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Caro Preside, ora guidaci da lassù

Lunedì ci ha lasciato Antonio De Simone, il nostro grande preside. E’ stato per me e per molti di noi un vero esempio di professionalità e dedizione al lavoro, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, attento a tutto ciò che succedeva nella sua scuola, era capace di prolungare le riunioni fino a quando non aveva chiaro il quadro di ogni situazione. Aveva a cuore tutti i suoi studenti e tutta la sua scuola. Era un fine intellettuale, un grande sportivo, un abile giocatore di scacchi e un grande idealista. Tanti i ricordi degli anni passati insieme dal primo incontro, il giorno dopo la mia nomina, quando mi accolse dicendomi che mi stavano aspettando già dal giorno prima; mi ha subito dato fiducia, lasciandosi coinvolgere dalla mia voglia di fare una scuola diversa, più aderente alla realtà, più inserita nel mondo reale. Erano gli anni del Progetto ’92, quando si cominciava a progettare nella scuola, i primi anni in cui si poteva attingere ai fondi europei e lui, preside di altri tempi ma attento alle evoluzioni del momento, si faceva coinvolgere e apriva le porte della scuola al cambiamento, quando in tanti, forse timorosi del nuovo, non lo facevano.

Ricordo quella volta, durante le vacanze di Natale quando stavamo scrivendo interventi di imminente scadenza e si dimenticarono di noi che stavamo lavorando, ci lasciarono a scuola e per uscire dovemmo scavalcare la ringhiera del cortile; abbiamo riso per anni ripensando a quell’episodio. Era attento il preside De Simone, era severo,  rigoroso, ma giusto, conosceva bene le norme e sapeva applicarle in maniera imparziale. Ma era anche simpatico e allegro e se poteva si lasciava andare, come quella volta a Barcellona, durante un viaggio di istruzione, quando, invitato sul palco, si lanciò in un improbabile flamenco con la danzatrice spagnola, davanti ai suoi studenti in visibilio. I ragazzi lo volevano bene, perché lui era sempre attento a loro, ai loro bisogni, alle loro fragilità; i suoi ragazzi erano sempre perfetti, impeccabili nelle loro divise e nelle loro performance, come quando alla fine di ogni anno si esibivano nel loro esame pratico, durante i famosi pranzi all’alberghiero. Quei ragazzi facevano a gara per mostrare la professionalità acquisita al loro preside, sempre presente, io non ricordo mai una sua assenza, soprattutto nei momenti più importanti per i suoi ragazzi. Generazioni di chef, di commis, di portieri e di barman sono usciti dalla sua scuola e hanno rappresentato la spina dorsale dell’economia di questo territorio. Era un preside che non si tirava indietro mai, e quando divenne il preside anche della scuola di abbigliamento e moda cominciò ad organizzare anche i defilè di fine anno, per dare alle sue studentesse la possibilità di mostrare la loro abilità così come faceva con i suoi studenti dell’alberghiero. Lo ricordiamo tutti quando, dietro la sua scrivania, scriveva i suoi pensieri in libertà con la grafia microscopica sui foglietti di carta o quando, riflettendo in silenzio, arrotolava il suo famoso ricciolo sul dito indice; rifletteva per lunghi secondi e dopo aver pensato si esprimeva sempre con equità, con buonsenso, con amore verso i suoi studenti, per i quali ha sempre voluto il meglio. La sua scuola era una vera comunità educante e lui è stato un grande leader. A lui io personalmente devo tanto, da lui ho imparato molte cose e a pochi giorni dal mio insediamento come preside, penso che il suo esempio sia stato per me uno sprone a intraprendere questa delicata professione. Mi stingo a tutti i suoi cari e li abbraccio con affetto, mancherà a loro ma mancherà a tutti noi. Caro preside guidami da lassù, dove sicuramente ti sarai ritrovato con i tuoi professori e cari amici che ti hanno preceduto in questo passaggio. E’ stato un onore per me lavorare con te. Buon viaggio Antonio, che la terra ti sia lieve.

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