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Tentato omicidio a Serrara, il giorno della sentenza

ISCHIA. Salvo imprevedibili accidenti, stamane il collegio della settima sezione penale del Tribunale di Napoli, presieduto dal giudice Palumbo, dovrebbe emettere il verdetto nei confronti del signor Domenico Iacono. Come molti ricorderanno, il serrarese è accusato di tentato omicidio nei confronti di Salvatore Iacono, concittadino nonché confinante. Proprio la vicinanza tra le rispettive proprietà agricole sarebbe stata alla base delle sempre più numerose controversie sorte tra i due. Contrasti che nel febbraio di due anni fa sfociarono in un durissimo confronto, un “corpo  a corpo” che si risolse con alcune ferite al capo e al braccio per Salvatore Iacono. Le ferite, secondo l’accusa, furono prodotte da un “marrazzo”, il noto attrezzo agricolo. Il processo ha contemplato l’esame di diversi testimoni, dalle forze dell’ordine intervenute dopo la denuncia del fatto, a coloro che intervennero nei minuti immediatamente successivi al fatto. È proprio la qualificazione giuridica dell’episodio a costituire una delle basi del processo: aggressione con intento omicida, come sostengono l’accusa e la parte civile, oppure una semplice colluttazione, come afferma la difesa? Il dibattimento dunque è ruotato sul tentativo delle parti di dimostrare la sussistenza di uno dei due scenari. Le arringhe finali si sono svolte tra marzo e aprile. Da parte sua, richiamandosi alla recente giurisprudenza della Cassazione, secondo cui il tentato omicidio si configura a prescindere dal tipo di danno inferto e dal fatto che la vittima fosse in pericolo di vita, il pubblico ministero nell’udienza di marzo aveva  chiesto una condanna a sei anni di reclusione, senza le attenuanti.  Un mese dopo, l’avvocato Lorenzo Bruno Molinaro, difensore di parte civile, nella sua arringa si è fortemente discostato dalla linea tenuta dal pubblico ministero Ciro Capasso, che aveva invocato il dolo eventuale nel caso in esame, fattispecie che il noto penalista ha spiegato essere del tutto incompatibile con il delitto tentato. Secondo l’avvocato Molinaro l’elemento psicologico del reato si è concretato nel “dolo diretto alternativo” da parte dell’imputato, che avrebbe aggredito la vittima accettando la possibilità di arrecare lesioni che avrebbero potuto essere mortali. Oltre al riconoscimento della responsabilità penale e civile, il difensore di Salvatore Iacono ha chiesto una provvisionale di 10mila euro. A una settimana di distanza l’avvocato Arturo Frojo, difensore di Domenico Iacono, ha “risposto” rovesciando lo scenario propugnato dall’accusa. Secondo la difesa era stato il denunciante a detenere il marrazzo quando i due diedero vita al durissimo confronto in strada, dopo che le automobili di entrambi vennero a contatto. Dunque una colluttazione, e non un’aggressione, durante la quale Salvatore Iacono sarebbe rimasto incidentalmente ferito senza che vi fosse alcuna intenzione da parte di Domenico di colpire l’antagonista con la roncola.  L’entità delle ferite alla testa e al braccio riportate da Salvatore,  secondo la difesa, sono decisive: se davvero vi fosse stato dolo da parte di Domenico nell’usare il marrazzo, e se davvero egli avesse proditoriamente colpito il concittadino alle spalle, i danni fisici per quest’ultimo sarebbero stati enormemente più gravi. Il collegio A della settima sezione dirimerà oggi la questione.

 

 

 

 

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