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Tentato omicidio a Serrara, parla la figlia della vittima: «Ho temuto il peggio per mio padre»

Si è svolta ieri mattina una nuova udienza del processo a carico di Domenico Iacono, il cittadino serrarese accusato di tentato omicidio nei confronti di Salvatore Iacono, durante un’aggressione compiuta con una roncola, attrezzo meglio conosciuto dalle nostre parti col nome di “marrazzo”. Dopo le varie deposizioni di esponenti delle forze dell’ordine e di alcune persone che avevano assistito alle fasi successive all’aggressione, ieri mattina sul banco dei testimoni  è salita Palma Iacono, la figlia di Salvatore. La giovane donna, tramite le domande degli avvocati delle parti e del dottor Antonio Palumbo, presidente del collegio giudicante, ha rievocato con puntualità e precisione quella giornata del primo febbraio 2016, quando una telefonata del padre squassò la tranquilla quotidianità della famiglia Iacono. È stato l’avvocato Lorenzo Bruno Molinaro, assistente di parte civile, a iniziare l’esame della teste, che ha inizialmente sintetizzato il contesto nel quale si materializzò l’improvvisa chiamata. Salvatore Iacono avrebbe dovuto aiutare la figlia nel sistemare una porta leggermente difettosa, ma era prima passato per il suo podere in campagna, dove c’è anche un ricovero per animali. La telefonata gettò nel panico la signora Palma Iacono: il padre infatti non riusciva a parlare se non a tratti. Tra l’affanno e lunghe pause, Salvatore fece capire alla figlia essere stato colpito con una roncola, almeno quattro o cinque volte, e che stava cercando di recarsi in ospedale.

La circostanza gettò nel panico la donna, che dovette essere assistita dai colleghi di lavoro. Subito dopo ella si mise in contatto con la madre, anche lei affranta mentre si dirigeva verso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno. Rispondendo a una precisa domanda del giudice Palumbo, la teste ha spiegato che tra la sua famiglia e quella del presunto aggressore c’erano stati inizialmente rapporti d’amicizia, poi estinti a causa di litigi per questioni di confine tra le rispettive proprietà, ma che nonostante l’identico cognome non c’era alcuna parentela. Quella mattina, ha spiegato la testimone, dopo l’ennesimo screzio tra i due, il signor Salvatore si era recato dai Carabinieri per denunciare il confinante, ma stante l’assenza del militare preposto a tale incombenza, l’avvocato di fiducia propose di sporgere denuncia presso l’ufficio dei Vigili Urbani, per alcuni abusi edilizi che Domenico Iacono commetteva in prossimità del confine della proprietà. Fu proprio alcuni minuti dopo, quando i due erano nelle rispettive automobili, che i fatti precipitarono: la signora Palma Iacono ha riportato il racconto fattole dal padre di quei concitati momenti. L’auto di Domenico Iacono accelerò fino ad urtare quella di Salvatore, finanche ad impedirgli di uscire agevolmente dall’auto perché la portiera era sbarrata dal veicolo del presunto aggressore, il quale avrebbe poi detto: «Adesso puoi chiamare i Carabinieri». Salvatore Iacono, uscito in qualche modo dall’auto, cercò di telefonare alle forze dell’ordine, ma veniva colpito alle spalle col “marrazzo”.

La parte civile ha poi prodotto una serie di foto a colori, che mostravano le varie ferite riportate dall’aggredito, foto scattate il giorno successivo alla dimissione dall’ospedale. L’avvocato Arturo Frojo, difensore dell’imputato, si è opposto all’acquisizione del materiale fotografico perché dalle immagini non si riuscirebbe a evincere che le ferite siano proprio quelle del signor Salvatore Iacono. Il Tribunale ha però tagliato corto disponendo l’acquisizione delle fotografie. La teste ha anche ricordato la grande preoccupazione e lo shock delle prime ore di ricovero, quando le condizioni cliniche del padre destavano un certo allarme e si stava valutando il trasferimento a Napoli, cosa che poi fu scongiurata. Rispondendo ad altre domande poste dall’avvocato Molinaro, Palma Iacono ha ricostruito poi le fasi successive all’aggressione: le urla del padre fecero accorrere numerose persone nelle vicinanze. Pasquale Maltese si offrì di accompagnare Salvatore in ospedale. Marcellina Trofa disse di aver visto un tentativo di “fuga” in macchina da parte di Domenico Iacono, che veniva inseguito da Antonio Galano e altri, mentre il presunto aggressore cercava di divincolarsi in retromarcia. La Trofa e Ferdinando Di Costanzo avrebbero comunque fatto scudo per proteggere Salvatore, che ha comunque riportato un certo trauma psichico dall’intera vicenda, come ha spiegato la figlia.

Il controesame dell’avvocato Frojo è stato breve: il difensore dell’imputato ha chiesto se tra le persone intervenute negli attimi successivi alla presunta aggressione vi fossero parenti della famiglia della teste. Quest’ultima ha specificato che soltanto Pasquale Maltese è legato da vincoli di parentela. L’avvocato ha anche adombrato l’ipotesi, affermando di avere anche testi pronti a confermarlo, che il signor Salvatore Iacono già alcuni giorni dopo l’aggressione sarebbe già stato in grado di recarsi in campagna e dedicarsi alle normali faccende agricole, contrariamente a quanto sostiene la parte civile, secondo cui Iacono per diverse settimane non poté ritornare alla consueta quotidianità a causa dello shock e delle ferite. In chiusura il giudice ha voluto sapere di quale natura fossero gli abusi commessi da Domenico Iacono, e la teste ha spiegato che quest’ultimo stava mutando lo stato dei luoghi nel suo terreno, anche tramite operazioni con una scavatrice, provocando smottamenti e altre conseguenze dannose per la proprietà confinante. Il giudice Palumbo ha infine scandito un calendario d’udienza affinché il processo possa concludersi prima di Pasqua, decidendo già le discussioni e conclusioni delle rispettive parti. A fine febbraio sarà ascoltato il dottor Tarsitano, medico legale consulente della difesa.

Francesco Ferrandino

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