoche: una semplice fuga di campioni di virus studiati e confinati in un anonimo laboratorio di Wuhan in Cina, congiuntamente ad un iniziale occultamento di notizie da parte della Repubblica Popolare Cinese, hanno generato la piaga di centinaia di migliaia di morti. Questo fenomeno può definirsi conflitto asimmetrico, anche se ufficialmente si è trattato di un incidente e non certo di un disegno preordinato della stessa Cina ad offendere la comunità internazionale, essendone essa stessa colpita per prima, ma tratti simili potrebbero ispirare la penna prolifica del defunto Jan Fleming, autore delle spy stories di James Bond. Convenzionalmente il 10 marzo 2020 per l’Italia costituisce una data spartiacque per un modo di interpretare la storia come mai prima d’ora.

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Il Natale 2020 si pone al termine di questo processo storico, con un tono di desolazione spirituale, di crisi animistica dell’uomo dell’opulento occidente, che forse ha compreso che il teismo di se stessi non è appagante: l’idolatria del progresso senza il ricordo di un piccolo bimbo figlio di pastori, rifiutati dalle locande per futili motivi e generato in una mangiatoia, riporta alla memoria odierna che forse un Natale con i propri cari, a casa propria, in compagnia del pensiero di essere privilegiati non per il proprio portafoglio di regali di Natale, ma per non aver visto nemmeno l’ombra dell’ingresso dell’Ospedale, riporta alla consapevolezza delle cose essenziali per stare bene. In tal senso, il messaggio di pace e speranza del poverello di Assisi, che ha donato all’umanità la gioia del presepe, circa 800 anni or sono, si pone come attuale ed inossidabile nel tempo, nella parte in cui ricordava che le ricchezze ed il potere non sono nulla al cospetto della salute fisica e della serenità spirituale. Non intendo sostituirmi ai dottori della Chiesa, ci mancherebbe, ma analizzo il valore altamente simbolico di un Natale, festa civile e religiosa, che richiama alle menti dei sopravvissuti al Covid dell’anno 2020 che è arrivata l’ora di un cambiamento sistemico ed ideologico epocale.

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Gli operatori turistici dell’isola saranno certamente mesti e scuri in volto per le chiusure forzate del periodo festivo 2020\21, ma dovranno sicuramente fare voti al cielo, al Dio cristiano oppure alla loro confessione religiosa, per essere sopravvissuti al Covid e prepararsi al cambiamento. L’isola, la natura, il sistema ecologico e biologico impongono uno sfruttamento economico omo-compatibile e simmetrico. Ciò a dire che la diffusione di questo maledetto e subdolo virus dovrà condurre ad un cambio di passo nelle mentalità di tutti gli esperti del settore turistico, al fine di liberarsi da quella mentalità fatalista e qualunquista di farsi piovere addosso, dal cielo o dalla terraferma, per ricevere aiuti sporadici e parziali atti a migliorare il quadro idrogeologico che genera benessere alla salute ed alla economia dell’isola d’Ischia. Prima del Covid gli Emirati Arabi hanno creato isole in mezzo all’Oceano Indiano, Ischia è stata nella sua perfezione donata dalla natura, ma l’uomo deve allarmarsi che è arrivato il momento di condurla e gestirla in maniera ecosostenibile, altrimenti si rischia di perdere tutte le sue perle e le sue ricchezze naturali che generano reddito e vita lavorativa per tanti di noi.

Tutto è cominciato ad Ischia con spiagge sconfinate e baciate dal sole, lance con fasciame di legno destinate alla pesca e riconvertite in imbarcadero per turisti, terme, fanghi e massaggi, piscine ed acque termali, fondali per la pesca sportiva e per le immersioni, il tutto a 16 miglia marine dal capoluogo di regione, con un traghetto a vapore al mattino ed uno al pomeriggio. Il Natale 2020 costituisce il monito alla mente umana che una terra di accoglienza e di felicità quale l’isola d’Ischia può raccogliersi intorno ai focolari domestici, nel silenzio delle proprie famiglie, per rinascere più sereni e più forti di prima, tutti uniti per un progetto di riqualificazione e di amore per l’intera isola, che sta manifestando, al di là del Covid, tutte le sue debolezze al cospetto della poca attenzione dei suoi abitanti verso l’ambiente in cui vivono. Il Natale 2020 dovrà condurre gli isolali a riappacificarsi con le proprie origini, da cui partire per migliorare il nostro Paradiso in mezzo al Mediterraneo, come terra di pace e di serenità per i suoi abitanti e per i suoi numerosi ospiti.

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