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Tenuta di Chignole, il custode della tradizione

di Malinda Sassu
La strada che porta al vigneto di Chignole ondeggia tra curve e salite a prova di batticuore, scivolosa verso il cuore di una Forio segreta, lontana anni luce dal vocio dei locali del porto. Si arrampica sulle spalle boscose delle colline sottostanti l’Epomeo, con l’anima contadina di chi quei sentieri li ha percorsi solo e sempre a piedi. Nonna Francesca quella strada la manteneva pulita, su e giù a raccogliere le preziose erbe spontanee per i suoi conigli, animando il bastone che la sorreggeva contro chi, quelle stesse erbe, osava raccoglierle prima di lei. Chignole svela il volto della Forio schiva e silenziosa, bellissima dall’alto. Profonda e un po’ selvaggia, così vicina al cuore caldo dei contadini di queste terre. Un luogo lontano dai turisti del mare e delle terme. Poche cartoline ma tante storie da raccontare, belle e affascinanti, come solo l’Ischia del vino e della sua campagna sa dare. Da queste parti, nella Tenuta di proprietà della famiglia Iacono, bere una bottiglia di vino è come un racconto lungo da fare. Antichi riti, mille ricordi, tante emozioni. La benedizione di San Vito per la nuova annata che si aggiunge al ricordo di nonno Vito e nonna Francesca che nella storia di questo vigneto hanno saputo esserci con silenzioso vigore: dentro questo luogo c’è tutta la vita di una famiglia in cui risuonano i ritmi di un mondo a tratti scomparso, il rispetto della natura e dei suoi cicli, l’amore per le tradizioni contadine, la tutela di un patrimonio storico e genetico che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità. La filosofia delle Cantine Pietratorcia è soprattutto questo, esaltare l’eccellenza della natura passando dal recupero della tradizione. «La nostra azienda è nata sotto il segno di questi simboli, sotto il segno del lavoro di nostro nonno – racconta un emozionato Vito Iacono, alla festa di presentazione del nuovo Vigne di Chignole, il 15 giugno –  ogni pietra porta il suo ricordo e quello dei tanti contadini, ogni pietra racconta la storia delle nostre famiglie».

I terreni di Chignole furono acquistati da Vito e Francesca negli anni Cinquanta, quando tutt’intorno erano solo peschi selvatici: il destino di una viticoltura eroica che nasce dai nonni per passare ai figli e quindi ai nipoti Vito e Gino Iacono. Con fatica e con dedizione, su terreni impervi, dalle pendenze che sfiorano il 70%. Negli anni, il recupero degli antichi sentieri che una volta avevano più di cento scalini, il ripristino dei mille metri di parracine e la regimazione delle acque piovane, tutto seguendo quelle regole non scritte dell’antica saggezza contadina, il cui lavoro genera bellezza in tutta Ischia ma soprattutto qui, nel vigneto di Chignole. Una posizione invidiabile, la salita ti toglie il fiato ma il paesaggio te lo restituisce regalando felicità agli occhi. Il resto è storia di persone e di autentica passione. La stessa che anima Ambrogio “Gino” Iacono, enologo e anima dell’azienda Pietratorcia. Gino è un uomo di cuore, di grande dignità. Diffonde brio e ha un sorriso per tutti. Quando racconta la storia della sua famiglia trasmette solo quello che gli appartiene, quello che è vero, cioè la sua storia «Nel 2013 abbiamo iniziato il lavoro di reimpianto nel vigneto per ripartire dall’inizio. Siamo ripartiti dalla storia dei nostri nonni, su queste terre dove si coltivava soprattutto Biancolella che sa essere un vino importante. Abbiamo recuperato vigna su vigna, ripulito la terra e tolto le viti malate. Per far sì che il territorio tornasse a parlare». Nasce quindi un nuovo vino per una vecchia etichetta, non a caso presentato il giorno di San Vito a cui i viticoltori foriani chiedevano e chiedono di scongiurare le malattie della vite. Da sempre il giorno della festa grande in famiglia: portare le uve al santo patrono come auspicio per la nuova annata, l’insalata cafona e il coniglio, gli amici e l’assaggio dei prodotti della vigna. Oggi come allora, perché non può esistere un vino di qualità senza un territorio sano e realmente tutelato, ricco di una storia enoica che non ha nulla a che fare con il calcolo, il mercato, la convenienza. Da queste parti è così, ci sono i vini e ci sono i ricordi, poche le cartoline, tante invece le storie da raccontare.

Vigne di Chignole 2016 è la prima vendemmia nata dai nuovi impianti di questa vigna esemplare per posizione e cura; una vigna estrema, esposta a ovest tra parracine e filari strettissimi, baciati dal sole caldo sino al pomeriggio. Terreni affascinanti quanto difficili da lavorare, una giacitura molto pendente servita dalla monorotaia che rimane muta testimone della grande fatica dei contadini nella loro eroica vendemmia. La mano di Gino Iacono, scuola di San Michele all’Adige, si è arricchita del prezioso aiuto in cantina di Natale Sessa per un soffio di aria nuova ma sempre nel rispetto della tradizione: Biancolella al 90% e quel tocco di Fiano a regalare ricchezza e longevità alla struttura dell’uva regina dell’Isola. Dopo una lunga macerazione di 24 ore a bassa temperatura, il vino resta in fermentazione sulle fecce fino a marzo, a ricordo della tradizione che voleva le botti chiuse da foglie di fico e coperte da sacchi di sabbia per permettere la fuoriuscita degli ultimi vapori. Solo una parte, il 20% riposa in tonneau, giusto un leggero passaggio. Quindi, l’imbottigliamento da maggio in poi. Tanta cura e dedizione che regala un vino dal giallo paglierino intenso con riflessi dorati, luminosi come il sole di Forio. L’aroma netto e avvolgente dona al naso immediate e gradevoli percezioni fruttate di pesca bianca e agrumi, pompelmo rosa, arancia, cedro che si accompagnano ad eleganti sentori di ananas e lychees. Le erbe aromatiche, basilico, menta e semi di anice, giocano nel finale con profumazioni delicate ma tipiche del suo essere. Al palato, la fresca e inebriante nota sapida lo rende equilibrato, giusto, di grande piacevolezza e lunga persistenza, confermando la grande ricchezza di sfumature iniziale. Un vino fatto di terra, uva e persone, con la benedizione di San Vito a proteggere le nuove annate. Gino Iacono ha voluto raccontare l’Isola in un sorso sapido e importante e pensato il Vigne di Chignole per accompagnare i prodotti enogastronomici più tipici di Ischia, il coniglio in primis. Ma è protagonista anche su secondi di pesce e formaggi stagionati, zuppe di fagioli e carni bianche elaborate.

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